Il caso di Shuai Peng, prima protagonista di un’accusa pesantissima di violenza sessuale subita da Zhang Gaoli, altissimo funzionario del Politburo cinese ed ex vicepremier, poi incredibilmente sparita nel nulla e non ancora riapparsa con grande preoccupazione soprattutto del mondo occidentale, nonostante le rassicurazioni grottesche di una mail grottesca, va analizzato ricapitolando i fatti.
Il susseguirsi degli eventi sulla vicenda sta rendendo la situazione molto complessa. A differenza di quanto emergeva fino a ieri, infatti, gli ultimi sviluppi vanno in direzione contraria e, almeno a parole, in aperta opposizione al regime cinese.
Fino all’altro ieri, infatti, avevamo scritto quanto segue.
2 novembre: Shuai Peng, ex numero 1 del mondo in doppio ed ex n.14 di singolare, già campionessa di Wimbledon, denuncia sul social network cinese Weibo di essere stata stuprata da Zhang Gaoli, 75enne ex vicepremier ed ex componente del Comitato permanente del Politburo del Partito Comunista cinese. Pur senza poter portare delle prove, Peng ha usato parole molto toccanti e pesanti: “Perché sei dovuto tornare da me, portarmi a casa tua per costringermi a fare sesso con te? Sì, non ho alcuna prova ed è semplicemente impossibile averle. Non riesco a descrivere quanto fossi disgustata, e quante volte mi sono chiesta se sono ancora umana. Mi sento un cadavere che cammina. Anche se sono sola, come un uovo che colpisce una roccia o come una falena che si autodistrugge intorno alla fiamma, dirò la verità su di te”.
Poche ore dopo, su Weibo e in Cina su qualunque voce online, sparisce ogni riferimento al messaggio di Peng.
14 novembre: a fronte della totale assenza di comunicazioni ufficiali del regime, la WTA, organismo di governo del tennis femminile, per bocca del suo Chief Executive Officer, Steve Simon, chiede che la denuncia della giocatrice non rimanga inascoltata, minacciando provvedimenti forti: “La Peng ha mostrato grande coraggio a rendere pubblica questa storia e vogliamo assicurarci che venga condotta un’indagine completa e trasparente. Altrimenti sarebbe un affronto, non solo alle nostre giocatrici, ma a tutto il genere femminile. Se non dovessimo ottenere i risultati necessari, saremmo pronti a non svolgere più alcuna attività in Cina”. Interpellato sul fatto, un portavoce del governo cinese si limita a dire di non sapere nulla del caso e che non si tratta di un caso diplomatico.
15 novembre: mentre continua la totale assenza di comunicazioni da parte di Peng, l’ATP, associazione di governo del tennis maschile, rilascia questo comunicato: “L’associazione dei tennisti professionisti presieduta da Andrea Gaudenzi ha rassicurato il mondo del tennis sulle condizioni di salute di Shuai Peng, la tennista cinese che era “scomparsa” dopo le accuse di stupro nei confronti dell’ex vice primo ministro. La giocatrice è al sicuro ma serve ora approfondire la situazione: “Non c’è niente di più importante per noi della sicurezza della nostra comunità tennistica. Siamo stati profondamente preoccupati dall’incertezza che circonda la sicurezza immediata e il luogo in cui si trova la giocatrice WTA Peng Shuai. Siamo incoraggiati dalle recenti assicurazioni ricevute dalla WTA che è al sicuro e continueremo a monitorare la situazione da vicino. Separatamente, sosteniamo pienamente la richiesta della WTA di un’indagine accurata, equa e trasparente sulle accuse di aggressione sessuale contro Peng Shuai”.
17 novembre: la CGTN Europe, network di stato cinese (China Global Television Network) che trasmette in Europa, pubblica su Twitter uno screenshot con la mail di Shuai Peng, diretta alla WTA, in cui la campionessa asiatica sembra smentire tutto quanto: “Ciao a tutti, sono Peng Shuai. In relazione al recente comunicato uscito sul sito della WTA, il contenuto pubblicato non è stato da me confermato o verificato ed è stato reso noto senza il mio consenso. La notizia in quel comunicato, comprese le accuse di aggressione sessuale, non sono vere. Non sono scomparsa e non sono in pericolo. Mi sto riposando a casa e sto bene. Grazie per il vostro interesse”.
A questa mail, nella stessa giornata, fa seguito la forte risposta del capo WTA, Steve Simon: “La dichiarazione rilasciata oggi dai media statali cinesi riguardo a Peng Shuai non fa che aumentare la mia preoccupazione per la sua sicurezza. Faccio molta fatica a credere che Peng Shuai abbia veramente scritto la mail che abbiamo ricevuto o creda quello che le viene attribuito. Lei ha mostrato incredibile coraggio nel descrivere l’accusa di violenza sessuale contro un ex elemento di spicco del governo cinese. La WTA e tutto il resto del mondo necessitano una prova verificabile e indipendente che lei sia al sicuro. Ho cercato più volte di contattarla in varie maniere, ma senza successo”.
