Bloooog!
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Matteo Salvini non è un politico tradizionale, è un furbo di tre cotte e un formidabile, scafatissimo populista. Dalle tasse (mai diminuite), alle pensioni e all’età pensionabile (mai aumentate le prime e diminuita l’altra, anzi…), ai migranti (mai risolto il problema), fino al ponte di Messina (lo vedremo mai?) non ne azzecca una, ma galleggia sempre perché la sua strategia è sempre la stessa: cavalcare l’onda. Populismo spicciolo appunto.
Il problema è farlo partire in contropiede, lasciarlo inserire facilmente in partita lì dove gli altri latitano, si nascondono, fanno finta di nulla. A quel punto Matteo va indisturbato al tiro, che poi prenda la porta o meno conta poco… Intanto sparacchia la palla verso la rete e il pubblico fa “ohhh!”. Che la presidenza della Federcalcio e con essa, a cascata, l’intera guida del calcio italiano, sia un problema non è un’opinione o una teoria, salviniana o schleinista che sia, non conta il partita a destra o sinistra, è un fatto. Non possono esserci schieramente politici su questo.
Se toppi i Mondiali per la seconda volta consecutiva dopo la lezione che avresti dovuto apprendere dal tuo predecessore, se il calcio italiano è un obbrobrio di paurosi conti in rosso, se i bilanci sono diventati il trucco delle tre carte, se il caso plusvalenze l’avevi archiviato e poi hai dovuto affannosamente riaprirlo perché te lo dice una procura, se lo stesso accade per il fenomeno delle scommesse di cui tu e tutta la giustizia sportiva non vi eravate accorti di nulla e intervenite solo perché una procura di costringe a farlo, se avevi promesso riforme sull’organizzazione dei campionati che mai si sono viste per l’incapacità di influire sul potere dei club, se l’unico argomento di cui si discute nel calcio italiano è “quanto pagare per i diritti tv” – 900 o 1200 milioni? – e mai una parola per l’utente sperduto nella giungla dei vari network che asciugano il suo portafoglio, se perfino i tuoi ct ti trattano senza riguardo alcuno e ti tradiscono col primo che passa in limousine, se per organizzare un Europeo lo devi dividere con la Turchia perché ha strutture e stadi migliori dei tuoi, non c’è Europeo vinto che possa difenderti.
Lo straordinario equilibrismo ti conserva la poltrona, ma sei comunque il principale giunto logoro di una macchina che perde colpi e sputa olio dalla testata. L’unico punto a tuo favore è che avendoti salviniani e meloniani preso di mira, adesso convincerai l’ex ct del volley Berruto, ora responsabile sport del Pd, a spendere una parola per te, e manco troppo convinta.
Venendo dalle epopee dei Matarrese e dei Carraro, anche loro straordinari galleggianti della politica, non ho poi tutti questi rimpianti. Dovendo però inseguire Matarrese per New York che andava a fare shopping di mutande a 50 dollari, o mostrava l’indice al fratello vescovo sull’ Appia tirando fuori il braccio mentre lo sorpassava con la sua auto blu, ammetto che almeno ci si divertiva di più. Nè più né meno come i cronisti al seguito di Berlusconi non facevano altro che rivendersi le sue barzellette zozze. E tutto sommato rimpiangono nostalgicamente l’epoca.
Non ho alcun astio verso Gabriele Gravina, elegante 70enne dirigente che ha scalato l’intero calcio partendo dalla favola del Castel di Sangro, una lunga esperienza da dirigente federale, lo ritengo però indifferente, l’ininfluente espressione di un sistema economico e di potere che si autoconserva in eterno. Gravina è lì perché tutto cambi e nulla cambi, un Gattopardo come tanti se ne sono visti da queste parti. E come del resto uno bel Gattopardo è lo stesso Salvini che galleggia sulle sue stesse chiacchiere.
Comunque tranquilli, se anche dovessero giubilarlo, il povero Gravina, sarà sostituito, in garanzia, con uno nuovo, nuovo, esattamente uguale. Nemmeno ce ne accorgeremo.
*foto e articolo ripresi da www.bloooog.it, il Bar Sport di Fabrizio Bocca