Ieri sera non si contavano i bambini allo stadio con la sua maglietta numero 45 e anche alla lettura delle formazioni lo speaker si è lasciato prendere la mano, anzi la voce, urlando per tre volte il suo nome.
Gianluca Oddenino, La Stampa
Si è fatto tutta la gara senza litigare con nessuno, a differenza, per dire, del bravo e dotato ragazzo Tonali. Ha provato a sbatterla dentro fino all’ultimo, in quel suo modo selvatico, carico di rabbia elegante. Ha provato a tirare 8 volte, ha vinto tre quarti dei contrasti aerei, ha perso 10 palloni che sono un bel po’. E alla fine si è incavolato perché è stato sconfitto.
Claudio Savelli, Libero
Gravina presenterà anche alcune proposte per combattere il sistema. A partire dalla vera novità: la tecnologia per il riconoscimento facciale. La Figc vorrebbe favorire e sostenere investimenti in questo senso che potrebbero permettere di individuare con assoluta certezza i responsabili di qualunque fatto grave all’interno degli stadi. Compresi gli ululati ai calciatori di colore. Anche per questo servirà l’appoggio politico, decisivo per permettere azioni forti negli stadi, a partire dalla sospensione delle partite.
L’Italia non è il Paese più razzista del mondo. È soltanto – in fatto di legalità – il più indolente, il più furbacchione e quindi il più lassista. Per anni abbiamo finto di non vedere. Curato la malattia con dosi omeopatiche di castigo e massicce iniezioni di retorica. Il placebo nazionale. Infatti il rischio di una terapia solo verbale rimane fortissimo: siamo sempre in attesa di sapere chi ha distribuito all’Olimpico gli osceni adesivi di Anna Frank con la maglia della Roma o se Lukaku gli ululati di Cagliari, come Dalbert quelli di Atalanta-Fiorentina, se li sia inventati.
Andrea Monti, Gazzetta dello sport