I dati permettono per gli amanti del divertissement di decretare i migliori allenatori in Premier League di tutti i tempi. L’analisi si è basata su molteplici fattori come la percentuale di vittorie, il totale dei punti collezionati nel corso della loro permanenza su una o più panchine all’ombra della Union Jack, la media punti a partita, l’ammontare totale di presenze in Premier e la differenza reti.
Il gradino più alto del podio ha un unico ed indiscutibile padrone: Sir Alex Ferguson, in grado di toccare livelli stellari alla voce punti totali conquistati (1752) e differenza reti (+924). Nato a Govan, Glasgow, il 31 dicembre 1941, ha guidato i “Red Devils” per ventisette anni (1986-2013). Influenzato dal calcio in salsa bianconera di Marcello Lippi, ha messo la sua griffe su tredici Premier League (record), cinque coppe d’Inghilterra, quattro coppe di Lega inglese (primato condiviso con Guardiola e José Mourinho), dieci Charity/Community Shield, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa UEFA, due Champions League, una Intercontinentale e una coppa del mondo per club. Ha poi vinto per dieci volte il titolo di miglior coach della stagione. Sir Alex Ferguson è stato molto più di un semplice allenatore per la parte “red” di Manchester, ancora oggi alla disperata ricerca di un suo degno successore in panchina: sono, infatti, già ben otto i tecnici che si sono avvicendati in quel di Old Trafford dal suo addio.
Secondo posto per uno degli allenatori più influenti del nuovo millennio: Joseph “Pep” Guardiola. Fresco vincitore di un treble da impazzire sulla sponda “blue” di Manchester, ci era già riuscito ai tempi del Barcellona, il tecnico catalano porta in dote una media punti a partita di 2,35 e una percentuale di vittoria del 75%. Sulla panchina “Citizen” dal 2016 in sostituzione del cileno Manuel Pellegrini, Guardiola ha dato nel corso della passata stagione segnali di evoluzione su piano tattico nel corso, accantonando il recupero palla esasperato e incominciando a utilizzare più spesso l’arma della verticalizzazione, complice la presenza in rosa di un asso come Haaland. In una piazza storicamente in sofferenza nei confronti dell’allure dei rivali cittadini in maglia United, Guardiola ha saputo rimescolare le carte e scavare un solco profondo tra le due anime della città grazie soprattutto alla generosità dell’emiro Khaldun al-Mubarak, alla presidenza del club dal 2008. C’era una volta, infatti, il regno dei vari CR7, Beckham e Rooney. Oggi i despoti incontrastati del campionato più bello del mondo cantano “Wonderwall” nello spogliatoio dell’Etihad Stadium e hanno i nomi di De Bruyne, Rodri e Bernardo Silva, oltre al già citato cannoniere norvegese Haaland.
Terzo posto per l’inventore del “gegenpressing” (lett. contro-pressing), Jürgen Klopp, con un punteggio di 67.79 su 100, una media di 2,1 punti a partita e una percentuale di vittoria del 62%. Approdato sulla panchina “reds” nel 2015 dopo l’esaltante esperienza alla guida del BVB tra il 2008 e il 2015, “Kloppo”, suo soprannome dai tempi del Mainz, è stato l’artefice del ritorno ai vertici del calcio mondiale del Liverpool dopo anni di anonimato: una Premier, titolo che in città mancava da trent’anni, una coppa di Lega inglese, una Coppa d’Inghilterra, un Community Shield, una Champions League, una supercoppa UEFA e, dulcis in fundo, anche il capriccio del mondiale per club. Successi con ben impresso il suo marchio di fabbrica: il riconquistare la palla il più vicino possibile alla porta, in modo tale da creare con un solo passaggio una buona occasione per i vari Salah, Firmino e Mané.
Con un punteggio di 67.03 su 100, Arsene Wenger si posiziona per un soffio appena giù dal podio. Per ventidue anni alla guida dell’Arsenal, i “gunners” lo prelevarono dai giapponesi del Nagoya Grampus nel 1996, Wenger detiene il record di 828 panchine in Premier League. È uno dei tre allenatori stranieri, insieme a Carlo Ancelotti e al già menzionato Pep Guardiola, ad aver centrato il double in Inghilterra, ovvero ad aver vinto la Premier League e la FA Cup nella medesima stagione sportiva (1997-1998 e 2001-2002). Ha il primato di vittorie in FA Cup (7) e l’unico ad essere riuscito a concludere il campionato inglese senza perdere neanche una partita. Era la Premier League 2003-2004.
Quinto posto con un punteggio di 65.03 su 100 per José Mourinho, la cui carriera in Inghilterra si è snodata tra Chelsea, Manchester United e una piccola quanto deludente parentesi al Tottenham, unica squadra che non è riuscito a portare alla vittoria di un titolo. L’attuale condottiero giallorosso ha collezionato 735 punti in 363 partite di Premier. Sesto posto per un’altra conoscenza del nostro calcio, ossia Antonio Conte, che ha totalizzato un punteggio di 64.57 su 100, mentre l’attuale CT dell’Arabia Saudita, Roberto Mancini, si piazza appena dietro: settimo posto con un punteggio di 64.36 su 100. Mikel Arteta è ottavo. L’attuale allenatore dell’Arsenal e amico/allievo di Guardiola ha un punteggio di 54.74 su 100, mentre subito dietro troviamo Carlo Ancelotti (52.98 su 100). Come fanalino di coda in questa speciale classifica troviamo Manuel Pellegrini, tre stagioni sulla panchina del Manchester City prima dell’avvento di Guardiola, con un totale di 50.86 su 100.
Vestendo i panni da veggente, non è difficile immaginare che a Conte, Mancini e Ancelotti si aggiunga presto il nome di Roberto De Zerbi, tecnico dell’ormai non più sorprendente Brighton, attualmente quinto in classifica a sole tre lunghezze dal City capolista e in grado di qualificarsi nel corso della passata stagione all’Europa League per la prima volta in 123 anni di Storia.