Non era difficile prevedere che, pur tra molte sfide interessanti, i playoff della Nba si sarebbero accesi con lo scontro diretto tra i due candidati mvp della stagione, James Harden degli Houston Rockets e Russell Westbrook degli Oklahoma City Thunder. Houston guida la serie per 2-0 come da pronostico, ma Westbrook in gara-2 ha fatto segnare un altro poderoso record, realizzando 51 punti con 13 assist e 10 rimbalzi, la “tripla doppia” con il maggior numero di punti realizzati nella storia della Nba, salvo poi commentare, dopo la sconfitta: “Le statistiche non valgono una m…., siamo sotto 0-2”. Ha ragione. Raramente le cifre dicono tutto: Westbrook ha sbagliato 14 tiri nell’ultimo quarto, come mai nessuno prima nei playoff. E alla fine, quello che si diceva alla vigilia, e cioè che Houston fosse migliore come squadra, è stato confermato: con Westbrook a riposo in panchina, i Thunder si sono fatti rimontare un vantaggio a lungo anche superiore ai 10 punti, mentre Harden era seduto al fianco di Mike D’Antoni quando i suoi Rockets hanno concluso la rimonta passando in vantaggio. Resterà comunque una partita storica, in un playoff segnato dalla tragedia personale di uno dei migliori realizzatori della stagione, Isaiah Thomas dei Boston Celtics, che ha perso la sorellina in un incidente d’auto sabato scorso: ha voluto essere in campo ugualmente, ma Boston, la n.1 dell’Est, è sotto 0-2 dopo aver perso le due gare casalinghe con i Chicago Bulls.
La sfida tattica dei Thunder è stata quella di “togliere” il maggior numero di tiri da tre punti agli avversari, che sono i primi nella Nba per triple tentate: 40 a partita nella stagione regolare, pari al 46% delle conclusioni totali. Ce l’hanno fatta, ma i Rockets finora sono stati bravi a capitalizzare la difesa aggressiva oltre la linea da tre punti per colpire gli avversari penetrando in area. E’ comunque evidente che il tiro da tre abbia completamente cambiato la fisionomia della pallacanestro mondiale rendendola spesso monotona nella scelta e nella spettacolarità delle situazioni offensive. E che Mike D’Antoni, dopo aver lanciato il suo stile di gioco coi Phoenix Suns e ispirato i Golden State Warriors di Steve Kerr e Steph Curry, campioni Nba del 2015, a Houston abbia spalancato le porte alla pura matematica del basket. Che recita, più o meno, così: siccome un tiro da tre vale tre punti e uno da due, due, conviene sempre tirare da tre. La variabile sono le percentuali di tiro: da tre si tira peggio che da due ma alla fine, i conti tornano quasi sempre. Houston, durante la stagione, ha prodotto 1.07 punti per ogni tripla tentata e 1.1 andando a tirare da due: se riuscisse a migliorare anche di poco la sua non eccezionale percentuale da tre (35.7%), cosa non impossibile, le converrebbe ancor più tirare da fuori, anche perché più sei pericoloso da lontano, più la difesa è in difficoltà a difendere anche sulle penetrazioni. Anche ai campioni di Cleveland, i secondi per tentativi da tre punti dopo i Rockets, converrebbe tirare molto di più da lontano: ogni tripla porta 1.15 punti sul tabellino contro 1.05 dei tiri “normali”. Che, valendo solo 2 punti, sono davvero vantaggiosi soltanto se superano il 60% di realizzazione. Per la matematica, la squadra ideale è quella che o tira da tre o segna canestri da due ad alta percentuale, quindi in contropiede. Il paradosso è che la condizione base per essere vincenti tirando molto da tre è la… buona difesa. Ed è qui che, in passato, le teorie dantoniane hanno lasciato perplessi molti critici ma, anche, il motivo per cui i Rockets, quest’anno, ad una serie di grandi