A queste minacce della WTA si aggiungono gli appelli, davvero apprezzabili, di Novak Djokovic (“Non voglio neppure immaginare come si senta la sua famiglia, è terribile”), Naomi Osaka viene subito però oscurata in Cina (“Sono scioccata, le mando amore e luce”), Martina Navratilova (“Sono fiera delle posizioni prese da ATP e WTA”) e Serena Williams (“La situazione deve essere spiegata. Noi non possiamo stare in silenzio”). Ma fa da contraltare il silenzio assordante di UE e USA: sorprende soprattutto l’amministrazione Biden, anche se forse il “povero” Joe, sentendosi appena definire “vecchio amico” da Xi Jinping davanti al mondo, si sente forse in difficoltà a girare subito le spalle al collega cinese….
Il problema e la sfortuna della povera Peng è essere nata in Cina, il colosso mondiale che sta sostituendo gli USA nel ruolo di prima potenza mondiale. A chi non ne fosse convinto, basti ricordare tre piccole cose che il Dragone è stato capace di fare negli ultimi 20 anni. Primo: ha realizzato una crescita economica spaventosa e continua, capace di coniugare il controllo sul popolo di una dittatura comunista e il liberismo economico del capitalismo occidentale. Tutto alle sue condizioni, con dumping (produrre a costi più alti dei profitti, per sottrarre fette di mercato alla concorrenza) e sfruttamento della forza lavoro. Secondo: in un mondo digitale e globalizzato, dove le informazioni corrono in lungo e in largo su qualunque dispositivo, ha tenuto il mondo all’oscuro del pericolo pandemico che stava correndo, segnalando solo dopo molto tempo la fuga del nuovo virus. Terzo: dopo l’annessione di Hong Kong e le continue repressioni sul Tibet, ha tenuto in scacco le potenze occidentali sull’affare Taiwan (di ieri la notizia, tristissima, della retromarcia dell’Unione Europea nel rinvio “a data da destinarsi” del piano dedicato ai rapporti commerciali con Taipei).
Tornando a Shuai Peng, la grottesca mail diffusa dall’emittente cinese lascia intendere a qualunque individuo normodotato che, sempre che l’atleta sia ancora viva, non è evidentemente in condizioni di comunicare liberamente, altrimenti non avrebbe mandato un messaggio scritto senza farsi vedere in diretta, senza rassicurare tutti con la sua voce, con un semplice ma efficace “Sto bene”. Peraltro senza alcun riferimento sul luogo in cui si trova, nemmeno lo straccio di un indirizzo IP. Un messaggio tragicomico che recita di fatto quanto segue: “Ciao, apprendo con stupore delle fandonie che girano sul web sul mio conto, ma non é vero niente. Siete tutti molto carini a preoccuparvi per me, ma sono a casa a riposare, sto benissimo”. La mail conferma che il regime di Pechino non teme la reazione di Stati Uniti ed Europa, forte dei suoi strabilianti numeri economici e quindi di rapporti commerciali privilegiati. Grazie ai quali fa valere la propria autonomia totale sulle vicende interne.
Mercoledì, dopo la ridicola mail cinese, il capo WTA Steve Simon ha detto chiaramente che non crede a Babbo Natale. Nonostante questa encomiabile presa di posizione, WTA e ATP – lasciate sole anche dall’ITF, la Federazione internazionale (ITF) – rischiano di non essere credibili a causa della montagna di yuan che i contratti coi tornei cinesi assicurano. Se il mercato cinese verrà effettivamente abbandonato, il circuito professionistico rischia di non durare a lungo, mentre la Cina continuerà serenamente a fare come vuole col resto del mondo.
IL MONDO SI MOBILITA (SPERIAMO…)
La nostra cronistoria che era arenata si è riaccesa all’improvviso negli ultimi giorni. Speriamo che non sia solo a parole, ma anche il governo USA sembra volersi opporsi a quest’ultima storiaccia che mette ufficialmente e clamorosamente a rischio la libertà personale dei cittadini. Tanto che ha minacciato il boicottaggio dei Giochi invernali di Pechino.
Ecco quindi gli ultimi sviluppi della vicenda Peng.
19 Novembre: la Cina torna a farsi sentire sul caso. Le figure, tutt’altro che indipendenti, sono quelle di Shen Shiwei e Hu Xijin, giornalisti vicino al governo cinese. Il primo pubblica delle foto provenienti da WeChat “condivise da un’amica di Shuai”, in cui l’ex. n.1 del ranking di doppio appare serena a casa mentre gioca col suo gatto. Anche qui, i sospetti si sprecano: l’account dell’amica è nominato “Shuai Peng 2”.
Peng Shuai’s WeChat moments just posted three latest photos and said “Happy weekend”.
