Jannik è sempre più un numero 1. Per come si allena, si prepara, per il rispetto che ha per lo sport e per il prossimo. Una mentalità vincente nella considerazione del sacrificio e degli altri. Sempre più numero 1 per come riesce a giocare e a vincere. E nella finale ad Halle si sono visti bene tutti i suoi volti da primo in classifica. Innanzitutto, il savoir faire, ancora una volta, nel fare la differenza quando si è sul filo del rasoio, come nei due tie-break che gli hanno regalato il primo sigillo in carriera sulla superficie erbosa. Da notare che ne ha giocati in ogni partita del torneo, ha perso i primi tre ma gli ultimi quattro, i più importanti, li ha fatti suoi. A sfidarlo nella finale del Terra Wortmann Open il grando amico nonché compagno di doppio Hubi Hurkacz, n.7 ATP, avversario difficile, grande battitore e capace di sfoggiare punti da standing ovation. Tuttavia, al polacco tutto questo non è bastato. Il dominio alla battuta (il 94% dei punti con la prima e il 68% con la seconda) da parte di Sinner, la sua maggiore supremazia negli scambi, la grande intensità da fondo e la lucidità nel fare la scelta giusta al momento giusto, alla fine hanno sopraffatto Hurkacz, e l’altoatesino è riuscito a sollevare il suo primo trofeo sui prati imponendosi per 7-6(8) 7-6(2), in un’ora e 50 minuti. Vittoria da n. 1 e record da n. 1.
Primo titolo su un’erba particolarmente nobile poiché Jannik non solo è il primo italiano a vincere sui prati di Halle ma è anche il primo n. 1 del mondo a trionfare nella città tedesca dopo un certo Roger Federer, che vi ha conquistato la bellezza di 10 trofei. Sinner è diventato l’ottavo giocatore ad aver vinto il primo torneo disputato da n. 1 dopo Connors, Borg, Wilander, Edberg, Sampras, Djokovic e Murry. È inoltre il quarto azzurro a conquistare un trofeo sull’erba dopo Berrettini, Seppi e Sonego e il terzo – insieme a Sonego e Seppi- ad aver vinto almeno un torneo sulle tre diverse superfici, il 17esimo tra i colleghi ancora attivi nel circuito. Il trionfo ad Halle è il quarto sigillo stagionale (dopo l’Australian Open, Rotterdam e Miami), il 14esimo finora in carriera; è inoltre il 38esimo match vinto dall’inizio dell’anno (con solamente tre sconfitte, per mano di Alcaraz in semifinale ad Indian Wells e al Roland Garros e di Tsitsipas, ancora in semifinale, a Montecarlo).
Protagonista assoluto della domenica tedesca ad Halle e della cerimonia di premiazione, Jannik tuttavia, per un attimo, ha voluto mettersi in secondo piano e regalare una parte della ribalta a qualcun altro: “Dedico questa vittoria alla mia ragazza, Anna, ha giocato la finale a Berlino oggi e ha perso con cinque matchpoint e mi dispiace tanto per lei. Ma, come me, anche lei ha avuto una settimana fantastica”. Lo Jannik di qualche tempo fa, schivo, un po’ cupo e del tutto segreto sulla sua vita privata ha lasciato spazio ad un ragazzo sempre più maturo, fresco e sbarazzino quanto basta – seppure ancora molto riservato – con un gran sorriso e i riccioloni ramati sulla fronte.
Il sorriso, appunto, è una delle armi di questo Sinner sempre più vincente e felice di stare in campo; il sorriso, che non è mancato neanche nella semifinale contro Zhang, quando uno spettatore ha starnutito nel momento in cui Jannik stava servendo, suscitandogli una risata inarrestabile, insieme all’avversario. Oppure quando, durante uno recupero estremo, ha tentato un po’ goffamente di imitare la stessa prodezza compiuta da Hurkacz poco prima, scoppiando a ridere verso il suo angolo e suo papà, anch’essi divertiti nel box. Felice, Sinner, di condividere la stessa metà campo proprio con Hubi, il suo migliore amico nel circuito, nel torneo di doppio ad Halle, per poi ritrovarselo dall’altra parte della rete, domenica in finale: “Nel match contro Hubi” aveva detto l’altoatesino, “per circa due ore non saremo amici, ma finito l’ultimo quindici torneremo ad esserlo come sempre”.
Felice e impaziente, Jannik, di volare ai Championships: “Non vedo l’ora di essere a Wimbledon. L’anno scorso ho fatto la semifinale, ho giocato un buon tennis, dunque vediamo come andrà quest’anno. Certo, adesso sono un po’ più in fiducia, l’erba lì è un po’ diversa, ma ho una settimana per prepararmi e speriamo sia un buon torneo”. I tanto amati prati di Londra sui quali, da domenica, “danza” nuovamente anche Novak Djokovic. Il serbo, nonostante l’artroscopia al menisco dello scorso 5 giugno, non ne vuole proprio sapere di rinunciare ad eguagliare (e, ormai, quasi sempre a superare) per l’ennesima volta Roger Federer, che detiene il record di otto trofei a Wimbledon. Novak ne vanta sette.
MUSETTI, AL QUEEN’S FINALE AMARA MA TANTA FIDUCIA PER WIMBLEDON
Non ce l’ha fatta Lorenzo Musetti. Il 22enne carrarino, n. 30 ATP, ha ceduto alla maggiore solidità e freschezza di Tommy Paul che si è imposto con lo score di 6-1 7-6(8) in un’ora e mezza. Dominato nella prima manche, Lorenzo ha reagito ottimamente nella seconda in cui, dopo aver annullato un matchpoint ha avuto a sua volta a disposizione un setpoint. Tommy, 27 anni e n. 12 del ranking, ha conquistato il terzo titolo in carriera (dopo Stoccolma e Dallas), il primo su erba e della categoria ‘500’. È inoltre il primo statunitense ad imporsi ai cinch Championships dopo Sam Querrey, nel 2010. Da oggi è il nuovo n. 1 d’America, avendo scavalcato il connazionale Fritz.
Resta comunque soddisfatto, Lorenzo, per la splendida settimana trascorsa sui campi storici del Club londinese in cui ha disputato la sua prima finale su erba: “Certamente una delle settimane più belle della mia carriera e tanti complimenti a te Tommy, è stata dura contrastare il tuo livello” ha ammesso l’azzurro, “desidero dedicare questa settimana speciale a mio figlio Ludovico“.
BOLELLI & VAVASSORI, SEMPRE PIÙ IN ALTO
Straordinari campioni di Halle, ‘Bole’ e ‘Wave’. Il duo azzurro, n. 1 del seeding, si impone in finale 7-6(3) 7-6(5), in un’ora e 44 minuti di gioco, sulla coppia tedesca formata da Krawietz e Puetz (n. 2). Secondo sigillo stagionale ottenuto insieme dopo Buenos Aires, che rafforza ulteriormente il loro attuale primato nella Race per Torino e dimostra una qualità di gioco e una sintonia che continuano a crescere e a migliorare. Simone e Andrea hanno disputato 11 tornei insieme dall’inizio dell’anno; per ora hanno in bacheca due trofei, le finali Slam di Melbourne e Parigi, le semifinali a Indian Wells e Roma e i quarti a Montecarlo e Madrid.