Da ex-tennista di medio livello (massima classifica in carriera C1) mi considero molto fortunata. Ho avuto opportunità insperate di fare esperienze incredibili nel mondo del tennis internazionale. Si dice che bisogna saperle cogliere queste opportunità, ed io certamente l’ho fatto, grazie sopratutto a un lavoro e una famiglia che me lo hanno permesso.
La mia esperienza nella tennis internazionale è iniziata a Cagliari con i tornei Futures organizzati dal mio circolo, il Tennis Club Cagliari, storica società di eccellenza nel panorama tennistico nazionale. Da lì il passo agli Internazionali d’Italia fu breve, ufficio informazioni giocatori nella edizione del 1981. Al Foro Italico incontrai una giovane inglese, Carol, diventata poi mia carissima amica, che lasciava il posto di assistente ufficio stampa a Wimbledon, per ricoprire un posto di responsabile giocatori della Atp. Accetto l’offerta senza nemmeno pensarci (è l’anno della mia laurea in Lingue e Letterature Straniere), Wimbledon? Scherziamo? Certo che ci vado….
Da allora ad oggi, credo di aver perso solo le edizioni degli anni di nascita delle me figlie, il 1986 e il 1991, e la mitica edizione del 2000, quella delle celebrazioni del millennio, in cui vennero invitati tutti i campioni viventi. Me la sono persa, quest’ultima, perché la mia femmina di Golden Retriever avrebbe dovuto partorire in quel periodo, ma che poi non mi sono persa tecnicamente perché in realtà ci sono andata, anche se solo per il weekend…
Insomma, a Wimbledon ho celebrato le nozze d’argento e quelle di perla, mi dicono, e anche quest’anno sarò lì, anche se inizio a pensare sul serio al ritiro. E nessuno ci crede…
In quei primi anni, negli anni Ottanta, ho anche lavorato a Flushing Meadows e sperimentato una organizzazione e atmosfera completamente diverse. Lavorare agli US Open non è stancante, di più. Allora la sala stampa era in cima agli spalti del centrale, circondata da vetrate e strettissima, difficile da raggiungere, complicato lavorarci. L’atmosfera è quella che si respira in America, chiasso, musica, cibo, ma soprattutto libertà assoluta di circolazione per tutti, cosa che a Wimbledon non è pensabile. Due edizioni sono bastate per me.
Il lavoro a Wimbledon mi ha ovviamente fatto conoscere il dietro le quinte del tennis mondiale, avvicinato all’altra branca del tennis, quella della politica e dell’indirizzo, dello sviluppo e della crescita del nostro sport ai livelli più alti.
Negli anni a venire molte cose si sono succedute. La più importante per l’Italia del tennis è stato l’avvento di Angelo Binaghi alla guida della nostra federazione. Sardo, mio quasi coetaneo (lui classe 1960 io 1958), amico, concittadino e atleta del mio stesso circolo, grazie al quale, fatto ancora più importante, ho conquistato il mio unico titolo italiano (doppio misto Campionati Nazionali Universitari), diventa prima consigliere federale, poi Presidente della Federazione Italiana Tennis. La crescita esponenziale ed esplosiva del tennis italiano grazie alla presidenza Binaghi ha comportato negli anni, tra le tante cose, anche il nuovo ruolo del nostro paese negli organismi di governo europei e mondiali del nostro sport. La mia esperienza a Wimbledon e dintorni, la mia dimestichezza con le lingue straniere e, credo, il mio entusiasmo e la mia disponibilità, hanno contribuito certamente alla mia nomina, su proposta del Presidente Binaghi, a componente della Commissione Olimpica della Federazione Internazionale nel 2007, giusto un anno prima delle Olimpiadi di Pechino. Credo che non ci sia cosa più bella per uno sportivo che partecipare dall’interno a una edizione delle Olimpiadi. A me ne sono capitate due, Pechino e Londra, e mi ritengo la donna più fortunata del mondo, immensamente grata alla Federazione Italiana e ovviamente al Presidente Binaghi per avermi permesso di parteciparvi in quel ruolo.
