Immagine di copertina © Formula 1
Appassionati di motori, benvenuti a Monaco, preziosa gemma incastonata nell’opulento diadema della Formula 1, la classe “regina” del motorsport. Uno dei tracciati più conosciuti al mondo, una gara capace di forgiare e temprare nello spirito generazioni e generazioni di piloti… Iron Man compreso! Un’inesauribile fucina di leggende che farebbe invidia a Efesto. Un appuntamento irrinunciabile, regolarmente in calendario dal 1950 con le sole eccezioni del 1951, 1953, 1954 e, causa emergenza pandemica, del 2020.
Un tassello indubbiamente rilevante nella storia della F1, un circuito tra le cui chicane si sono intravisti, protetti dalla visiera del casco, tanti volti. Pochi, però, quelli degni di vestire panni principeschi. La squadra di Vegas Insider ha provato a determinare quali piloti possano fregiarsi di essere porfirogeniti, vale a dire nati avvolti in fasce di porpora. Il portale ha passato al setaccio gli arrivi di tutti i 68 GP di Monaco – il primo è datato 1950 – e le prestazioni al volante di ben 332 piloti differenti. Il risultato è stata la creazione di una speciale classifica, una graduatoria in grado di stabilire l’aristocrazia del Gran Premio di Monte Carlo.
La distribuzione dei punti
Vegas Insider ha utilizzato il metodo corrente di distribuzione punti in F1 per tutti i GP di Monaco disputati. Nelle sue varie edizioni, infatti, la F1 ha avuto differenti metodi di assegnazione punti: nel 1991, a titolo d’esempio, Ayrton Senna vinse il GP di Monte Carlo e guadagnò 10 punti in classifica. I punti quell’anno venivano assegnati ai piloti che tagliavano il traguardo classificandosi tra le prime sei posizioni: 10 punti al primo, 6 al secondo, 4 al terzo, 3 al quarto, 2 al quinto e 1 punto al sesto. Un metodo di assegnazione punti incompatibile e fortemente penalizzante se teniamo conto di quello odierno, che assegna al vincitore 25 punti.
L’assegnazione dei punti ha seguito, dunque, il modus operandi odierno: 25, 18, 15, 12, 10, 8, 6, 4, 2, 1, 1.
I reali di Monaco
Il futuro ferrarista (?) Lewis Hamilton, con i suoi 199 punti totali, rischia addirittura di insidiare al trono Alberto II di Monaco. Scherzi a parte, il pilota Mercedes ha spodestato il connazionale e precedente detentore del titolo platonico, Graham Hill, che ha totalizzato 189 punti. Michael Schumacher (188 punti) si deve accontentare, dunque, del gradino più basso del podio. Quinto posto per Ayrton Senna, che si può però consolare con il record di maggiori vittorie su questo circuito, seguito dal rivale di sempre Alain Prost.
Dopo Hamilton, per trovare un pilota ancora in attività in questa graduatoria bisogna scendere al settimo posto, occupato dall’inossidabile Fernando Alonso. Daniel Ricciardo, che qui trionfò nel 2018, staziona al diciassettesimo posto. Il vincitore dell’edizione 2022 del GP di Monaco Sergio “Checo” Perez è al quarantaquattresimo mentre il suo compagno di squadra nonché campione in carica Max Verstappen è in trentaquattresima piazza. Perez ha totalizzato lo stesso numero di punti del ferrarista spagnolo Carlos Sainz, Verstappen è solo ad una sola lunghezza da un altro ferrarista: il baffuto Nigel Mansell.
Polo position = vittoria?
A Monaco pare difficile annoiarsi tra sfarzo e divertimento per tutti i gusti. Tuttavia, la pista è stata spesso tacciata di regalare agli appassionati corse scialbe, scontate, già decise in partenza. Ovviamente, in quello che ha tutta l’aria di essere un luogo comune grande quanto il rinomato casinò della zona, un fondo di verità c’è: le qualifiche sono sempre state un momento chiave nell’economia del GP di Monte Carlo, le possibilità di vittoria, in caso di ottenimento della prima piazza in griglia di partenza, aumentano. Ma questo è un ragionamento da generale francese Lapalisse: circuito cittadino, ergo, i sorpassi sono permessi in pochi settori della pista.
