“Sono passato dalla fama del calciatore di Serie A a quella del giocatore radiato per la cocaina. Ho sbagliato, ho pagato, però non ho mai fatto male a nessuno”. Inizia così il lungo racconto di Jonathan Bachini, un giocatore che ha visto la sua parabola toccare vette importanti come la Nazionale, ma d’improvviso crollare nel vortice della cocaina.
Nato a Livorno nel 1975, Jonathan cresce fra le fila dell’Alessandria dove inizia a farsi notare e a raggiungere così la chiamata dell’Udinese che, al termine di due stagioni trascorse senza mai esordire, decide di mandarlo nuovamente in Serie C a farsi le ossa, ancora una volta al servizio dei grigi piemontesi.
Lì trova fiducia tanto da esordire a soli diciannove anni nel 1994 e proseguire la stagione successiva alla Juve Stabia dove contribuisce alla salvezza grazie alla vittoria sul Nola ai play-out. L’Udinese continua a tenerlo sotto controllo, ma nel 1996 decide ancora una volta di mandarlo in prestito, questa volta al Lecce in Serie B dove incrementa il suo minutaggio.
Jonathan è ormai un calciatore maturo tanto da venir chiamato in Under 21 da Rossano Giampaglia per le sfide di qualificazione agli Europei di categoria. Per il salto in Serie A è solo una questione di tempo tanto che l’Udinese nell’estate del 1997 lo richiama e gli offre le chiavi del centrocampo. Bachini non tradisce le aspettative e porta i bianconeri a un sorprendente terzo posto, trascinati dai gol di Oliver Bierhoff.
Tutto ciò significa esordio in Coppa Uefa nell’autunno 1998, ma soprattutto convocazione in Nazionale maggiore da parte del commissario tecnico Dino Zoff che, in vista della sfida di qualificazione ai Mondiali con la Svizzera, in programma il 10 ottobre, decide di puntare su di lui. L’Italia non entusiasma, ma dimostra di aver una netta superiorità rispetto agli elvetici tanto da subire praticamente solo un tiro, prontamente bloccato da Gianluigi Buffon.
Nonostante tutto Alessandro Del Piero è in grande forma e prima si inventa una diagonale chirurgica al limite dell’area, in grado di portare gli azzurri in vantaggio al 19’, poi realizza una punizione da cineteca al 61’ che lascia di stucco Andreas Hilfiker. Proprio in quel momento Bachini fa il proprio ingresso in campo al posto di Eusebio Di Francesco davanti al suo pubblico, quello dello Stadio Friuli di Udine, permettendo all’Italia di andare più volte vicina al 3-0.
Per il livornese è un’ottima occasione che si ripete il 16 dicembre quando va in scena una storica amichevole con l’All-Star Team. All’Olimpico di Roma scende in campo un undici favoloso che può vantare fra gli altri Rui Costa, George Weah, Zinedine Zidane, Ronaldo e Gabriel Omar Batistuta. Una squadra forse eccessivamente offensiva, che però mette in difficoltà l’Italia nei primi minuti.
Gli highlights di Italia-All-Stars Team del 16 dicembre 1998
Dopo il vantaggio di Filippo Inzaghi al nono minuto, i big del calcio mondiale replicano con Batistuta al ventesimo e Weah al ventitreesimo. Tutto fa pensare a un trionfo scontato per i calciatori più invidiati del panorama internazionale, ma proprio in quel momento gli uomini di Zoff ritrovano la solidità e l’equilibrio che li contraddistingue. Di Francesco pareggia al trentasettesimo, Diego Fuser compie il sorpasso al quarantaquattresimo e chiude il primo tempo sul 3-2 per la formazione tricolore, sostenuta da uno scatenato Demetrio Albertini, in grado di servire tre assist.
A fronte di un risultato del genere, c’è spazio per tutti, anche per Bachini che dopo l’intervallo subentra a Di Francesco e partecipa alla festa del gol azzurro. Enrico Chiesa, schierato al posto di Francesco Totti, firma una tripletta che fissa il punteggio sul 6-2 scrivendo così un momento storico per il calcio italiano.
Per Bachini non resta far altro che continuare a brillare con l’Udinese per inserirsi a pieno titolo nel gruppo che parteciperà agli Europei 2000, tuttavia nell’estate del 1999 arriva la chiamata della Juventus. Con Carlo Ancelotti in panchina Jonathan fatica, raccoglie solo tredici presenze in due anni e perde così definitivamente il treno della Nazionale. Nel gennaio 2001 viene mandato in prestito al Brescia, ma per lui le porte della Juve sono ormai chiuse.
In estate torna a Torino, ma il club bianconero decide di inserirlo come contropartita tecnica con il Parma nell’affare che porta Buffon in Piemonte venendo valutato 30 miliardi di lire. In Emilia Bachini non vede praticamente il campo, disputa una sola partita tanto che a settembre torna subito a Brescia dove ritrova quello spazio incontrato qualche mese prima.
Lì gioca al fianco di campioni come Roberto Baggio e Pep Guardiola che stravedono per lui: “Roberto Baggio una volta ha detto che sono il più forte con cui abbia giocato. Pep Guardiola, invece, durante un allenamento con il Brescia, mi fissò per un po’, poi mi disse che mi invidiava da morire. Ma come!? Era uno dei migliori centrocampisti del mondo, una leggenda del Barcellona! Mi rispose che avevo ragione, però lui avrebbe voluto saper saltare l’uomo come facevo io”.
A Brescia Bachini sembra aver trovato un’isola felice, ma la lunga ombra della cocaina lo travolge nel novembre 2004 quando viene trovato positivo in un controllo fuori dal campo. Jonathan viene squalificato per nove mesi (pena aumentata a un anno dalla Commissione d’Appello Federale) e puntualmente licenziato dalle Rondinelle.
Al termine del periodo di stop Bachini ritrova il campo con il Siena, ma la sua esperienza in Toscana finisce quasi prima di iniziare: il 4 dicembre 2005 viene nuovamente pizzicato alla cocaina prima di un match con la Lazio e a gennaio 2006 squalificato per la seconda volta. Senza pensarci due volte il Siena rescinde il contratto, mentre la Corte Federale decide di qualche mese dopo di squalificarlo a vita.
Per Bachini arriva la parola fine di una carriera con importanti acuti, ma anche con brusche frenate che lo hanno costretto a cambiare lavoro tanto da tornare nella sua Livorno come portuale. Un incubo che ha fine nell’estate 2023 quando la Procura Nazionale del Coni decide di rivedere il suo caso e annullare la squalifica a vita consentendo al toscano di tornare ad assaporare la sua più grande passione.