Successivamente a questa nomina sono entrata nella Commissione Development di Tennis Europe, ruolo che ho mantenuto fino al 2013. In ITF sono passata dalle Olimpiadi alla Commissione Fed Cup per un’altra esperienza bellissima, anche se posteriore agli incredibili successi italiani. Dal 2016, invece, faccio parte della Commissione che si occupa della organizzazione del Circuito Femminile ITF.
Sul fronte europeo, gli ultimi anni mi hanno visto eletta al Board dai rappresentanti delle 45 federazioni europee e Presidente della Commissione Development, forse la più importante della organizzazione perché gestisce i fondi destinati alla crescita del tennis giovanile, allo sviluppo dello sport, alla istruzione e certificazione dei maestri di tennis nelle nazioni meno sviluppate d’Europa.
In questi anni è cresciuto anche il mio impegno in federazione, a livello locale e nazionale, a favore dei PIA, dei Centri Estivi e dell’Istituto di Formazione intitolato al compianto Roberto Lombardi. Insieme e soprattutto grazie ai responsabili dell’Istituto, faccio parte del comitato organizzatore del Simposio Internazionale Maestri, giunto alla terza edizione, che ogni due anni durante le qualificazioni del Foro Italico vede la partecipazione di ben 4000 maestri italiani e stranieri riuniti nella Next Gen Arena ad ascoltare e partecipare delle testimonianza di grandi tecnici e coach (Judy Murray, Patrick Mouratoglu, Nick Bollettieri, Max Sartori, Emilio Sanchez, fra gli altri).
Contestualmente, cresce l’influenza e la presenza della nostra Federazione a livello internazionale, con forti prese di posizione da parte del nostro Presidente sulla necessità di cambiamento del modello di gestione e di un più incisivo contrasto allo strapotere dei gestori dei tour ATP e WTA. Dal 2016 il Presidente Binaghi fa parte della Commissione coppa Davis, la più importante ed influente della Federazione Internazionale.
Durante gli ultimi anni, il mio impegno in Tennis Europe è notevolmente aumentato. Come tutti i volontari impegnati nel governo degli sport, non è semplice comprendere i meccanismi e le procedure di una organizzazione complessa come Tennis Europe che riunisce tante federazioni, di dimensioni, economia e cultura tennistica così diverse. Ci vuole tempo per capire, analizzare ed eventualmente proporre. Ho pensato che la mia esperienza consolidata all’interno della organizzazione potesse fare di me una giusta candidata alla Presidenza, dopo un decennio di scarsi cambiamenti. Quindi ho deciso di candidarmi e di competere nella corsa insieme ad altri tre, tutti uomini, nessuno dei quali proveniente dall’interno della organizzazione.
Ovviamente mi sbagliavo. E non sono stata eletta come prima Presidente donna nella storia del tennis non solo europeo, ma anche mondiale. Sarebbe stato bello, ma non è successo, certamente per mio demerito (non mi sono dedicata abbastanza alla campagna elettorale) e perché non ho probabilmente cavalcato a dovere l’onda della volontà del cambiamento che sta animando le federazioni più piccole. Ho però avuto la grande soddisfazione di ricevere moltissimi voti nella elezione del Board, fatto che, forse insieme alla mia esperienza (solo due di noi provengono dal precedente consiglio) hanno portato il neo-presidente russo Vladimir Dimitriev a nominarmi Vice-Presidente (insieme ad altri due colleghi). Vedremo nei prossimi mesi come la nuova presidenza di Tennis Europe e questo nuovo Board (nel quale per la prima volta vi sono 3 donne) sapranno rispondere alla richiesta di cambiamento espressa dal voto in Assemblea.
Dal punto di vista più strettamente personale, questo nuovo incarico rappresenta certamente una soddisfazione in più, il coronamento di 30 anni di esperienza nel campo della politica del tennis internazionale, la ciliegina su una torta bellissima che mi sono ritrovata in mano quasi senza accorgermi, una edizione di Wimbledon dopo l’altra, inframezzata da due Olimpiadi, coppa Davis, Fed Cup, tanto, tanto tennis e ancora tennis.
Luisanna Fodde