Romeo Sacchetti è nato ad Altamura (BA) il 20 agosto 1953, 1.99, ex ala grande, cresciuto a livello giovanile nella Wild di Novara con l’allenatore Roberto “Bob” Rattazzi, ha iniziato la sua carriera cestistica con la maglia del Saclà Asti.
Negli anni ’70 ha vestito la maglia della Gira Bologna (A2), è passato all’Auxilium Torino e nel 1984 si è trasferito alla Pallacanestro Varese, dove è rimasto per otto stagioni, fino al 9 novembre 1991, quando fu costretto a ritirarsi dall’attività agonistica, a seguito di un grave infortunio con conseguente rottura del tendine di Achille, occorsogli nella gara di campionato contro la Stefanel Trieste.
Con la Nazionale (dal 1977 al 1986) ha conquistato l’argento ai Giochi Olimpici di Mosca (1980), campione europeo a Nantes (1983), argento ai Giochi del Mediterraneo a Casablanca (1983), bronzo ai campionati europei di Stoccarda (1985), 132 presenze e 945 punti realizzati.
Da giocatore 15 campionati di A1, 456 partite giocate, 6.333 punti realizzati.
Da allenatore ha allenato il Celana Bergamo, l’Ignis di Castelletto Ticino, il Fabriano, l’Upea Capo d’Orlando, la Snaidero Udine, la Dinamo Banco di Sardegna Sassari (“triplete”: scudetto, 2 Coppe Italia, 1 Supercoppa), l’Enel Brindisi, miglior allenatore italiano serie A (2001-2012), nel 2016 è entrato nell’Italia Basket Hall of Fame.
Dal 2017-2018 alla Vanoli Basket Cremona, nel 2018-2019 grande campionato e vittoria in Coppa Italia, dal 1 agosto 2017 è stato nominato Commissario Tecnico della nazionale italiana di basket (partecipazione della nazionale italiana al campionato mondiale in Cina dopo tanti anni).
Nel 2019-2020 buon inizio di campionato (purtroppo non terminato per il Corona Virus) con una squadra rinnovata e……..la sua mano aveva cominciato a farsi sentire ancora una volta.
“Meo” Sacchetti e i suoi riti
Conosco Romeo “Meo” Sacchetti da molti anni. Sono stato con lui da Istruttore Federale della F.I.P. con la nazionale azzurra maschile, nella trasferta in U.S.A. dopo la vittoria ai campionati europei del 1983, sono stato Istruttore per molti anni ai suoi Camp di basket in Valsesia e a Domegge in Cadore, ho celebrato Meo con i “reduci” di Nantes lo scorso anno a Cremona al Relais Convento a Cremona, sono stato con lui lo scorso anno alla Vacanza Basket a Ischia.
Meo è una persona di poche parole, ma quando esprime un concetto è molto incisivo ed essenziale! Mai banale!
Ho gioito quando è stato nominato C.T. della nazionale maschile di pallacanestro, a Meo piace allenare una nazionale fatta di giocatori e uomini veri, con la voglia di continuare a imparare, non scende a compromessi, è una persona tosta, un coach che non regala niente a nessuno se non lo merita.
La Nazionale per Meo è qualcosa di grande, si emoziona sempre e per lui…..gioca chi è più bravo, non c’è nepotismo o protezionismo che tenga.
Datome, in un’intervista sulla Gazzetta ha detto: “E’ un uomo di poche parole, però mai banali!”.
A Cremona sta bene, la gente gli vuole bene, prima di ogni partita fuma il suo mezzo sigaro fuori dal Palazzetto e si fa il suo Sudoku e poi …… entra in campo quando è già iniziato il riscaldamento e si siede in panchina osservando tutto e tutti. Una calma glaciale!
Sua moglie Olimpia, anzi “Holly”
Ho conosciuto Olimpia, sua moglie, una persona dolcissima, anche Lei di poche parole, ma sicuramente una che sa stare al suo posto, però quando c’è bisogno, dice la sua! Eccome se la dice!
“Meo” Sacchetti e i suoi tre figli
Non ho mai conosciuto sua figlia Alice (classe 1983), che adesso vive in Finlandia dove si è sposata con un “vichingo” (dice Meo) di nome Matti. A Helsinki Alice era arrivata per frequentare un Erasmus e dopo la laurea breve in Lingue e Letterature stranierem decidette di ritornare in Finlandia per completare i suoi studi con la laurea specialistica. E ci è rimasta!
