Nasce a Santiago de Cuba, Alberto Juantorena, unico atleta della storia capace di vincere 400 e 800 nella stessa edizione dei Giochi Olimpici. Per tutti è “el caballo”, per quella falcata ampia e rotonda, per quell’incedere elegante che sprigiona una potenza disumana e uno stile sublime, quasi come fosse un cavallo. Juantorena si avvicina all’atletica a 16 anni, correndo 800 e 1500, poi opta per il calcio, la ginnastica, il baseball e il basket. Per il basket si trasferisce all’Havana e lì, in una seduta di allenamento, corre con scarpe da ginnastica i 400 metri in 51″ netti. L’osservatore José Salazar rimane sconvolto e lo induce a cambiare immediatamente sport.
Il 22 aprile 1972 debutta ufficialmente sui 400 vincendo all’Havana in 47″1. La prima trasferta importante a Budapest con il 46″3 che gli vale l’accesso ai Giochi di Monaco. In Germania fallisce per 5 centesimi l’accesso alla finale, correndo tuttavia per la prima volta sotto i 46″.
Tra il 1973 e il 1974 ottiene 40 vittorie in 40 gare, compreso il primo meno 45″ (44″9) corso a Siena e il successivo 44″7 di Torino che gli vale la miglior prestazione stagionale. Poi, quasi per scherzo, prova gli 800 correndo in 1’49″8 e il tecnico Zygmunt Zabierzowski, un polacco trapiantato a Cuba, gli prospetta l’accoppiata 400-800 da realizzare a Montreal. Tra il 1974 e 1975 però tutto sembra andare in fumo per due operazioni al piede sinistro.
Ma Juantorena supera anche queste avversità: sui 400 continua a essere imbattibile, sugli 800, a poche settimane dai Giochi, manca per 2 decimi il record del mondo di Marcello Fiasconaro.
Il 25 luglio 1976 a Montreal, con una condotta di gara esemplare, Juantorena vince gli 800 metri: controlla la gara per 500 metri, poi alza il ritmo e negli ultimi 100 metri (corsi in 11″9) sprigiona tutta la potenza possibile acciuffando il record del mondo in 1″43.50. Piange sul podio e 4 giorni dopo, sebbene visibilmente stanco, vince anche i 400 consegnandosi alla storia con la miglior prestazione di sempre a livello del mare (44″26). Alla Coppa del Mondo di Düsseldorf ripete l’impresa, poi il lento e inesorabile declino.