A nostro avviso non lascia, in fondo ha 72 anni e mezzo e ancora tanti record da perseguire. La serie B la visse solo a Cagliari, in avvio di carriera, dopo il debutto in serie D e in C1, a Lamezia Terme e poi a Napoli, nel Campania Puteolana, con la Fiorentina, che poi portò al successo in coppa Italia, e la scorsa stagione, da subentrato a Liverani.
Sa che a Cagliari non avrebbe potuto fare di più, come nel biennio a Genova, sponda Sampdoria.
Intanto si riposa, se capita la nazionale giusta, magari anche lontana, può provare a qualificarsi per il mondiale del 2026. L’unica volta che lavorò non con un club fu in Grecia, nel 2014, durò appena 4 partite, con un punto, nelle qualificazioni agli Europei che poi avrebbe vinto il Portogallo, con Cristiano Ronaldo.
L’impegno con una nazionale è fisicamente meno impegnativo, rientro nel suo essere manager all’inglese che ha già apprezzato proprio in Gran Bretagna. Non trovasse la soluzione giusta, resta fermo, pronto a subentrare in serie A se lo chiameranno, persino a Cagliari, se le cose dovessero precipitare, come 2 e 3 stagioni fa.
Il suo videomessaggio. “Il mio viaggio è iniziato nell’88. Tre anni stupendi, poi sono andato via e sono diventato grande. Dopo la promozione in A, che magari non ci aspettavamo così immediata quando arrivai a gennaio, e questa salvezza mi sembra giusto lasciare. È una decisione sofferta, dura, presa a malincuore ma è giusto lasciare adesso. Preferisco andare così e non magari stare un altro anno se le cose non vanno bene. Già avevo paura nel tornare, temevo di macchiare i tre anni che ho vissuto qua e che mi hanno riempito il cuore. Nei momenti di difficoltà mi attaccavo a Cagliari e a quest’Isola felice. E non volevo venire, poi quando lessi le parole di Gigi Riva (“Claudio è uno di noi”) sono tornato. Mi son detto lasciamo stare gli egoismi e andiamo a rischiare. Adesso è giunto il momento di lasciarci. Mi auguro di essere ricordato come una persona positiva, che ha chiesto aiuto ai cagliaritani e ai sardi, senza di loro non ce l’avremmo fatta, il pubblico è stato l’uomo in più, non ci ha mai abbandonato. Ho vissuto un anno e mezzo meraviglioso. Giovedì ci sarà l’ultima partita e vi abbraccerò calorosamente”.
L’hanno salutato con tweet le ex squadre, Napoli e Sampdoria, Fiorentina e Roma, Palermo. E’ difficile trovare qualcuno che parli male del tecnico romano. Aveva Mourinho, come antagonista, una quindicina d’anni fa, poi si sono chiariti. Resta, davvero, un lord, unico, nel nostro calcio.
Arriverà, giovedì, a 1405 panchine in campionati nazionali. Un vero eternauta.
E questo è il nostro reportage all’uscita della curva ospiti al Mapei stadium, domenica, dopo la salvezza, con tanto di aggressione finale di un ultrras
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