Che il riscaldamento globale sia una minaccia incombente non è più una notizia. La vicinanza temporale al punto di non ritorno e l’impalpabile reazione dei governi nemmeno. Una quindicenne svedese che striglia i potenti al palazzo di vetro dell’ONU e masse di giovani che si mobilitano nelle piazze d’Europa e del mondo ci aprono gli occhi fino a un certo punto, perché è tutto da vedere fino a quanto siamo disposti a cambiare stile di vita per salvare il futuro dei nostri figli. Finché non tocchiamo con mano le conseguenze del cambiamento, i nostri comportamenti non miglioreranno.
Da appassionati sportivi, quando abbiamo visto la Russia ospitare le Olimpiadi invernali a Sochi, località di villeggiatura assimilabile a Viareggio, abbiamo avuto la prima sorpresa. Quando tra le città che nel futuro immediato potrebbero ospitare le prossime edizioni invernali a cinque cerchi abbiamo letto il nome di Barcellona, la sorpresa è diventata stupore vero. Si tratta però sempre di grandi eventi, con enormi interessi in uno spazio di tempo ristretto. Il quotidiano è un’altra cosa. Ecco allora che leggere cosa sta accadendo agli sport invernali in Finlandia sì che ci lascia basiti. La notizia che in Finlandia tutta l’area meridionale del Paese, quella più popolata, da Helsinki a Tempere a Lahti, non ha praticamente più piste e impianti praticabili per lo sci di fondo trasforma lo stupore vero in sbalordimento.
I finlandesi lo chiamano “inverno nero”, perchè così appaiono volandoci sopra i boschi e i laghi che caratterizzano il paesaggio invernale privo di neve. Il manto bianco si ritrova solo spingendosi a nord, dal Golfo di Botnia in avanti. Sarà quella la regione che vivrà un nuovo boom turistico invernale. Se non fosse un dramma, verrebbe quasi da dire che ormai in Finlandia per sciare bisogna andare al nord, come in Italia. Solo che nella Finlandia settentrionale si scende fino a 40 gradi in meno che a Helsinki, dove non è che si stia esattamente come a Roma. Tanto per dare una vaga idea della nuova frontiera sciistica, praticabile regolarmente solo a fronte di strutture, abbigliamento tecnico e materiali alla portata delle tasche più capienti. Nel sud più popolato, c’è sempre più richiesta per gli sport al coperto.
Se la grande tradizione dell’hockey su ghiaccio finlandese non sembra dunque essere minacciata dai cambiamenti climatici, quella dello sci nordico fa i conti con il problema ambientale. Dai dati Eurostat, più di una persona su due pratica regolarmente sport in Finlandia (54%), da noi meno di una su cinque (17%). Davvero per accorgersi che la Terra sta bruciando dobbiamo attendere di superarli nello sci di fondo e venire battuti dalla nazionale di basket dell’ex Virtus Bologna Petteri Koponen?
Ruggero Canevazzi