Nasce a Milano Giuseppe Bergomi, lo “Zio” del calcio italiano. Dopo Paolo Maldini (647), Javier Zanetti (609) e Francesco Totti (550), è il quarto calciatore di sempre ad aver giocato il maggior numero di partite con una singola squadra: 519 gare, tutte con la maglia nerazzurra dell’Inter, dall’esordio del 1981 all’addio del 1999. A 13 anni è nelle giovanili, a 16 è nella rosa della squadra che sotto la guida di Eugenio Bersellini si aggiudica lo scudetto e dalla stagione successiva diventa titolare fisso, perno indiscusso della difesa, baluardo insuperabile dell’orgoglio interista.
Bergomi è un difensore all’antica, un marcatore implacabile, uno di quelli che non lascerebbe mai la propria area di rigore; fisico robusto e integro, piedi buoni ma non eccezionali, Bergomi conquista uno scudetto (quello dei record di Trapattoni), una Supercoppa italiana e tre Coppe Uefa.
Ma le soddisfazioni più grandi arrivano con la maglia della Nazionale: a 18 anni, nell’aprile del 1982, esordisce in Nazionale e due mesi dopo diventa uno degli eroi del Mundial spagnolo. La sua prima gara mondiale è quella storica con il Brasile: entra in campo al posto di Collovati sul finire del primo tempo, poi è titolare nella semifinale con la Polonia, per la squalifica di Gentile, e infine disputa una grande finale marcando stretto Karl-Heinz Rumnenigge che poi diventerà sua compagno di squadra all’Inter.
Nel 1986 e nel 1990 lo “Zio”, così viene soprannominato da Marini durante i Mondiali di Spagna, è titolare fisso (a Italia ’90 è il capitano); poi viene snobbato da Sacchi che non lo convoca per quelli del 1994, ma Beppe si rifà giocando, dopo l’infortunio di Nesta, un grande mondiale in Francia nel 1998. La gara con i transalpini nei quarti, persa ai rigori, fu la sua 81esima e ultima gara in azzurro (6 i gol segnati). Con Rivera, e forse prima di Buffon, è l’unico calciatore italiano in campo in 4 Mondiali.