Il rispetto delle regole e la cultura della legalità devono essere trasmesse dalla Famiglia, dalla Scuola e dalla Società Sportiva.
Purtroppo la Scuola a volte disattende quest’aspettativa, limitandosi a superficiali norme di comportamento, perché incapace di farsi carico nel profondo del malessere dei suoi studenti e della loro solitudine esistenziale.
- In questo contesto l’Insegnante di Educazione Fisica e di giocosport deve incoraggiare, ascoltare e accompagnare il “gruppo classe” con offerte motorie molteplici e polisportive, con l’intento di creare nei bambini un’abitudine duratura alla pratica motoria e sportiva.
A Scuola, nelle sue proposte motorie e sportive, l’Insegnante può organizzare un contesto di gioco e di sport che motivi alla lealtà, alla tenacia nel raggiungimento del risultato sperato, all’accettazione di sforzi e di sacrifici.
Tra gli 8 e i 10 anni inizia la scoperta e l’accettazione della regola, il bambino è nell’età della cooperazione. E’ questa l’età giusta per l’educazione sportiva e il giocosport, è l’età in cui il bambino possiede un ricco bagaglio motorio, si sente sufficientemente sicuro di sè, ha la capacità di scegliere, vuole impegnarsi per migliorare e prova entusiasmo nell’esperienza sportiva.
In questa fascia d’età si richiede da parte degli Insegnanti un’elevata capacità di lettura dei fenomeni comportamentali dei bambini quando giocano.
Nella fase iniziale dell’approccio al giocosport, la dimensione ludica deve essere prioritaria, poi nella competizione ognuno potrà dare dimostrazione di sé a se stesso e agli altri e per il bambino il giocosport si associa al controllo e alla voglia di mettersi alla prova per raggiungere quell’autostima che gli permetterà di mantenere le sue relazioni sociali, ma si associa anche al bisogno di autodisciplina, alla ricerca del benessere, della lealtà e rispetto delle regole in opposizione alla slealtà e all’anarchia.
Il giocosport permette di acquisire fiducia nelle proprie capacità, di favorire il rispetto e l’accettazione degli altri, insegna a vincere e a perdere senza esaltazioni o drammi, insegna ad accettare le regole e il loro ruolo.
D’altra parte, già a quest’età, l’alternarsi di vittorie e sconfitte rappresenta un importante momento evolutivo perché le une confermano l’autostima e la voglia di migliorarsi, le altre portano alla consapevolezza di avere dei limiti.
Il bambino, ogni giorno, cerca la sua identità nel rapporto con i coetanei,
entrando in rapporto con gli amici, riceve diverse risposte (essere riconosciuto come il leader, essere cercato perché gioca bene a calcio o a Minibasket oppure perché corre veloce), che danno identità a se stesso e soprattutto che lo porta ad entrare in relazione con gli altri, cercando quella che è “la distanza ravvicinata”, che potremmo chiamare intimità.
Attraverso i giochisport (individuali e di squadra) l’Insegnante può educare i bambini al fair-play (legalità, lealtà e rispetto), dove il fair-play, comprende i concetti di amicizia, di rispetto degli altri e di spirito sportivo, la lotta contro l’imbroglio, contro le astuzie al limite della regola, alla violenza (sia fisica che verbale) e insegna a:
- giocare bene,
- giocare assieme;
- rispettare gli avversari;
- rispettare le regole del gioco;
- controllare gli impulsi e l’aggressività;
- non umiliare gli avversari;
- aiutare chi è in difficoltà;
- assumersi le proprie responsabilità;
- rispettare gli arbitri e i giudici di gara.
“Umano è vincere, umano è perdere, ma la sfida sta nel saper vivere con nobiltà e dignità d’intenzione e di comportamento, l’uno e l’altro momento della vita: entrambi sono degni di memoria se riferiti al cammino di crescita e di perfezione della persona”.