Il 20 Ottobre 1968, rivoluzionando il modo di superare l’asticella, l’americano Dick Fosbury vince la medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Città del Messico 1968 superando la misura di 2.24.
Nato a Portland nell’Oregon, il 6 marzo 1947, Fosbury si avvicina all’atletica fin da piccolino saltando con il classico metodo ventrale. Ma tra il 1962 e il 1963 elabora da solo un personalissimo stile di salto con cui affronta l’asticella di schiena, a differenza di quanto avveniva nel cosiddetto scavalcamento ventrale, unica tecnica all’epoca adottata.
Una volta, all’università, Fosbury riesce a convincere anche l’allenatore del college, Bernie Wagner, a lasciargli via libera nell’utilizzo di questa nuova tecnica. Fino al 1967 gli esperimenti di Fosbury destano solo curiosità e scetticismo, ma nell’anno olimpico compie progressi enormi, tanto che ai trials americani strappa il biglietto per i Giochi classificandosi terzo con 2.21. In Messico, Fosbury è un outisder, perché i grandi favoriti sono lo statunitense Ed Caruthers e i sovietici Valery Skvorcov e Valentin Gavrilov. Ma Fosbury è l’unico in grado di elevarsi sopra i 2.24 e la gara non ha più storia.
Dopo i Giochi Fosbury non otterrà più risultati rilevanti, ma il suo stile, denominato appunto “stile Fosbury” che consente di valicare l’asticella elevando il baricentro in maniera minore di quanto avveniva in precedenza, e di sfruttare maggiormente la velocità di entrata grazie a rincorse più veloci, diventerà di uso universale.
Tuttavia Fosbury non arrivò mai al record del mondo che in quegli anni era di proprietà del sovietico Valery Brumel che nel luglio del 1963 saltò 2.28, record poi durato fino al 1971. Tra gli ultimi a stabilire un record del mondo con uno stile differente è stato il sovietico Vladimir Jascenko che arrivò anche a 2.34. Da lui in poi, tutti i primatisti hanno utilizzato il salto Fosbury.