Forse il doppio fallo, l’orrendo, ferale, sgorbio sull’ultimo punto, che sigla il 6-3 6-3 e la resa definitiva contro l’Extraterrestre Novak Djokovic, è il simbolo più esplicativo dell’unica partita-no di Jannik Sinner al Masters di Torino. L’emblema del Profeta dai capelli rossi che, dopo 61 successi stagionali, dopo due mesi da favola, dopo aver messo in fila i più forti del mondo, rimane all’improvviso a secco, senza più benzina, dopo che il suo magnifico motore ha tossito a lungo, nella storica domenica del tennis italiano, fin dai primi colpi, per quanto il suono della palla sulla racchetta non era più schioccante, le gambe stridessero come arrugginite e i colpi sbiellassero incontrollati producendo 30 gratuiti.
SUPER NOLE
Sinner è talmente giù, talmente fuori, talmente poco Sinner che, anche quando Nole I di Serbia, gli dà finalmente una chance di rientrare in partita non riesce ad afferrarla. Peggio, svirgola da fondo come sul doppio fallo finale. Travolto dalle sue stesse emozioni un po’ come era successo a Carlos Alcaraz coi famosi crampi nella finale del Roland Garros di maggio. Anche se le attenuanti sono tante, dopo l’esaltante, ma usurante cavalcata di Torino, coi tre successi nel round robin contro Tsitsipas, lo stesso Djokovic, e Rune, e quello in semifinale con Medvedev. Non dimentichiamo: i migliori 8 del mondo che si giocano una marea di quattrini e di punti, ma anche vittorie di prestigio che valgono doppio sia per i confronti diretti che come fiducia per l’anno prossimo. Partite una dietro l’altra alle quali Jannik si presenta per la prima volta con tutto il corollario di gestione non solo della parte tennistica ma di tutto il resto, dal fisico alla mente. Ma come vi sentireste voi se, dopo aver abbattuto martedì il vostro tabù dopo 3 ko su 3 confronti, dopo averlo salvato dall’eliminazione battendo giovedì Rune, ve lo ritrovaste davanti più aggressivo e implacabile che mai, con tutto il carico della sua esperienza, alla nona finale, a caccia del settimo sigillo al Masters (neo record in solitario), con già in tasca il numero 1 in classifica a fine stagione per l’ottava volta? Come reagireste davanti al campione di gomma che fino al 6-3 3-1, per un’ora esatta, è ingiocabile, a partire dal servizio, cedendo appena 3 punti in 8 turni di battuta, mettendo giù 12 ace, col 91% di punti con la prima?
ELOGI
Il parterre degli ex giocatori italiani elogia più Novak di quanto critichi Jannik. “Rispetto alla prima partita che ha perso con Sinner, stavolta Djokovic ha cambiato radicalmente tattica: è stato lui quello aggressivo, ha voluto decidere dl proprio destino”, chiosa Paolo Lorenzi. “Per battere Djokvoic devi essere al 100% e forse neanche basta, Jannik non era centrato e non c’è stato nulla da fare per neutralizzare questo Novak superbo”, dice Paolo Bertolucci. “Nole ha dimostrato ai giovani che per batterlo devono alzare il livello ancora una volta di più, perché lui ci riesce”, suggerisce Raffaella Reggi.
DELUSO
Già imballato di suo dalla stanchezza psico-fisico e dall’enorme pressione che ha dovuto sopportare in questi giorni di grande, affettuoso, ma anche imponente e insolito amore da parte di Torino e dell’Italia tutta, Jannik ha salvato tre palle dello 0-3, anche con l’aiutino di un net. Ma quando l’occasione è capitata ha confermato che non c’era davvero. Sul 2-3 15-40 è stato ancora bravo Novak, sempre col servizio che Boris Becker prima e Goran Ivanisevic poi gli hanno costruito. Ma, poi lui ha sballato un dritto possibile. E, una volta salvato il nuovo break, trascinato dai 13mila del PalaAlpitour, ma soprattutto graziato da Djokovic in evidente calo fisico e fallosissimo a rete, ha mancato ancora l’occasione con una risposta di dritto che l’avrebbero portato a tre palle-break consecutive. Poi il grande campione che ha sbaragliato Federer & Nadal e ha firmato 24 Slam record ha chiuso implacabile dopo un’ora e tre quarti. Sotto gli occhi dei figli, Stefan di 9 anni e Tara, di 7. La motivazione in più del Cannibale.
