Il cosiddetto mercato di riparazione, quello che riempie i vuoti di gennaio e favorisce la digestione del panettone, sembra fatto apposta per eliminare tutte le certezze faticosamente inseguite un’estate fa. Inter-Roma può essere considerata la partita simbolo di questo helzapoppin che movimenta attese e speranze.
Da una parte c’è Spalletti che comincia a dare i numeri proprio come gli capitava sempre più spesso al cospetto della stampa romana. Dopo avere proclamato urbi et orbi che lo squadrone nerazzurro era all’altezza di Juve e Napoli e dunque in grado di competere per lo scudetto, il tecnico di Certaldo ha denunciato con una dose di incomprensibile livore la mancanza di un difensore centrale come se fosse quella la causa del rallentamento. Subito accontentato, ecco sbarcare alla Pinetina il famoso Lisandro Lopez che dice di ispirarsi a Samuel. Su Rafinha non mi esprimo osservando soltanto che Joao Mario doveva essere la chiave per alzare il tasso di qualità.
E la Roma? Tutto ciò che sembrava certo adesso diventa incerto, anzi incertissimo. Per far cassa, Monchi lascia partire Emerson, il mancino che si spaccò una gamba nella domenica delle lacrime di Totti. Nel frattempo cerca un esterno destro non fidandosi di Bruno Peres ma il fatto nuovo chiama in causa Naingolan, che da possibile bandiera diventa quasi uno straccetto da vendere dopo le intemperanze natalizie. Per non dire di Dzeko, improvvisamente entrato nel giro di valzer dopo l’accentuarsi della renitenza al gol.
Ai romanisti, e forse anche a Dzeko, fa male al cuore collegarsi con la Premier League, obiettivo Liverpool, e ammirare lo straordinario rendimento di Salah che sarebbe stato il partner ideale di Dzeko se non fosse stato necessario monetizzare.
Inter-Roma all’andata fu un partita pazza, risolta da Icardi dopo un largo dominio giallorosso. Tutto lascia prevedere un’altra notte di dolce follia tra due squadre imperfette, incoerenti, instabili e chi più ne ha più ne metta.
Enrico Maida