Analizzando il rapporto numero di pole-position/vittorie dei piloti, la tesi è platealmente confutata. Trenta dei sessantotto vincitori del GP di Monaco sono partiti, allo spegnimento dei semafori, davanti a tutti: il 44.12% dei detentori della pole ha poi tramutato il prezioso risultato del sabato in una vittoria; il 55.88% dei vincitori del GP, invece, non è scattato davanti a tutti.
Un’interessante anomalia è il periodo che va dal 2004 al 2014. In questa finestra temporale, tutti i vincitori, eccezion fatta per Lewis Hamilton nel 2008, partirono dalla prima piazza. Hamilton quell’anno scattò in P3 e concluse davanti a Robert Kubica e a Felipe Massa, partito dalla pole position. Dal 2015 al 2022, invece, si sono registrati solamente due successi a firma dei polemen: Daniel Ricciardo nel 2018 e il solito Lewis Hamilton nel 2019. In tutte le altre annate, il primo pilota in qualifica non è mai riuscito a conquistare il gradino più alto del podio.
Tra i piloti con la migliore conversione “pole-to-win”, troviamo Graham Hill nel 1965 e nel 1968, con un tasso di successo del 100%. Un’impresa eguagliata da Fernando Alonso, Mark Webber e Nico Rosberg.
L’immortale Senna, vincendo tre volte su un totale di cinque pole positions, ha fatto registrare il 60% di pole convertite in vittorie. Niki Lauda risponde con il 66.67%, avendo chiuso al primo posto per due volte a fronte di tre pole positions, mentre Juan Manuel Fangio presenta il 50% di pole/vittorie, due podi su quattro pole totalizzate.
Un albo d’oro niente male, che testimonia la maestria e il talento che il sinuoso tracciato di Monte Carlo esige dai piloti. La graduatoria pare quasi voler dire che sfrecciare su questo asfalto è un onore, un privilegio per pochi. Riuscire a trionfare vuol dire essere una spanna sopra tutti.
L’asino della classe, in questa peculiare classifica, è Jim Clark in grado di non vincere neanche un GP a fronte di ben quattro pole positions conquistate in carriera. Nigel Mansell e il beniamino di casa Charles Leclerc gli sono molto vicini con zero vittorie su due pole positions a testa.
I predatori del podio
Il cannibale del circuito risponde al nome di Ayrton Senna. Il brasiliano ha totalizzato sia il più alto numero di vittorie (6) sia il numero più elevato di podi (8). Il fatto ancora più incredibile è che, a fronte di dieci gare completate all’ombra del casinò, il carioca abbia sempre portato la sua monoposto a podio, incluso l’anno del suo debutto, il GP del 1984, quando terminò al secondo posto a bordo della britannica Toleman-Hart. Senna ruppe l’incantesimo solamente nel 1985 e nel 1988: in entrambi i casi, però, fu costretto al ritiro.
Al secondo posto troviamo Sebastian Vettel, il pilota con più secondi posti in carriera al GP di Monaco (5) e una sola vittoria. L’eterno secondo violino della rossa, Rubens Barrichello, ha invece terminato il GP di Monte Carlo in seconda piazza quattro volte ma, a differenza del tedesco, non è riuscito a raccogliere l’intera posta in palio nemmeno una volta. Eddie Irvine e Gerhard Berger hanno qui totalizzato più terzi posti di qualunque altro pilota nella storia della F1, tre a testa.
Via col vento
Quando si parla di maggior numero di giri veloci al GP del Principato di Monaco, il protagonista può essere solo uno: Schumacher. Il tedesco ha fatto registrare il giro più rapido in ben cinque GP di Monte Carlo. Dietro di lui troviamo Fangio, Senna e Prost con quattro giri veloci a testa. Particolarmente ispirati a queste latitudini i piloti finlandesi: Mika Hakkinen e Kimi Raikkonen hanno fatto registrare il giro più veloce in tre differenti edizioni del GP del Principato. Hamilton si è avvicinato con due, un risultato che condivide con Sergio Perez.
Chissà se al termine dell’imminente GP di Monte Carlo ci saranno scossoni o “new entry” che andranno a rimpinguare le statistiche. Quello che è certo è che la F1 si prepara a ripartire nell’appuntamento più glamour dell’anno. Appuntamento domenica, ore 15, per lo spegnimento dei semafori!