Le parole di Jannik dopo la sconfitta
Jannik, un rimpianto ce l’hai, oppure non c’era proprio niente da fare contro questo Djokovic perché eri troppo stanco? La domanda folgora il bravo ragazzo che ragiona tanto sulle cose e cerca di migliorarsi in tutto, andando soprattutto alla scoperta della sua mente già eccezionale. Ci pensa parecchio su, poi analizza: “L’occasione c’è stata. Ho sbagliato quel dritto facile, forse potevo fare meglio, spingere di più. Ma non ho sentito la palla come volevo. In allenamento era andata bene, in partita no. Poi lui ha giocato meglio i punti importanti, dopo aver servito così bene per il primo set e mezzo”. Il tasto cade come sempre sul miglioramento: “Io e il mio team abbiamo visto che posso ancora progredire, nel tennis le situazioni cambiano di giorno in giorno, dipende da come ti senti. Devo essere orgoglioso di come sto crescendo, dal 2021, da quando ho imparato a conoscere il mio corpo, a saltare qualche torneo per allenarmi, a non commettere più certi errori, a lavorare al meglio col mio team che ringrazio: è una famiglia. Abbiamo affrontato i più forti del mondo, c’è ancora del lavoro da fare ma ad inizio anno ero un tipo di giocatore, ora sono un giocatore diverso”.
SODDISFAZIONE
Jannik è arrabbiato? “La rabbia dura mezz’ora, era l’ultima partita della stagione e vuoi vincerla, poi però penso che devo essere contento per la stagione molto continua, le tante vittorie, questi tre mesi con anche due tornei e la finale qui, non male per uno di appena 22 anni”. Cos’è che non dimenticherà più di Torino?: “Dopo aver battuto Nole ho provato una sensazione di estremo sollievo e soddisfazione. Ma resterà indimenticabile quando sono uscito dal tunnel per entrare in campo nel primo match contro Tsitsipas e ho sentito quel boato che non avevo mai sentito prima entrando su un campo. Non era un boato solo per quello che faccio come tennista, per i risultati, ma perché piaci alla gente per quello che sei come persona, la cosa che per me è ancora più importante. Vuol dire che resto il ragazzo normale di sempre cui piace giocare a tennis. Mi hanno coccolato come un bambino”. Che, per una settimana di lavoro – la summa della stagione – intasca 2.600.500 dollari, contro i 4.400.000 di Djokovic
GRUPPO
Da oggi é coppa Davis a Malaga: Jannik raggiunge prima Nizza e poi la Spagna con il volo privato messo a disposizione dalla FITP. Che ringrazia pubblicamente “per la wild card che mi aveva dato nel 2019 alle Next Gen Finals di Milano, non avrei mai immaginato di ritrovarmi adesso alle Finals dei grandi e arrivare così lontano”. La nazionale è: “Tranquillità e sicurezza, un gruppo fantastico con giocatori che conosco bene. Arrivo da un buon momento, proviamo a far bene anche se sappiamo che sarà dura sin dal primo match contro l’Olanda, sulla carta siamo più forti in singolare ma possiamo scivolar via anche veloce, e loro hanno un forte doppio”.
ONORE AL VINCITORE
Jannik ammira sinceramente Novak. “Complimenti a te”, gli dice già in campo. “Sei un’ispirazione per tutti quelli che ti guardano e ti ammirano. E sei un esempio di professionalità, tu e il tuo team, per noi giocatori. Mi hai reso un giocatore migliore”. Re Nole è magnanimo: “Sinner fenomenale, può vincere uno Slam già nel 2024. Io ho avuto una delle migliori stagioni della mia vita”.
Vincenzo Martucci (articoli tratti dal messaggero del 20 novembre 2023)