PROMOSSI
1. Justin Thomas con 5 vittorie e un secondo posto è il giocatore che più mi ha impressionato nel 2017. Giocatore molto aggressivo dotato di una potenza devastante a dispetto di un fisico minuto, il campione americano ha dominato una larga parte della stagione con il trionfo più importante della carriera il Pga degli Stati Uniti .
2. John Rahm è arrivato sul circuito mondiale come una furia: in soli 12 mesi è salito al 4° posto della classifica mondiale con tre vittorie, l’ultima pochi giorni fa a Dubai, e una serie di piazzamenti impressionanti in 26 tornei. Classico giocatore moderno, potentissimo nel gioco lungo e formidabile nel putt ma soprattutto capace di esaltarsi nei momenti che contano, è talmente vincente che già il prossimo anno potrebbe portarsi a casa un titolo dello Slam.
3. Jordan Spieth è un altro straordinario campione che ha avuto un 2017 favoloso con la vittoria nell’Open Championship: terzo titolo Slam a soli 24 anni. È un computer del golf, con una capacità che solo i grandi campioni hanno, quella di sapersi esaltare nei momenti difficili, capace di cambiare il destino di un torneo perché in possesso di una intelligenza tattica e di una forza di concentrazione nettamente superiori alla media. Il suo 2017 è stato molto positivo con tre vittorie tre secondi posti e cinque volte nei primi dieci: promosso con pieni voti.
4. Brooks Koepka. Quando i tecnici lo hanno visto sul Challenge Tour europeo, un paio di stagioni fa, si sono meravigliati davanti a un giocatore così forte su un circuito minore. Potente, con un gioco sui Green straordinario, Koepka è il prototipo del giocatore moderno con una grandissima autostima che gli ha permesso di vincere il suo primo titolo del Grande Slam, lo US Open ad Erin Hills. Infatti, dopo aver vinto quattro tornei sul Challenge e un paio sul tour maggiore, è tornato sul tour che gli compete e, nel 2017, con 23 tornei giocati tre vittorie e cinque volte nei primi dieci è salito al settimo posto nel World Ranking.
5. Sergio Garcia. Finalmente è arrivata la vittoria in uno Slam. Dopo 18 anni di professionismo e tante vittorie nei tornei di tutto il mondo, Sergio è riuscito a coronare il sogno di ogni golfista: quella di indossare la giacca verde riservata ai vincitori del Masters di Augusta. Per lui, 22 tornei giocati tre vittorie e quattro volte nei primi dieci: non male per un ragazzo di 37 anni che negli ultimi 7 non è mai uscito dai migliori 20 del ranking mondiale.
6. Dustin Jhonson: se non fosse caduto dalle scale alla vigilia del Masters, probabilmente saremmo qui a parlare di anno magico. Ha iniziato infatti il 2017 dominando il circuito con quattro vittorie e tre secondi posti, salendo al primo posto della classifica mondiale con un gioco di devastante potenza, poi quell‘incidente che ha fermato il campione americano in un momento di forma straordinaria. Ma Johnson ormai è diventato un giocatore completo, ora può sfruttare al meglio i suoi driver di oltre 300mt con un gioco corto diventato preciso ed efficace grazie al lavoro che lui e il suo coach hanno fatto in questi ultimi anni. È il numero uno del mondo da parecchi mesi e, visto il grande equilibrio che c’è nel golf moderno, potrebbe rimanere al primo posto ancora per parecchio tempo.
7. Tommy Fleetwood. Il sogno che si avvera per il 27enne di Southport dopo una stagione perfetta, con due vittorie due secondi posti e sei top 10, l’inglese ha dovuto aspettare l’ultimo colpo sull’ultimo Green di Dubai per capire che finalmente sarebbe stato lui il vincitore dell’Ordine di merito Europeo. Non è un giocatore che mi fa impazzire, tira sempre lo stesso colpo con poca fantasia, ma comunque ha meritato di vincere la Race to Dubai per tutto il lavoro e l’impegno che ha messo. E’ il classico giocatore che non molla mai e che spesso batte avversari più talentuosi di lui.
BOCCIATI DEI TOP 50 WORLD RANKING
1. Willett. Senza dubbio una stagione da dimenticare per il Masters Champion 2016. Un solo top 10 in Malesia ad inizio anno poi solo mediocri prestazione con ben otto tagli mancati su 21 tornei giocati. Ha un sistema di gioco molto complicato, una tecnica che ha bisogno di infinite compensazioni ed un ritmo perfetto, un movimento troppo legato al feeling del giocatore che certamente non è un fenomeno ma che comunque è stato capace di afferrare con bravura e freddezza le occasioni che gli sono passate davanti nel 2016. Ha solo 30 anni, è un buonissimo giocatore che magari non vale i primi 20 della classifica mondiale ma che non dovrebbe mai uscire dai primi 50.
2. Scott. Altra delusione dell’anno perché l’australiano è sceso dal 7° al 30° posto della classifica mondiale con un top 10 a Maggio nel Players Championship, troppo poco per un numero uno del mondo che in passato è stato capace di vincere tutte le gare più importanti dai Wgc ai tornei di playoff di Fed ex fino al Masters di Augusta. Solo 18 tornei giocati, troppo poco per chi vuole rimanere in alto: svogliato.