Invece Brian e Tommy li conosco bene e con loro ho avuto modo di giocare ai Camp di Basket e Minibasket in Valsesia.
Tommy, classe 1993, anche lui ha iniziato a giocare a Minibasket al Camp di Osvaldo Gagliardini in Valsesia. Mi ricordo che giocava spesso con uno dei figli di Osvaldo Gagliardini mentre facevo allenamento, una sgridata, 5 minuti di calma e appena giravo lo sguardo giocavano ancora 1 vs 1. Tommy dopo l’esperienza di Minibasket ha iniziato tardi a livello giovanile, poi serie C e serie B, quest’anno era nella “rosa” della Vanoli e si è allenato duramente con i giocatori della A1. E’ un tipo cocciuto, uno che vuole arrivare. L’ho rivisto un paio di anni or sono in serie C nella Sansebasket di Cremona e ci siamo salutati affettuosamente. Un poco diverso da Brian, estroverso nel gioco, intraprendente e fantasioso.
Anche se non è “agli onori” della cronaca cestistica come il fratello Brian, Tommy è un duro, un uomo vero che “sgomita” per cercare di migliorare!
Brian si presentò a un Camp in Valsesia (credo nel 1990) con due maglie di calcio (una della Juve e una del Milan), ma non aveva molta voglia di cimentarsi a tirare a canestro. Ma poi con l’andare del tempo, tralasciò il calcio per iniziare a giocare a Minibasket e…….che carriera!
Tra Romeo e Brian gli incroci sono obbligati. A Varese il 24 maggio 1990 a 4 anni vide il papà piangere in gara 2 dei play-off (Varese vs Pesaro) quando si ruppe il ginocchio e svanì il sogno di poter vincere lo scudetto. Una volta a casa, Brian abbracciò il papà e per provare a consolarlo gli disse: “Vedrai che lo scudetto te lo regalerò io”. Lo accontentò 25 anni dopo a Sassari!
Brian, classe 1986, dopo l’esordio a 17 anni in serie B a Castelletto Ticino e il trasferimento al B.C. Ferrara (in Lega 2 e in serie A) lo rividi in qualità di ospite dimostratore alla Vacanza Basket di Ischia, era cresciuto, maturato, un uomo insomma. Da Ferrara a Sassari e dopo il “triplete” gioca ora nella Leonessa Brescia in A1 e in Nazionale il padre l’ha fatto esordire contro la Croazia. I loro destini si incrociano spesso in campionato, …….. avversari per 40 minuti.
Trovarsi papà da avversario com’è?
“Ormai mi sono abituato, però dire che quando giochiamo contro non sono partite come le altre, anche se ormai ci ho fatto il callo, però fa sempre un certo effetto”.
E ritrovarsi insieme in Nazionale com’è stato?
“Io ero più emozionato per lui che per me. Ho pensato: devo dare una mano a papà a fare bella figura”.
Come ti chiama in campo tuo papà?
“In tutte le maniere, ogni tanto mi chiama Tommy e qualche volta Alice!
Quando sei riuscito a “smarcarti” dal fatto di essere il figlio di Romeo Sacchetti?
“Non mi sono ancora smarcato del tutto, sinceramente, pago ancora questa “aurea” situazione di essere il figlio di Meo Sacchetti, ma ormai non ci faccio più caso. Prima mi dava fastidio, ora invece mi sono abituato e quando sono stato convocato in Nazionale, tutti a dire che ero stato convocato perché ero suo figlio e quando papà mi ha escluso contro la Romania tutti a chiedersi perché mi aveva lasciato fuori”.
Brian prova a definire papà
“Per me è sempre stato l’orso, ma alla fine è Meo, è così com’è. Pensa ciò che dice, non tiene niente dentro, sa dove bisogna fermarsi in campo e fuori. E’ una gran bella persona e lo ammiro per come mi ha cresciuto, assieme a mia sorella e a mio fratello”.
Conclusioni
Meo, sua moglie e i suoi figli: che bella famiglia……ma, nessuno a “Meo” gli ha mai regalato niente!
Ogni allenatore ha una propria filosofia, una propria metodologia di allenamento, una propria visione della pallacanestro e Meo ha la sua, che per me è vincente.
Dimenticavo: il suo libro “Il mio basket è di chi lo gioca” è fantastico, leggetelo!