I due ceffoni coi quali Naomi Osaka ha scacciato Serena Williams dal torneo di Miami verranno archiviati dai più come una bocciatura della regina di 23 singolari Slam, a un solo passo dalla primatista assoluta Margaret Court, con 24. Peraltro, la nippo-hawaiana è in piena forma e in straordinaria fiducia, sulla scia del freschissimo successo di domenica a Indian Wells. Forte dei suoi 20 anni contro i 36 dell’atleta afroamericana più forte di sempre, che invece è ancora palesemente fuori condizione dopo la maternità e la lunga assenza dalle gare. Ma in realtà, aldilà dello sconcertante 63 62 e delle ancor più sconcertanti immagini della partita, che mostrano Serena davvero imbarazzante nella sua lentezza e goffaggine nei movimenti, questo risultato di Miami può rappresentare una pietra miliare nel nuovo tennis donne.
Intanto, darà fiducia a tutte le altre giocatrici, spesso irretite dal semplice nome e dal passato di Serena, oltre che dalla storia quasi epica delle eccezionali e miracolose rimonte. E sicuramente aumenterà invece i dubbi dell’ex dominatrice della scena, sempre in difficoltà nel mantenere la forma. A dispetto di un fisico non propriamente atletico. Per di più, alla vigilia della stagione sulla terra rossa che acuisce questa sua deficienza cronica, allungando forzatamente gli scambi ed esaltando i grandi atleti. Questo primo turno di Miami darà un incredibile impulso soprattutto alle nuove leve, alle aspiranti stregone, ad Osaka e compagne, che hanno alzato la testa a Indian Wells e tanto vogliono prendersi il posto a tavola togliendolo proprio alle “vecchie”. Con Serena al primissimo posto, come del resto ha sottolineato il nome nuovo del tennis donne nell’intervista post-match: “Prima, ero estremamente nervosa, durante i match, qualche volta, quand’ero davvero in situazioni difficili, mentre servivo, mi chiedevo proprio: ‘Che cosa farebbe adesso Serena?’”. A sottolineare un altro fondamentale aspetto dell’affermazione di Naomi, peraltro nel primo scontro diretto col suo idolo. L’ultima, sorprendente, atleta multirazziale che unisce le culture di Giappone (da mamma giapponese) e Usa (da papà haitiano-americano), con natali in Giappone ed esperienze di vita e di tennis a Fort Lauderdale, in Florida, a due passi dal torneo di Miami, nel modo di stare in campo, nella freddezza nei momenti topici e anche nel primo discorsetto da vincitrice, a Indian Wells, ha dimostrato di possedere la personalità giusta per diventare la protagonista assoluta di cui il tennis donne ha bisogno.
A darle fiducia c’è anche un importante rilievo statistico che sottolinea come, prima di lei, solo sei giocatrici avevano battuto Serena nel secondo torneo sul cemento statunitense dopo gli Us Open, mega-torneo che la pantera del tennis – anche lei cresciuta in zona – ha conquistato otto volte, dal 2002. Si tratta di sua sorella Venus, Jennifer Capriati, Svetlana Kuznetsova, Caroline Wozniacki, Martina Hingis e Vika Azarenka. Di queste protagoniste, cinque sono state numero 1 del mondo, solo la Kuznetsova si è “fermata” al 2.
di Vincenzo Martucci
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