La “ex Next Gen” è diventata grande ed i wonder kids della Russia sono maturati in grandi trascinatori. Nel secondo quarto di finale della “Coppa Piqué”, Andrey Rublev e Karen Khachanov sono stati capaci di ridurre letteralmente in lacrime la Serbia di Novak Djokovic. Decisivo il punto del doppio, portato a casa dall’ormai inscindibile binomio di flagellatori, reduce dalla finale del Masters 1000 di Parigi in cui sono stati soltanto i Maestri di fine anno Herbert e Mahut a trionfare.
“Siamo buoni amici, il nostro rapporto ci aiuta anche in campo”, ha dichiarato Karen, che al termine della partita ha travolto il compagno di squadra, preso dall’incontenibile gioia. “Quest’anno abbiamo giocato parecchi tornei ATP, il che aiuta a conoscere meglio il gioco dell’altro, in prospettiva Davis è stato importante”.
L’ultima semifinale disputata dalla Russia nella storica competizione risale al 2008, ben 11 anni fa, e domani, nel derby del futuro, dall’altro lato della rete ci sarà anche Denis Shapovalov, il quale sta trovando sensazioni particolarmente positive in questo finale di stagione, grazie al primo titolo in carriera arrivato nel 250 di Stoccolma e alla finale raggiunta a Parigi Bercy. Motivazioni e carica extra per il 20enne di Toronto sono legate anche ai ricordi del passato; Shapovalov respira infatti un’aria familiare alla Caja Magica, la stessa del 2015, anno in cui si è aggiudicato la versione Juniores della Coppa Davis insieme al compagno di squadra Felix Auger Aliassime, questa settimana fermo ai box per un problema alla caviglia e sostituito da un pirotecnico VasekPospisil.
Per il Canada si tratta della terza semifinale nella storia della propria nazione, dopo quelle del 1913 e del 2013. “Hanno battuto una grande squadra come l’Australia”, la riflessione di Andrey Rublev alla vigilia dello scontro. “Si sono salvati col doppio, è stata tirata. Vedremo cosa accadrà domani. Ho giocato sia con Shapovalov che con Pospisil, abbiamo tutti grosse chance”.
L’ultima volta che la Russia è arrivata in finale (2002) Karen Khachanov aveva 11 anni, mentre Rublev 10 appena compiuti. Adesso che i bambini sono diventati grandi, si comincia a pensare anche in grande. Credete di poter vincere?, gli è stato chiesto in conferenza stampa. “Ovviamente. Una volta che sei in semifinale ci pensi, no?”, hanno esclamato con sicurezza i moscoviti. D’altronde, per citare Alessandro Magno, “nulla è impossibile per colui che sa osare”.
Grab the tissues, this is an emotional one to watch 😢
Hear from @nenadzim after Serbia's loss, describing his team as "The Golden Generation"
Thank you, Team Serbia 🇷🇸#DavisCupMadridFinals pic.twitter.com/jlHhxqTFht
— Davis Cup by Rakuten Madrid Finals (@DavisCupFinals) November 22, 2019