Non penso sia necessario un pezzo su Sportsenators per dire quanto è forte LeBron James. Poi possiamo discutere se è il più grande giocatore di basket di tutti i tempi o se siano stati più forti Michael Jordan o Kobe Bryant, Magic o Jabbar. Io, per età e per aver visto l’impatto che ha avuto sul basket mondiale, voto ancora MJ. Ma si potrebbe intavolare una discussione infinita dove tutti hanno ragione. Di certo, LeBron sta dominando i playoff Nba in puro stile Jordan, mentre tutti si stanno chiedendo come sia stato possibile che l’asso di Cleveland, sulla strada della sua settima finale consecutiva, sia rimasto fuori dall’ultima nomination per il titolo di Mvp della stagione senza neppur essere votato all’unanimità tra i cinque del primo quintetto del 2016-17. Personalmente, concordo che l’mvp esca tra Kawhi Leonard, James Harden e Russell Westbrook perché non si vota il miglior giocatore in assoluto ma quello che ha dato la spinta vincente più significativa alla sua squadra. Altrimenti sarebbe ovvio che, come dice l’allenatore dei Cavs, Tyrone Lue, James meriterebbe il titolo di Mvp ogni anno.
Il motivo logico per pensare di non assegnare il premio a LeBron sono gli ultimi due mesi e mezzo di stagione regolare, soprattutto marzo, dove Cleveland, quando James ha giocato, ha raccolto soltanto il 50% di vittorie, facendosi poi superare nella corsa al primo posto dell’Est, da Boston. La cattiva attitudine dei Cavs, il loro gioco sufficiente, mentre Harden, Westbrook e Leonard davano l’anima per le loro squadre, sono costati l’mvp a LeBron, che ha giocato spesso grandi partite ma con le marce basse, al risparmio soprattutto emotivo. Aggiungiamo pure che il bilancio di vittorie di Cleveland contro le squadre dei candidati mvp è negativo per lo 0-2 con San Antonio (pari con Oklahoma City e Houston). Chiusa la questione, c’è qualcosa di più significativo di un premio che sta conquistando James in questi playoff. Il primo è un dato prettamente numerico, anche se estremamente suggestivo: alla fine di gara-2 della finale Est stravinta contro i Celtics, James è arrivato a soli 72 punti dal record ogni epoca di realizzazione nei playoff di Jordan, 5915 contro 5987 ed è plausibile pensare che sia a due-tre partite dal primato. Certo, in media punti, MJ resta inavvicinabile (33.4 contro i 28 di LeBron), ma il dato assoluto apre le porte ad un’altra considerazione di eccellenza. James sta disputando i playoff per la 14a volta in carriera, un risultato che molti non sono riusciti a raggiungere (Jordan arrivo’ a 13, anche Magic e Bird si fermarono prima) o comunque non con la devastante efficienza di LeBron. Neppure Kobe Bryant che, come il Prescelto di Akron, saltò piè pari il college entrando nella Nba direttamente dal liceo. Ovvio che le stelle di oggi arrivino più giovani a traguardi prestigiosi rispetto al passato, ma, anche, che il chilometraggio e il logoramento fisico, a parità di età, è molto più alto di una volta. James ha “solo” 32 anni, ma ha già alle spalle 1270 partite (con 1269 partenze in quintetto…) con più di 50.000 minuti in campo (39.4 a partita). Quindi appare ancora più significativo il suo vantaggio su Jordan trentaduenne, che aveva macinato oltre 260 gare in meno: LeBron sta viaggiando a 34.3 di media col 45% da tre, 8.5 rimbalzi e 7.1 assist, contro i 30.7, 4.9 rimbalzi e 4.1 assist della leggenda di Chicago nel 1996 quando iniziò il suo secondo triplete con i Bulls.
Sistemate le statistiche, poi, ognuno può restare legittimamente della sua idea in proposito, lo spunto principale di queste considerazioni riguarda i playoff che si stanno giocando: quando LeBron è fresco, come adesso dopo i due facili 4-0 dei Cavs, è assolutamente immancabile anche con tutta la buona volontà che i Celtics ci hanno messo, almeno per buona parte di gara-1 (gara-2 è stata un massacro). E se Cleveland si libererà in fretta dei Celtics, come fa supporre l’infortunio del meraviglioso Isaiah Thomas, lui si il vero dimenticato nella votazione di miglior giocatore dell’anno, il fattore freschezza di LeBron si abbatterà su Golden State, dando per impossibile il recupero di San Antonio da 0-3, in finale Ovest.
A quel punto, sarà fondamentale farlo stancare, allungando la serie: più LeBron dovrà affaticarsi, maggiore sarà il vantaggio dei Warriors, considerando che James sta giocando 42 minuti di media a partita, e in finale forse dovrà stare in campo forse qualcosina di più a fronte dell’età che avanza. Si sta dannando l’anima come nessuno prima: gli mancano ancora tre titoli NBA per raggiungere Jordan, non ha più molto tempo da perdere con premi anche importanti come l’Mvp.
Luca Chiabotti