Noi tifiamo Venus, senza per questo sentirci colpevoli – da giornalisti – di mancata equità verso le rivali. Tifiamo per la più anziana, la più inattesa, la più disastrata fisicamente, la più tenace, la più innamorata del tennis fra le magnifiche 8 del Masters di Singapore (ufficialmente Wta Finals). Tifiamo Venus Williams perché in questo tennis donne sempre più in balìa di se stesso, povero com’è di primedonne, con addirittura sette protagoniste che, coi 1500 punti in palio nel super torneo, potrebbero chiudere la stagione al numero 1 del mondo, la maggiore delle sorelle più famose dello sport rilancerebbe in maniera perentoria il concetto di singolarità. Considerata l’estrema differenza con tutte le altre contendenti, non solo di etnìa, ma di stile, di atteggiamento offensivo, di esaltazione del servizio, di varietà, di presenza al vertice, a dispetto dei 37 anni, della Sindrome di Sjogren che la debilita da tempo e della insostenibile concorrenza di Serena. Cioè la famosa sorella minore di un anno che le ha rubato titoli Slam e ruolo di più grande di sempre dello sport. Lasciandole la scena del tennis solo per batterla anche sul piano personale, come la prima delle due che diventa mamma.
Tifiamo Venus perché quest’anno poteva già scrivere un’altra pagina incredibile della sua incredibile storia, ma ha perso due finali Slam, a Melbourne contro la solita sorella e a Wimbledon contro la rediviva Garbine Muguruza. E il Masters di Singapore, che gioca per la quinta volta, ma dove torna per la prima volta dalla finale 2009, sembra fatto apposta per lei: per via della superficie e delle avversarie in toto (Halep, Muguruza, Pliskova, Wozniacki, Svitolina, Ostapenko e Garcia), e di quelle del suo girone all’italiana in particolare (il gruppo bianco), Muguruza con la quale è pari nei testa a testa e Pliskova ed Ostapenko con le quali è in vantaggio, tutte attaccanti come lei. Ma, soprattutto, il Masters è l’ideale per lo spirito competitivo, le motivazioni psicologiche e l’esperienza della Venere del tennis. “E’ fine anno, siamo solo in otto, è un torneo ben guadagnato”.
Tifiamo Venus perché è la terza più anziana di sempre a qualificarsi dopo due icone come la 39enne Billie Jean King nel 1983 e la 38enne Martina Navratilova nel 1994, due autentiche amanti del tennis, come lei. Tifiamo Venus perché la seconda più anziana del torneo è la 27enne Wozniacki, e quindi è totalmente di un’altra generazione, il che aumenta ancor di più il valore della Williams dinasty. Come capacità di restare competitivi, fisicamente tecnicamente, ma soprattutto mentalmente. Se Venus proclama convinta, giovane dentro, mai ancorata al passato, a quand’è salita al numero 1 del mondo per 1q settimane il 25 febbraio 2002, ai sette titoli Slam che ha vinto dal 2000 al 2008 (con 5 Wimbledon): “La competizione è così tanto migliorata, ed è cambiata sicuramente in meglio”.
Tifiamo Venus perché già dal 31 ottobre 1994 quand’è passata professionista, ha illuminato la scena Wta e ha continuato a farlo, malgrado nel 2011 le sia stata diagnosticata una malattia subdola e terribile che debilita da un giorno all’altro, e appena all’alba di quest’anno era 17 del mondo, ed appariva ormai fuori moda, mentre s’è rilanciata ancora una volta. Per vincere il Masters? Noi tifiamo Venus. Per quell’attitudine sempre positiva, per il sorriso perenne, per come ha sostenuto tutte le avversità, affiancando la sorella senza mai un errore di percorso. Sempre elegante, composta, riservata. Sempre fiera delle sue origini, del ruolo di esempio per le teen-ager afroamericane. E bella. Unica. Venus.
Vincenzo Martucci