Mattia Furlani è una delle stelle più brillanti del firmamento dell’atletica italiana. Esploso nell’estate 2022 con record italiani nel salto in lungo e nell’alto fra gli Under 18 con tanto di doppio oro agli Europei di categoria, il 19enne romano non si è più fermato cancellando i vari record giovanili appartenenti a Andrew Howe.
Specializzatosi nella disciplina tanto cara al campione reatino, il portacolori delle Fiamme Oro Padova ha strabiliato il mondo giocandosi il titolo mondiale indoor con il greco Miltiadis Tentoglou prima di insidiarlo nuovamente agli Europei di Roma dove ha strabiliato il pubblico presente all’Olimpico.
Forte di due medaglie d’argento internazionali e del nuovo record mondiale Under 20, Furlani è pronto a lanciarsi nella prima esperienza all’Olimpiade Estiva con un obiettivo ben preciso: sfruttare ogni occasione per migliorarsi e riscrivere la storia dello sport azzurro.
Come sta andando la maturità? Quanto influisce sulla preparazione olimpica?
Sta andando bene, anche perché sono stati due giorni discreti. Ora ci sono soltanto gli orali ed è tutto in discesa. Un po’ di stanchezza si è fatta sentire, ma non ha influito minimamente sulla preparazione.
Cosa si aspetta da Parigi 2024?
È impressionante essere all’Olimpiade a diciannove anni anche perché è un sogno che si realizza. Mi aspetto di dare il massimo di me stesso perché voglio concretizzarlo al meglio questo desiderio.
A Roma è arrivato un 8,38 che gli è valso il nuovo record mondiale Under 20, avvicinando il primato assoluto di Andrew Howe. Sarà possibile superarlo già quest’anno?
Perché no? A livello attuale posso raggiungere quelle misure, motivo per cui Parigi è un’occasione importante per battere questo record. Chiaramente l’obiettivo è di cercare la chance.
In futuro potrebbe toccare anche quota nove metri?
Non sta a me dirlo, ma per farlo è necessario raggiungere un percorso ben preciso che attualmente sto svolgendo al meglio. Bisogna arrivarci con una determinata preparazione e con un viaggio che non preveda infortuni nel mezzo. Serve ovviamente grande esperienza e il mio bagaglio si sta arricchendo di tutti i mezzi possibili per avvicinarmi a quelle misure.
Come si è sentito quando si è trovato di fronte il pubblico dell’Olimpico?
Non me l’aspettavo perché chi si trovava in Curva Tevere (di fronte alla pedana del salto in lungo, NdR) non avrebbe visto le gare di velocità. Vederla piena per seguire la mia gara è stato qualcosa di emozionante, che mi ha fatto venire la pelle d’oca perché tutte quelle persone erano lì per seguire il lungo. Speriamo in un futuro non tanto lontano di avere la possibilità di svolgere nuovamente gare di questo spessore in casa.
Oltre a lei nel salto in lungo italiano è esplosa anche Larissa Iapichino. Qual è il segreto dell’esplosione di tutti questi saltatori nel nostro paese?
È questione di crescita da parte di entrambi, anche se Larissa è sempre stata seguita al meglio per arrivare a determinati risultati. Chiaramente l’esplosione è dovuta alle maggiori attenzioni rivolte alle discipline dei salti che ha portato più persone a svolgere queste discipline e, di conseguenza, ad avere molti più campioni da un punto di vista giovanile. Vediamo come si evolve la loro carriera e mi auguro che possa concretizzarsi al meglio.
Si sarebbe mai aspettato di raggiungere livelli di questo livello in poco più di due anni?
Non mi aspettavo tanto le medaglie piuttosto che il risultato in sé. Sapevo di valere certe misure ed era l’obiettivo di quest’anno raggiungerle, però non pensavo di ottenere dei podi perché, quando gareggi con tutto il mondo, chiunque può tirar fuori il salto sufficiente per tagliare questo traguardo. Non mi aspettavo di arrivare a questi livelli in contesti del genere e per questo è stato impressionante.
Come hanno vissuto in famiglia questi risultati?
Abbiamo lavorato tutti quanti per raggiungerli, motivo per cui non sono stati stupiti che siano arrivati. È stato un risultato voluto da tutti insieme e per questo è soltanto una piccola tappa di quanto potrebbe arrivare.
A Glasgow ha spaventato un fuoriclasse come Miltiadis Tentoglou. Le è capitato di scambiare qualche parola con lui?
Miltiadis è un esempio per raggiungere determinati risultati e la sua figura insegna che, a certi traguardi, ci devi arrivare soltanto con il tempo. Ciò che mi ha suggerito è stato di preservarmi e non accelerare i tempi per raggiungere subito determinati traguardi. Per questo motivo mi ha spiegato di non avere troppa fame che tanto i risultati arriveranno comunque pian piano.
Dopo i record giovanili del 2022, ha dovuto scegliere fra il salto in alto e il lungo. C’è la possibilità che in futuro torni a disputare entrambe le discipline?
Come disciplina principale non è possibile perché mi sto specializzando sul salto in lungo per diventare un fuoriclasse in quel settore. In futuro qualche gara di salto in alto la riproporrò volentieri perché è la disciplina con cui sono nato ed è propedeutico per il lungo. Una gara di alto può aiutare per il lungo, ma portare avanti entrambe le vie è impossibile.
Quanto l’aiuterà a Parigi aver al proprio fianco campioni come Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi?
Tantissimo, soprattutto Gianmarco perché è sempre stato la mia stella da seguire. L’ho sempre visto come il top di tutti oltre che la persona che avrei voluto diventare. Conoscerlo dal vivo è differente dal vederlo come spettatore da casa. Il bello di Gianmarco è proprio questo ed è stato fondamentale per motivarmi durante le gare. Lo stesso vale per Marcell che è un grande campione che si sta riscattando in questi mesi in una maniera incredibile, senza mollare mai.