Diventare campione del mondo non significa soltanto realizzare un sogno, ma anche conoscere nuovi paesi e scoprire tradizioni difficili da incontrare. Fabio Del Medico ha condensato tutto ciò in pochi giorni conquistando a soli diciassette anni il titolo iridato nel keirin. Un traguardo che conferma come la strada intrapresa nel settore velocità dalla Nazionale Italiana di ciclismo su pista è quella giusta e in futuro potrebbe regalare preziosi frutti. Uno di questi potrebbe arrivare proprio dall’atleta di Crociale di Pietrasanta che, seguendo le orme del suo tecnico Ivan Quaranta, proverà a partecipare alla prossima Olimpiade di Los Angeles 2028.
Ci racconta l’esperienza in Cina?
L’esperienza è stata bellissima perché un Mondiale non ti permette soltanto di toglierti alcune soddisfazioni come corridore, ma di scoprire nuovi stili di vita perché sei dall’altra parte del mondo e vedi delle cose che in Italia sono impossibili. Molti corridori non li conoscevo, quindi in pochi giorni ho dovuto capire i loro punti deboli.
Pensava di poter vincere il Mondiale dopo il sesto posto nella velocità a squadre?
La vittoria è arrivata dopo la grande delusione degli Europei dove mi aspettavo di salire sul podio senza grandi difficoltà, cosa che invece non è riuscito. Motivo per cui non me l’aspettavo. Sulla velocità a squadre sapevo che non eravamo ancora all’altezza delle altre nazioni, non tanto per una questione tecnica, ma perché dobbiamo capire ancora cosa vogliamo fare, se solo pista o anche strada.
Questa specialità le permette di correre su strada?
Lo puoi fare, ma rischi di non dare il massimo né su strada né su pista perché in pista parti da fermo ed è inutile fare ore di allenamento su strada quando la gara dura un minuto. Meglio fare sessioni specifiche per la specialità che avere una preparazione più generica.
Come si è sentito al rientro in Italia?
E’ stato bellissimo perché a Villasanta c’è stata una grande festa dedicata me a cui si è aggiunta quella organizzata dal presidente Alberto Mazzoni. In più ho ricevuto diversi inviti per premiare i partecipanti ad alcune gare di giovanissimi dove erano presenti numerosi tifosi.
Com’è nata l’idea di lanciarsi nel keirin?
L’idea è nata circa quattro anni fa quando abbiamo fatto dei test con la Nazionale e lì ho scoperto le mie doti da velocista. Nel mio caso mi sento più forte nel keirin motivo per cui ho deciso di puntare sin da piccolo su questa specialità.
Quanto l’ha aiutata la gestione di Ivan Quaranta?
Ivan mi ha aiutato moltissimo perché sono due anni che lavoriamo assieme e il giorno della gara mi ha consentito di tranquillizzarmi, in più mi ha preparato al meglio già nei mesi che hanno anticipato il Mondiale.
Numerosi giovani si stanno mettendo in mostra nella velocità. Presto li vedremo protagonisti fra gli élite?
Il gruppo élite-Under 23 che attualmente compone la Nazionale è veramente buono. Sono sicuro che si faranno vedere in futuro, ma anche all’Europeo di quest’anno hanno stravinto e da lì si può notare come, dopo esser quasi scomparsa, la velocità italiana sia rinata.
C’è la possibilità di vederla alle Olimpiadi di Los Angeles 2028?
La speranza c’è, la voglia di qualificarsi e andare a correre è tanta, vedremo se riuscirò a centrarla. Il mio obiettivo è esser presente a Los Angeles, ma non mi resta altro che sperare.