“Se ne avessi l’occasione, rifarei l’Adria Tour”.
Nella bolla di New York le prime parole di Novak Djokovic in seguito al disastroso esito del tour balcanico che ha visto la positività di diversi giocatori, fanno un rumore simile ad un tonfo. L’ennesimo quest’anno da parte del numero uno al mondo, costantemente al centro di accese polemiche, partendo dalla questione no-vax, fino alla stramba convinzione che “emozioni e preghiere possano purificare acqua ed alimenti tossici”.
Alla vigilia del Masters 1000 di Cincinnati (in scena a Flushing Meadows per questioni di sicurezza legate alla pandemia) il 33enne serbo ha riflettuto sul grave accaduto ed ha dichiarato:
“Avevamo le nostre migliori intenzioni. C’erano dei passi che avremmo potuto fare diversamente, questo è chiaro, ma mi rimprovererete per sempre di aver commesso un errore? Se è così lo accetto, è l’unica cosa che posso fare. Che sia giusto o no, non lo so, ma so che le nostre intenzioni erano buone. Se avessi ancora l’opportunità di fare l’Adria Tour, lo farei di nuovo”.
Djokovic ha inoltre assicurato al New York Times che le sue dichiarazioni sulle vaccinazioni sono state prese fuori contesto dalla stampa internazionale:
“Quello che ho detto è stato interpretato male. Il mio problema con i vaccini è che non voglio che nel mio corpo entrino sostanze che non voglio fare entrare. È inaccettabile, ma non sono anti-vaccino. Chi sono io per dichiararmi anti-vacino? Ammetto che ce ne sono molti con piccoli effetti collaterali che hanno contribuito a risolvere molti problemi”.
Statement alquanto contraddittorio da parte del serbo, il quale nel mese di giugno ha sperimentato sulla propria pelle la positività al coronavirus.
“Sono d’accordo che non saremmo dovuti andare in discoteca. Hanno organizzato tutto gli sponsor, hanno invitato i giocatori e ci siamo sentiti a nostro agio. È stato un evento di successo, ci siamo divertiti. Abbiamo seguito le regole fin dal primo giorno. Capisco ancora che quando qualcuno in Australia o negli Stati Uniti guardava quello che succedeva in Serbia poteva pensare: ‘mio Dio, sono pazzi, non sanno cosa fanno’. Onestamente non credo di aver fatto nulla di male. Mi dispiace per tutti quelli che si sono infettati. Se mi sento in colpa per i positivi in Serbia o in Croazia? Certo che no. È stata tutta una caccia alle streghe. Come si può dare la colpa a una sola persona per tutto quello che è successo?”.
Senza Roger Federer e Rafa Nadal a New York City la vera caccia per Nole sarà quella allo Slam, il 18esimo, per essere un passo più vicino alla leggenda.
“Sono un top player e sento una responsabilità nell’essere qui. È importante che il tennis vada avanti”.