L’oro nei 10mila agli ultimi Mondiali era programmato o è stato inatteso?
Ogni gara è sempre a sé, quindi bisogna aspettarsi eventuali imprevisti, sia in positivo che in negativo. Avevo delle buone aspettative su quella distanza perché avevo già vinto in Coppa del Mondo e avevo incentrato la mia stagione sul bissare il successo del 2023. Il problema che dovevo aspettare i miei avversari, vedere i loro tempi e sperare che coloro che erano dopo di me non mi battessero.
Cos’è cambiato da un anno all’altro?
Se nel 2023 ero partito con l’intenzione di fare una buona gara, ma meno pressione, quest’anno l’ho vissuta con una pressione diversa. L’anno prima mi sono goduto maggiormente la prestazione perché, man mano che mi accorgevo di girare forte, mi caricavo. Questa volta invece sapevo di aver buone potenzialità, ma ogni giro subivo la gara dovendo valutare attentamente quante energie avessi per non esagerare e rischiare di rovinare tutto.
Ha sentito Fabris dopo averlo agganciato fra gli italiani più vincenti con l’argento nei 5000?
Penso che l’abbia presa benissimo perché nel nostro sport, quando un atleta batte il record di un altro, non c’è mai negatività. Non essendoci variabili che possono aiutare uno sportivo nella nostra disciplina, quando uno batte un primato, non resta altro che applaudirlo. Non ho avuto occasione di confronta con Enrico dopo il Mondiale perché ha intrapreso strade diverse al termine alla carriera, però mi ha scritto un messaggio su Whatsapp facendomi i complimenti per le medaglie e questo dimostra che sia felice perché ci siano ancora dei ragazzi che portano alto il nome dell’Italia.
C’è concorrenza interna? Quanto vi aiuta?
Sì, è spesso un oggetto di discussione anche all’interno della squadra perché il nostro punto di forza rispetto ad altri team è di esser molto omogenei da un punto di vista atletico e molto competitivi. A me stesso non piace perdere motivo per cui quando scendiamo in pista per allenarci oppure in bicicletta, siamo stimolati a superarci l’uno con l’altro. Avere un atleta come Michele Malfatti in squadra è un punto in più visto che è un pattinatore di carattere internazionale, che ha fatto podi in Coppa del Mondo. Quando mi alleno, tengo un occhio di riguardo su quello che fa lui oppure se siamo assieme, mi confronto con lui per aver un riscontro importante. La competitività è necessaria che rimanga racchiusa alle competizioni, anche se ciò non sempre accade. Però siamo sempre riusciti a risolvere tutto con una bella chiacchierata, una birra davanti e una pacca sulla spalla.
Fin dove può puntare la nostra staffetta?
Guardando i miei obiettivi e quelli del direttore tecnico Maurizio Marchetto penso sia quello di confermare la nostra competitività in staffetta. Dopo aver raggiunto il titolo iridato, non mi voglio porre limiti. Se avremo modo di correre questa gara su piste veloci, vorrei poter avvicinare il record mondiale.
Deve dire grazie al ritiro di Nils Van der Poel per questi risultati?
Spesso i non addetti ai lavori mi chiedono se Nils corre ancora e io gli rispondo “no, ed è meglio che non torni altrimenti non riuscirei a ottenere questi risultati”. La mia è una battuta, ma riconosco in lui le enormi stagioni che ha fatto e per due anni ha riscritto la storia di questo sport, sia nei 5000 che nei 10000. Vedendo quello che ha fatto, è un punto di riferimento visto che mi piacerebbe diventare così dominante su quelle distanze. Per farlo ci vorrà tanto allenamento e costanza. Il fatto che non ci sia, da un lato mi rilassa visto che è un posto sul podio che si libera visto che quando c’era lui scendevamo in pista per il secondo posto; dall’altra c’è il rammarico perché finché non riuscirò a battere i suoi tempi, mi sembrerà di non completarmi. Chissà se un giorno riuscirò a battere i suoi record.
Come si gestiscono i 5.000 rispetto ai 10.000?
