Il 2017 è stato l’anno di Federer o di Nadal? Fino a Wimbledon è stato l’anno di Roger, dopo gli Us Open non c’è dubbio che è stato l’anno di Rafa. Vedremo che succederà da qui a fine stagione per dirimere la questione su un’annata, comunque straordinariamente positiva per tutti e due i campioni del tennis, protagonisti della più importante ed eccitante rivalità della storia delle racchette, e dello sport in assoluto. E se parliamo di imprese: è più grande il decimo sigillo di Nadal al Roland Garros oppure l’ottavo di Federer a Wimbledon? Anche qui, vince Rafa, perché, al di là del numero in sé, che ha il suo peso specifico, fra i numeri, 10 trionfi nello stesso Slam rimarrà un risultato enorme, incredibile e magari imbattibile, anche perché ancor più netto, come vantaggio nello specifico Slam rispetto agli altri vincitori della prova (Bjorn Borg è “soltanto” a quota 6), mentre Roger ha staccato William Renshaw e Sampras di appena una lunghezza e soltanto a luglio. Ma se parliamo invece di magia, della capacità unica di trasformare un colpo qualsiasi in un’incredibile vincente, della dolcezza con cui ammaestra la palla e lascia a bocca aperta anche gli avversari. Soprattutto, se parliamo di chi da ammaliare, ipnotizzare, conquistare soprattutto il non appassionato, il non conoscitore di tennis, e di mantenere altissima l’attenzione per qualsiasi sua prestazione, allora il nome che spicca e spiccherà nel tempo è sicuramente quello di Roger Federer.
Come lui, nello sport, ci sono pochissimi. Da Pelé a Maradona a Messi, da Alì a Carl Lewis, da Michael Jordan a John McEnroe, a Bolt, a due italiani, uno è Alberto Tomba e l’altro è sicuramente Valentino Rossi. Due campioni unici, fuori categoria, umanissimi e nel stesso tempo super-eroi, capaci di cambiare la dimensione dello sport tutto, di trasformare in esperti anche gli ignoranti e gli agnostici. “Tomba la bomba” ci faceva impazzire con quella capacità irreale di stravolgere il cronometro, la classifica, tutto, ci teneva incollati davanti alla tv, ci coinvolgeva anche più del solito calcio: non apriva la strada a critiche, contestazioni, dubbi, lo amavi e basta, perché alimentava i nostri sogni più impossibili, a livelli sempre altissimi. Per poi condirli con quel suo sorriso beffardo. E Valentino, con quel nome da conquistatore, ha sempre fatto altrettanto e continua a farlo. Tanto che oggi alle 14 l’Italia tutta, anche quella che non è patita di moto, anche quella che la moto proprio non la capisce, anche quella che la moto non la guida e non la vuole guidare, anche quella che ha paura dei sorpassi e della velocità, sarà davanti alla tv per seguire la sua gara ad Aragona, o comunque si informerà del risultato, cioè, del suo risultato. “Che ha fatto Valentino?”. Siamo sicuri che oggi milioni di italiani cercheranno la risposta alla medesima domanda. Già, che farà il nostro Peter Pan, quella faccia da schiaffi che da vent’anni tiene in pugno un intero sport? Che farà dopo aver rovesciato ancora una volta la realtà, tornando in pista ad appena tre settimane dall’intervento chirurgico a tibia e perone mentre per i normali mortali i tempi di recupero arrivano a un paio di mesi? Che farà dopo che s’è piazzato al terzo posto nella griglia di partenza della quindicesima prova del Mondiale di MotoGP?
I Tomba e i Rossi non esauriscono mai i miracoli. Ravvivano continuamente i nostri sogni di comuni esseri umani. Riaccendono sempre un altro sorriso unico, beato, sui nostri volti e nei nostri occhi. Non ci appagano mai, proprio perché ci hanno viziati. Facendosi amare ancora di più, se possibile. Come Valentino, che s’è ripresentato claudicante dopo la rovinosa caduta, la doppia frattura alla gamba e l’operazione, si vedeva che soffriva mentre si appoggiava ad una stampella, si vedeva che temeva il responso del test medico di ammissione alla gara, eppure, come se niente fosse, ha cavalcato il suo bolide da 270 cavalli, un bisonte di 160 chili, e l’ha fatto volare dal via al traguardo. Già, il traguardo, un’altra parola che, nel paradiso dei fenomeni, cambia significato. Perché, per noi, l’hanno già abbondantemente superato, comunque finisca la prossima gara.