tiratori da tre punti, hanno aggiunto forse il miglior difensore della Nba, Patrick Beverley, attorno a lunghi atletici come lo svizzero (sì, proprio svizzero…) Clint Capela e il brasiliano Nene. Le possibilità di successo di Houston si giocheranno soprattutto nella propria metà campo. Ma come sempre, quando si parla di statistiche e di teorie tattiche, vale esattamente anche il contrario: i San Antonio Spurs, considerati la squadra con una qualità di pallacanestro superiore a tutte le avversarie, sono quelli che tirano meno, ma meglio, da tre punti. Per Popovich, ogni tripla porta a casa 1.17 punti, ogni tiro da due solo 1 punto. Ma non si sogna di eccedere nelle conclusioni da lontano. Non c’è dubbio che molte partite degli Spurs siano più belle e divertenti del prendi e tira di D’Antoni a volte apparentemente eccessivo, a tutti viene da pensare prima o poi che certe squadre dovrebbero tirare meno da tre ma la realtà è esattamente opposta: con i giocatori di oggi, per cui fare canestro da oltre 7 metri e 20 (nella Nba) è diventato uno scherzo, bisognerebbe tirare sempre di più oltre la linea. Speriamo non accada…
La cosa di cui, probabilmente, non ci rendiamo meno conto è che questa esasperazione del tiro da tre che vediamo con D’Antoni o i Golden State è addirittura più evidente in Italia, anche grazie al fatto che la linea da tre è a soli 6 metri e 75 dal canestro che, per i fisici di oggi, è una distanza addirittura banale da affrontare per un tiratore. Se gli Houston Rockets usano le triple nel 46% dei loro tentativi, il Banco Sardegna Sassari scaglia dall’arco il 44.6% delle sue conclusioni e l’Umana Venezia il 43.4%. Solo che, nella Nba, con partite più lunghe e ritmo d’attacco più veloce, la massa delle conclusioni da tre è in termini assoluti ben superiore alla nostra. E visto che ogni tiro da tre, dà a Sassari 1.14 punti sul referto mentre da due è solo a 0.99, dovrebbe tirare ancora di più da fuori… Mentre nella Nba, solo i Rockets hanno superato la soglia del 40% nei tentativi da tre sul totale, con i Cavs a 39.9 e Boston al 39.2, in Italia sono tante oltre quel limite: con Sassari e Venezia, anche Avellino, Brindisi, Reggio Emilia, cioè tutte le squadre in lotta per disputare la finale contro Milano. Che è la San Antonio d’Italia, perché tenta meno triple di tutti risultando però la prima in percentuale e punti totali realizzati. Il tiro da tre ha però cambiato completamente le logiche del basket e continuerà a farlo: oggi in serie A, la media per squadra di triple tentate per partita è di 23.8, erano 21.7 dieci anni fa e 16.7 nel 1997. Ma è nella Nba dove l’ascesa appare più evidente: la media oggi è di 27 triple tentate contro le 16.9 dieci di anni fa, con un incremento del 60%. Considerando che in Italia le gare durano meno, si tira da tre di più da noi che in America e, probabilmente, sarebbe venuto il momento anche in Europa di allontanare la linea del trepunti a distanza Nba, cosa molto difficile da fare perché andrebbero allargati tutti i campi. Intanto, però, se i playoff Usa dovessero andare come sembra, vivremo lo uno scontro al secondo turno tra San Antonio e Houston, la squadra che tira di meno contro quella che tira di più da tre punti: sarà interessante verificare tutte queste teorie. Gli Spurs giocano “meglio” e sono probabilmente più forti, ma non è un caso che siano i Rockets gli avversari che temono maggiormente, proprio per le loro caratteristiche. Sarà una sfida storica anche per la filosofia del gioco della pallacanestro. Sempre che Westbrook non faccia nuovi e ancor più eclatanti miracoli.
Luca Chiabotti