Her friend shared the three photos and the screenshot of Peng’s WeChat moments. pic.twitter.com/tut8CEH6gu— Shen Shiwei沈诗伟 (@shen_shiwei) November 19, 2021
20 novembre: Il presidente americano, Biden, esprime forte preoccupazione per la tennista cinese e chiede “prove indipendenti e verificabili”, non fidandosi dell’ennesimo screenshot postato dai giornali cinesi. Gli fa da contraltare la seconda figura dei media cinesi, Hu Xijin, direttore del Global Times, giornale molto vicino al governo di Xi Jinping, che ritiene le foto “corrispondenti alla situazione attuale di Peng”, aggiungendo che “come persona che conosce il sistema cinese, non credo che Shuai Peng sia stata oggetto di sanzioni o rappresaglie per quanto ha detto”. Xijin conclude affermando che “Peng sta bene, è a casa e non voleva essere disturbata”. Come dire: basta parlare di questa cosa…
Dagli USA trapela la volontà dell’amministrazione Biden di boicottare l’ Olimpiade di Pechino, quasi imminente. Scatterà infatti il 4 febbraio 2022. Il boicottaggio sarebbe diplomatico, con gli atleti americani presenti ma con l’assenza dei membri politici e governativi. Altri “rumors” danno anche Francia e Gran Bretagna intenzionate a fare lo stesso, ma al momento non c’è nulla di ufficiale sull’ Olimpiade invernale.
Intanto la WTA non arretra di un millimetro. In un’intervista alla CNN, Simon si dice “pronto a ritirare le attività in Cina e ad affrontarne le conseguenze economiche: le accuse di stupro sono più importanti del business”. Conseguenze che sarebbero enormi, essendo previsti per il 2022 10 tornei WTA in Cina.
Dopo gli USA, Anche l’ONU prende posizione. La responsabile media dell’ufficio Diritti Umani, Liz Throssel, auspica di avere “la prova che Peng stia bene e un’indagine senza filtri sull’accusa di stupro”.
Anche alcune importanti federazioni tennistiche nazionali, come l’USTA, manifestano solidarietà su Twitter, mentre restano in silenzio CIO e ITF. Dalla Cina vengono infine diffusi altri video di Peng. In uno, Shuai è a cena con allenatore e altri ospiti in un ristorante di Pechino, in un altro è presente al torneo Junior della capitale cinese.
Peng Shuai attends the opening ceremony of Junior Tennis Challenger Finals this morning in Beijing. pic.twitter.com/f6KFomB85h
— Shen Shiwei沈诗伟 (@shen_shiwei) November 21, 2021
La risposta della WTA non si fa attendere. Il sito ufficiale pubblica la lettera che Steve Simon ha scritto all’ambasciatore cinese negli USA, in cui gli pone due richieste: “Come prova che Peng stia bene, chiedo che possa lasciare il Paese oppure che parli con me, senza altre persone presenti, in videoconferenza. Inoltre, le sue pesanti accuse di aggressione sessuale devono essere giudicate in modo equo e indipendente. Se queste richieste non vengono soddisfatte, saremo costretti a riconsiderare seriamente la presenza del circuito WTA in Cina. Se Peng non è al sicuro, nessuna delle nostre giocatrici può esserlo”.
Speriamo che la coraggiosa posizione della WTA sia realmente sostenuta dai governi occidentali. I contorni assunti da questa strana e misteriosa vicenda sono ormai quella della battaglia geopolitica e diplomatica tra le potenze occidentali e la potenza del Dragone cinese. Mentre restiamo col fiato sospeso per le sorti di Shuai Peng, l’unica cosa certa è che questo giallo ha ancora molti sviluppi davanti a sé.
AGGIORNAMENTO ORE 19: come riportato dal sito dell’agenzia Reuters, Shuai Peng ha avuto un colloquio video col presidente del CIO Thomas Bach, nel quale ha rassicurato sulle sue condizioni.
Il comunicato del CIO riporta che “Peng sta bene, è a casa sua a Pechino e chiede il rispetto della sua privacy. Adesso preferisce passare il tempo con gli amici e la famiglia, ma continuerà a essere impegnata nel tennis, lo sport che ama“.
Reuters riporta anche di una chiamata precedente alle autorità cinesi da parte del ministro degli esteri francese per avere rassicurazioni: “Mi aspetto solo una cosa, che lei parli“, ha detto Jean-Yves Le Drian, aggiungendo che ci sarebbero potute essere conseguenze diplomatiche se la Cina non avesse chiarito la situazione. L’ufficio di Le Drian non ha però fornito un commento al colloquio che il capo del CIO ha avuto con Peng.
Sportsenators resta in aggiornamento sull’evolversi della vicenda, non nascondendo la grande perplessità su questo enorme colpo di scena: se da una parte è un sollievo per tutti avere una prova reale delle buone condizioni di Shuai Peng, dall’altra restano mille dubbi su cosa sia veramente successo dalla denuncia della tennista ad oggi. Perché questo silenzio fino a oggi? Peng sta bene, ma ha subìto o no pressioni dalle autorità cinesi? Possibile che dopo aver fatto una denuncia così pesante Shuai chieda ora rispetto della privacy? Tutti i dubbi e le domande restano aperte…
In aggiornamento