Sono due distanze che appaiono quasi all’opposto. I 10.000 non sono difficili come gara, serve trovare un ritmo che ti faccia star bene a pattinare. Sono venticinque giri, ne basta soltanto uno in cui si sale di un secondo e mezzo e si rischiano di perdere tre o quattro posizioni. Magari si sta facendo la gara della vita, ci si gioca una medaglia e si arriva all’ultima tornata che non si hanno più energie. A quel punto si rischia di perdere un secondo e quindi una posizione sul podio tranquillamente. E’ più una gara di testa che fisica, anche perché ai Mondiali mi è capitato più volte di pensare dopo 7/8 giri ‘non ho le forze per finire questa gara’. Poi cerchi di concentrarti su altro o comunque a distrarti e il ritmo arriva. Invece nei 5000, essendo che sono più corti e la velocità aumenta di 4/5 chilometri, serve esser più in forma da un punto di vista atletico. C’è chi parte forte nelle prime fasi e poi controllano nella seconda oppure viceversa, quindi ognuno deve scegliere quale traccia seguire. Sono un po’ più difficili da gestire perché bisogna partire al limite delle proprie forze e basta scattare due/tre decimi più forte di quanto previsto e si rischia di saltare negli ultimi giri.
Cosa l’è mancato per salire sul podio ai Mondiali All-Round?
C’è rammarico perché, a postumi, me la sono presa un po’ con me stesso. La medaglia è mancata perché ho difficoltà sulle distanze più brevi. In gioventù non ho mai allenato le partenze veloci e adesso che posso essere un po’ più competitivo nell’all-round, perdo troppi secondi nei 500 metri. Probabilmente sarebbe bastato partire tre/quattro decimi più forte e mi potevo giocare la medaglia. Al Mondiale All-Round ero lì per vincere 5.000 e 10.000 realizzando il record della pista. Tutto ciò è arrivato, però l’aspettativa di medaglia è arrivata vedendo i primi risultati. In realtà sono stati molto bravi i norvegesi che hanno fatto delle belle gare sui 10.000 e questo mi ha portato a conquistare il quinto posto finale.
Come si vede a Milano-Cortina 2026?
Sono più che motivato perché vedo che gli allenamenti funzionano e le gare sinora sono andate molto bene. Questa stagione sarà quella preolimpica motivo per cui dovremo sia mostrare le nostre potenzialità che non rischiare di sbagliare la preparazione oppure disperdere troppe energie in vista dell’anno olimpico. Per il momento sono molto tranquillo anche se so che avvicinandoci all’appuntamento la tensione si farà un po’ sentire, però ho una maturità sportiva che mi porta a ragionare sulle potenzialità. Non manca così tanto alle Olimpiadi e ciò mi rassicura perché ci arriverò con un buon carico di lavoro, sapendo di aver fatto tutto quello che dovevo fare. Da un punto di vista puramente sportivo ogni stagione è diversa dall’altra e uno che vince oggi non è detto che lo faccia anche domani.
Nel 2030 le prove olimpiche di pattinaggio saranno all’Oval di Torino. Tutto ciò può aiutare il movimento?
Fa specie che ci siano le Olimpiadi all’estero e si corra nuovamente in Italia. Penso sia molto importante perché rafforza il nostro movimento, soprattutto in vista del futuro e per i giovani. Dopo Milano-Cortina valuterò se proseguire perché vorrei lasciare questo ambiente da vincente e non trascinandomi a fare gare. Se dovessi andar ancora bene, potrei proseguire sino al 2030. Poter correre nuovamente una gara olimpica in Italia dà sicuramente un impulso al settore giovanile, sperando che l’impianto possa rimanere in funzione anche dopo e dando così una forte mano alla Federazione e al movimento. Mi auguro possa esser così perché non vorrei vedere lo sport che amo spegnersi a causa della mancanza di strutture che porterebbero verso altri sport.
Non le stuzzica l’idea di far un’altra Olimpiade in Italia nel 2030?
Potrebbe essere anche una prospettiva interessante, anche se devo essere onesto con me stesso e pensare che gli anni passano anche per me. Sono ormai arrivato alla soglia dei 31 anni, stanno crescendo una serie di interessi fuori dall’ambito sportivo come quello della famiglia. Quattro anni sono moltissimi per chi pratica competizioni ad alto livello, con tanti sacrifici come star lontani a lungo da casa e dai propri affetti non avendo piste in Italia. Non è solo una questione fisica, ma anche di stress mentale dovuto ai numerosi viaggi a cui siamo sottoposti. Se ne varrà la pena, potrei farci anche un pensiero, ma tutto verrà rimandato a dopo Milano-Cortina.