Che doppietta, ragazzi. Splendida, entusiasmante, bellissima, emozionante. Commovente pure. Chi alla fine della battaglia di Katowice non si è commosso per l’impresa dei giovani azzurri, alzi la mano. Bugiardo. Il 3-2 di domenica sera, ben descritto dalla Gazzetta, unico quotidiano con l’inviato presente, diventa storico. Da iscrivere a lettere d’oro negli annali della federazia. E si colloca di fianco alla splendida vittoria ottenuta poche settimane prima, di sabato, dalle ragazze sulla Serbia padrona di casa a Belgrado. Così, nello stesso magico settembre, l’Italia si colloca sul trono continentale della pallavolo grazie a due formazioni giovani, proiettate nel futuro.
Davide Mazzanti con le sue ragazze ha compiuto l’impresa di sfatare il pericolo della bestia nera serba e della Boskovic. Ricordate quella finale trasmessa dalla Rai? Non più solo Paola Egonu, la super-woman. Ma tutta una squadra cementate dalla prestazione straordinaria della capitana, Myriam Sylla. La squadra maschile ha saputo emulare l’impresa delle ragazze, pareggiando il conto. Un oro per ciascuno, per la maggior gloria della Fipav e della Superlega, rappresentate sulla tribuna dai presidenti, Giuseppe Manfredi e Massimo Righi.
Se l’impresa delle ragazze è stata considerata giustamente eclatante, ottenuta di fronte al pubblico serbo. Circa ventimila urlanti. Così pure quella dei ragazzi è apparsa straordinaria. Perché la Slovenia, grande come il Piemonte, tre milioni scarsi di abitanti, è stata avversaria irriducibile e ferratissima, disputando una gara eccezionale. Ma stavolta il pubblico polacco, privato proprio dagli sloveni beffardi della sua squadra in finale, si è schierato con tifo magnifico e patriottico a favore dei nostri. Sorretti quindi da un appoggio corale altrimenti destinato contro di noi se la Polonia di Heynen, doppio addio in una stagione, primo da Perugia, non fosse stata sconfitta dalla Slovenia in un’altra sfida bellissima.
Mazzanti è stato bravissimo. De Giorgi lo ha imitato. Davide ha convinto le sue ragazze a mettersi alle spalle una delusione cocente all’Olimpiade. Dimenticate Tokyo, il suo diktat. Le azzurre lo hanno seguito. Brave. Ferdinando, per tutti Fefè, per noi solo Ferdi, si fa prima, a Tokyo non c’era. Lui stava ricostruendo, nel silenzio di Mantova, la nazionale per gli europei. La sua abilità è stata di raccogliere alcuni azzurri post-olimpici, bastonati dall’umiliazione con l’Argentina, e portarli a credere in una impresa che pareva impossibile. Memore dei sistemi di Julio Velasco, lui che ha fatto parte della generazione dei fenomeni, tre titoli mondiali vinti, uno anche con Bebeto, l’ultimo, ha puntato sul sestetto base, rimasto pressochè invariato per l’intero torneo. Circondando i sette in campo con un gruppetto di giovanissimi che si erano fatti le ossa a Rimini nel torneo VN L, seguito solo dalla tv ma non dal pubblico per ordine Fivb. Con il cuore del papà, la sua preparazione di tecnico, la psicologia del padre di famiglia, il buon senso del giocatore costruitosi in anni di faticoso ma appassionato apprendistato su e giù per la penisola, il ragazzino di Squinzano ha compiuto il miracolo che tutti abbiamo visto in tv. Pilotando col il sorriso, la bonomia, la sua indubbia arguzia, le battutine diventate celebri, i ragazzi alla vittoria in un 3-2 sfibrante. Inutile ritornare su una partita vista su Rai3, che la Gazzetta ha offerto ai lettori il lunedi. Questo successo attesta la bontà del nostro vivaio, spesso irretito, trascurato, dimenticato dai dirigenti di società in caccia del pezzo pregiato straniero. I ragazzi ci sono, basta farli giocare. Come Michieletto, titolare a Trento tutto l’ultimo campionato. O Lavia, lasciato in panca dal suo tecnico Graziosi alla prima stagione ravennate, in estate misteriosamente offerto da Modena a Lorenzetti. O Galassi, un tempo definito piccolo, che in una magnifica stagione a Monza ha completato la sua maturazione esplodendo all’europeo. O Romano’, del tutto sconosciuto provenendo da tre stagioni in A2, protagonista della reazione azzurra in quell’infuocato quarto set della riscossa. O Balaso, che ormai si è guadagnato i gradi di libero titolare. O Pinali, una stagione all’attivo da titolare a Ravenna. O Anzani, il più anziano, figuriamoci, 28 anni, reduce dal tonfo olimpico, che ha saputo offrire il suo normale contributo a muro e sui primi tempi. O Giannelli, veterano 25enne, capitano in campo, regista bravissimo in un sestetto dove hanno schiacciato proprio tutti. Giustamente Mvp del campionato.
Il futuro, è nostro. Ragazzi giovani, motivati, ben guidati da un tecnico-papà, che ha esperienza, cuore intuito cervello e tanto, tanto buon senso. Godiamoci questo doppio successo e ripartiamo dal campionato, che ci offrirà emozioni, divertimento, spensieratezza. Ricordiamo questo gruppo di ragazzi spregiudicati, che ci hanno divertito, divertendosi. Che hanno battuto una grande Slovenia, ben guidata da Alberto Giuliani, tecnico marchigiano di ottimo valore, e tutti forgiati da anni di appartenenza al nostro campionato. Con l’eccezione dei due palleggiatori. Lo spot pubblicitario regalatoci dal 3-2 finale, omaggio ai valorosi sloveni, lo spettacolo è quando si gioca in due, è di incalcolabile valore. Impreziosito dalla costante presenza della Rai con due ottime coppie di telecronisti bravi, appassionati, competenti.
Un ultimo cenno, da libro Cuore. La sportività del pubblico polacco, rimasto compatto alla premiazione dopo la delusione della mancata finale. E la gioia dei giocatori polacchi e sloveni, che su podio hanno festeggiato le loro medaglie, pur meno importanti. Uno schiaffo a distanza agli inglesi, che nella finale di calcio a Wembley, a luglio si tolsero subito la medaglia. Ad imitazione dei rugbisti, pure inglesi, che sconfitti nella finale dello scorso anno dagli springboks sudafricani, rifiutarono la medaglia d’argento. Una caduta di stile che lasciamo ai vostri commenti. Ma vedere la gioia autentica di polacchi e sloveni, beh, ci ha fatto apprezzare ancor più la bellezza di questo sport, di questo ambiente. Calcio..?? No grazie. Rubbish!!
Carlo Gobbi