RIVEDIBILI
1. McIlroy. Sono stato in dubbio fino all’ultimo nel metterlo tra i rivedibili, forse per il valore tecnico del giocatore, visti i risultati nel 2017, sarebbe stato più giusto spedirlo tra i bocciati anche per la svogliatezza in campo vista in qualche torneo. Un giocatore del suo talento e della sua forza non dovrebbe perdere 8 posizioni nel world ranking e terminare l’anno senza vittorie. Rory ha giocato solo 18 tornei ottenendo due secondi posti e cinque top 10, ma quello che mi è piaciuto poco del suo atteggiamento è la scarsa voglia di soffrire in campo, un campione come lui non dovrebbe mai avere un attitudine così negativa.
2. Day. E’ quello che, quest’anno, in termini di classifica ha fatto peggio di tutti: a fine 2016 era il numero uno del mondo, oggi è il 12, un anno senza vittorie in 21 tornei giocati con quattro top 10 e tre tagli mancati. Ha l’attenuante degli infortuni e dei problemi familiari, ma l’australiano è comunque sembrato in difficoltà soprattutto nei Major, dove solo al Us Pga è riuscito a difendersi.
ITALIANI
1. Francesco Molinari. Annata meravigliosa per il nostro miglior giocatore, secondo a Wentworth e poi protagonista al Pga degli Stati Uniti, Dove è arrivato ad un passo dalla vittoria, eguagliando la miglior prestazione di tutti i tempi di un italiano in un Major (Rocca). Un’infinita serie di piazzamenti sul PGA tour, dove ha ottenuto anche tre top 10 in 25 tornei giocati, gli hanno fatto guadagnare ben 10 posizioni nel World Ranking (da 31 a 21). Francesco ha fatto un vero salto di qualità, diventando uno dei migliori giocatori del mondo grazie alla durissima competizione del Pga Tour che lo ha migliorato sopratutto nel putt ed intorno ai green.
2. Edoardo Molinari. Annata con troppi alti e bassi, con un finale di stagione negativo: nei 24 tornei che ha fatto ben 13 tagli mancati, troppi per un giocatore come lui che in questo 2017 non è riuscito a ripetersi dopo la bellissima vittoria in Marocco. Edoardo è un giocatore vincente, ma sarà importante per lui capire come mai abbia giocato così male gli ultimi mesi della Race to Dubai.
3. Renato Paratore. Anche per lui una stagione piena di alti e bassi: in 26 tornei giocati, una vittoria in Svezia due top 10 e tredici tagli mancati. Renato è un giocatore che ha margini di miglioramento incredibili, dotato di mani straordinarie che gli permettono di fare colpi di recupero e approcci di qualità straordinaria ma ancora troppo grezzo nel gioco lungo e questo lo ha messo in difficoltà sui campi difficili del tour europeo nel finale di stagione.
4. Nino Bertasio. Se giocherà nel 2018 come nel finale di questa Race to Dubai, lo potremo vedere presto vincitore sul circuito Europeo. Per Bertasio, 31 tornei giocati tre top 10, tutti nel bellissimo finale di stagione che gli ha permesso di salvare la carta per il prossimo anno.
5. Matteo Manassero. Su di lui abbiamo detto e scritto di tutto ed è difficile capire quali siano state effettivamente le cause di questa crisi profonda che ha colpita il nostro giocatore. Probabilmente, alla base, ci sono due cause ben precise: la prima, è stato il cambiamento fisico che Matteo ha fatto dopo i 16 anni, la seconda è stata la volontà, andando a giocare in America, di acquisire distanza con il driver cambiando il downsing. Le due cose insieme gli hanno fatto perdere precisione e quindi naturalezza nel suo gioco. Ora, sembrerà strano, i questi problemi nel gioco lungo sono risolti, e Matteo gioca molto meglio da tee a green di quando vinceva. Ma il golf lo ha inventato il diavolo e così sono arrivate le difficoltà sul green. Nei 23 tornei che ha giocato, ci sono solamente un terzo posto in India e un top 10 in Repubblica Ceca con nove tagli mancati. Se però andiamo a vedere i numeri, ci dicono esattamente quello che è successo nel 2017 e cioé: nono nella classifica dei green in regulation tra gli ultimi nelle due classifiche del putt. Bisognerà lavorare su quello per ritrovare il Manassero vincente di qualche anno fa.
PREVISIONI 2018
Sarà un 2018 pieno di emozioni, con un grande equilibrio nel World Ranking. Non vedo un grande dominatore del circuito nei prossimi mesi, ma credo fortemente nel riscatto di Rory McIlroy che tornerà a vincere i grandi tornei, la conferma di Jordan Spieth, fenomeno tattico, e la definitiva consacrazione di John Rahm: lo spagnolo ha tutti i numeri per vincere un Major.
Ci saranno sette giocatori italiani nella Race To Dubai, non è un record ma la dimostrazione che nel settore agonistico della Federazione si stia lavorando bene nonostante i pochi giocatori a disposizione. Mi aspetto un altra grande annata di Francesco Molinari, solido come una roccia, conferme di Paratore, Edoardo Molinari e Bertasio, che devono trovare più continuità nel corso della stagione, e il riscatto di Matteo Manassero che affronta una stagione fondamentale per la sua carriera: deve ritrovare fiducia, serenità ma sopratutto quella precisione sui green che gli ha permesso di vincere quattro tornei in pochi anni di carriera. Sono curioso di vedere Pavan e Gagli, due giocatori che hanno già avuto esperienze nel circuito maggiore, ma in possesso di tecnica ed esperienza per poter essere competitivi nella Race to Dubai 2018.
Silvio Grappasonni