“Perché hai scelto di giocare a Doha, e non altrove? Avevi tante opportunità!”. La risposta del giovane emergente del giorno, che ha eliminato Bum Bum Rublev piegandolo a braccio di ferro, senza mani tremare, anzi, reagendo da veterano nei momenti più delicati del tie-break, è spontanea e diretta come il suo gioco: “Perché mi regalano un Iphone gratis”. Questo è Jakub Mensik, granitico 18enne che non ha sensibilità e varietà dei maestri cechi ma, oltre alla sconcertante e precoce personalità, possiede tutte le armi del tennis moderno, a cominciare da mentalità e abnegazione, per continuare con fisico e sfrontatezza.
Del resto, è il capofila della terza generazione, i ragazzini terribili che già incalzano Alcaraz, Sinner e Rune con un serbatoio di energie immenso come quello del soldato Jakub, capace di domare sir Andy Murray dopo 3 ore e mezza e il giorno dopo di imporsi in due set senza mai cedere il servizio contro un guerriero come Rublev, irrompendo nei top 100. Sulla scia dell’impresa del 17enne brasiliano Joao Fonseca che, già numero 1 juniores, è arrivato nei quarti di Rio, anche lui a forza di record. E del 18enne Dino Przmic, il cucciolo della vasta dinastia del tennis croato, che, agli Australian Open, dopo aver superato le qualificazioni, ha fatto una brillante figura contro Nole I di Serbia, Djokovic. Il quale, a sua volta, ha investito direttamente sulla crescita del 20enne Hamad Medjedovic, neo campione delle Next Gen Finals, anche lui fortemente ancorato a servizio e botte da fondo.
SPINTA
Fils, Van Assche (che ha convinto Vincenzo Santopadre a rimettersi in giro nei tornei) e Cazaux hanno lanciato la nuova generazione francese, ma già è pronta la seconda ondata, da Gea a Debru, da Bertrand a Perricard e Wayenburg. Tutti ragazzi pimpanti cui Ivan Ljubicic sta cercando di dare la grinta che è mancata ai precedessori, spesso ugualmente famosi per l’ottima tecnica tennistica e la pessima attitudine.
A loro, pensando al tennis senza pudore che incalza al vertice, bisogna aggiungere i già affermati 19enni, l’americano Michelson (stella cometa dei più giovani Damm e Quinn) e il cinese Shang, un paio di diciottenni di talento ancora da sgrezzare di fisico e di concretezza come il belga Blockx e lo spagnolo Landaluce. Senza dimenticare i 21enni Striker e Cazaux, che stanno cercando una propria identità, ma hanno ancora il grande vantaggio dell’età e quindi il tempo per sviluppare un gioco brillante e più difficile.
ITALIA SUPER
La generazione giovane azzurra domina a livello mondiale coi magnifici 7 al vertice: Sinner, 22 anni 3 del mondo, Musetti (21 anni, 26), Arnaldi (22 anni, 41), Cobolli (21 anni, 69), Darderi (22 anni, 77), Nardi (20 anni, 106), Zeppieri (22 anni, 133). Dietro di loro stanno crescendo Federico “Pallino” Cinà, 17 anni il 30 marzo, e i coetanei Andrea De Marchi e Matteo Sciahbasi. E, sulla scia della Sinner-mania, sono attesi in tanti, all’improvviso. Scommettiamo?
Vincenco Martucci (testo e foto tratti da supertennis.tv)