Due a zero. Nella prima partita delle qualificazioni agli Europei, l’Italia merita il successo ampio, ma non schiacciante contro la Finlandia.
Può fare sicuramente meglio, deve crescere, ma vince soprattutto nella filosofia del nuovo commissario tecnico, Roberto Mancini. Che viene premiato dai gol dei giovanissimi Barella (classe ’97) e Kean (2000), e lancia anche Zaniolo (’99) .
Ma soprattutto rilancia l’Italia del calcio di qualità, quello che ha sempre caratterizzato lo sport più seguito ed amato del paese. Riallacciando quel legame d’amore e di passione che, dallo stadio Friuli di Udine, si allarga a tutti gli appassionati e sicuramente darà molti frutti.
Quella del primo tempo è un’Italia bella ma non bellissima, che passa già al 7’ con un bel tiro da fuori di Barella deviato da Vaisanen che spiazza il portiere Hradecky.
Qualche sofferenza di troppo
E’ il primo gol in azzurro del centrocampista del Cagliari, il nono centro diverso dei nove marcatori italiani della gestione Mancini. E’ un gol che suggella un’ottima prestazione, la migliore della squadra di casa che esalta il Friuli di Udine .
Anche se gli azzurri, finalmente ricchi di quelle individualità che sono mancate nelle qualificazioni ai Mondiali, soffrono moltissimo la difesa a cinque della Finlandia, non trovano velocità di fraseggi a centrocampo e fluidità sulle fasce.
Qua Piccini è molto più intraprendente di Binaghi ed è il migliore della squadra di Mancini, insieme al sorprendente, velocissimo, Kean, che impressiona per personalità e intraprendenza a dispetto della sua classe 2000.
Bravo anche Bernardeschi, che deve illuminare il gioco sotto porta, sostenuto alle spalle della coppia Verratti-Jorginho.
Non riesce ad attivare Immobile, intrappolato in mezzo all’area dalla maginot finlandese, ma meriterebbe il rigore per il dribbling a rientrare su Vaisanen al 40’ . Forse l’unico errore che commette è quello di non cadere subito, ma sullo slancio. Per cui non convince l’arbitro Grinfeld. Né può trovare conforto dal Var, che in queste qualificazioni agli Europei non c’è.
Il secondo tempo è molto più vivo e ricco di occasioni da parte dell’Italia, che alza di molto mentre la Finlandia rimane soprattutto attenta a contrastare e non prendere gol. E si fa notare solo con Lod.
Già al 2’ Immobile – insistentemente richiamato dal c.t. Mancini – centra le testa di Vaisanen su cross di Bernardeschi, poi non riesce a sfruttare una illuminazione di Verratti, anche se è molto più attivo del primo tempo. Mentre Kean, che ha invertito posizione con Berbardeschi, per due volte, da destra, non riesce a finalizzare i suoi scatti brucianti da alla vecchia maniera, sbagliando l’ultimo passaggio e poi smarrendo, sulla fascia destra l’esaltante elettricità iniziale che aveva mostrato a sinistra.
Ancora prima di Rivera
Tanta, maggiore, intensità e velocità offensiva azzurra, non porta frutti.
Mentre un clamoroso errore di Jorginho a centrocampo trova fortunatamente un salvataggio di Piccini su Pirinen nel solido apparato difensivo italiano Donnarumma-Bonucci-Chiellini.
E, al 65’, Pukki, su cross di Lod, si mangia la più clamorosa occasione da gol degli ospiti. Mancini è scontento, fa riscaldare Quagliarella e Zaniolo, ma poi, come spesso succede nel calcio, dopo un po’ di confusione e qualche errore di troppo, proprio da una fase di stanca, nasce il 2-0 dell’Italia.
Proprio grazie a Immobile, il giocatore più in difficoltà tecnica – troppo lontano dall’altra punta Kean – che al 74’ lancia con un assist delizioso il velocissimo attaccante della Juventus. E il 19enne Moise Bioty – il predestinato, secondo Mancini – infila di sinistro il portiere finlandese in uscita, diventando il secondo più giovane marcatore della storia azzurra, dopo Bruno Nicolé (a 18 anni e 258 giorni), ma prima di Gianni Rivera.
Dopo l’assist, Immobile, sempre generosissimo, lascia il posto a Fabio Quagliarella, un giovane di 36 anni nell’Italia dei giovanissimi di Mancini, che, all’81’, colpisce benissimo di testa ma si vede parare il gol da Hradecky e all’85’, con un tiro da fuori, ancora su passaggio di Bernardeschi, scheggia la traversa.
Peccato davvero per il centravanti napoletano che sta facendo faville in serie A, capocannoniere con 21 gol, e ha lasciato grandissimi ricordi a Udine. Peccato che non sia premiato dal gol. Ma sembra la chioccia ideale per talenti di purissima classe come Zaniolo, cui Mancini regala qualche attimo di felicità nell’esordio azzurro.