“Sono un tipo antisociale (…) non m’importa dei giudizi della gente”. Cantava così Francesco Guccini ne “L’antisociale”. Leonardo Candi, bolognese (il cantautore è modenese, combinazione), si limita a stare lontano dai social network quanto basta per dedicarsi a se stesso: “Il web crea dipendenza. A gennaio ho deciso di staccare un po’ da Instagram e dallo smartphone in generale, perché avevo capito che mi toglievano tempo prezioso e serenità” dice la guardia della GrissinBon Reggio Emilia di Serie A, classe 1997.
Non ti sei pentito?
“No, anzi. Avevo ragione: mi sento più tranquillo e sono tornato agli hobby che mi appassionano da sempre. I contenuti del web sono spesso baggianate, lobotomizzano. Pensa che in questo periodo libero dal cellulare ho scoperto la lettura. Proprio io che non sono mai stato un divoratore di libri, mi rendo conto di quanto insegnino e aiutino a crescere. Gli ultimi? Quelli di Carlo Ancelotti e Michael Jordan”.
Quali hobby hai?
“Il disegno con matite colorate: copio le fotografie da riviste o libri su fogli A4. Da piccolo insieme al babbo mi divertivo a montare le macchine radiocomandate, nella nostra cantina ci sono ancora gli scatoloni pieni; ho ripreso a costruire i modellini, soprattutto carrarmati, e dipingo i soldatini del gioco di società ‘Flames of war’. Come tutte le attività creative stimolano il cervello e rilassano. Compresi i miei adorati Lego: quelli riempiono il garage di famiglia da bambino. Partecipavo anche alle mostre; ricordo un diorama e un plastico con pirati e gendarmi che mi erano riusciti particolarmente bene”.
Hai iniziato a giocare prima con i Lego o a basket?
“Più o meno alla stessa età. Ho tirato a canestro la prima volta a 3 anni e i miei genitori mi hanno portato presto a vedere la Fortitudo Bologna”.
Quindi in campo ti trovi come avversaria la tua squadra del cuore.
Sì, da poco, però: ho giocato con la maglia biancoblù a partire dalla under 15 fino al 2017. Il tifo per la mia città rimane nel calcio: vado allo stadio appena ho una pausa di lavoro”.
Sei cresciuto a pane e palla a spicchi: cosa ti ha insegnato il tuo sport?
“La disciplina, il rispetto dei compagni, dell’allenatore, degli avversari, valori che cerco di trasmettere ai bambini e ai ragazzi nelle scuole, durante gli incontri organizzati tra le classi e la nostra squadra. Sono esperienze che servono anche a me “.
Che consigli dai?
“Dico di fare ciò in cui credono e di divertirsi. Se fai una cosa che ti piace, ti riesce meglio e non ti costa fatica. È più o meno il messaggio che lancio ai compagni più giovani. In più provo a dare il buon esempio“.
Come?
“Cerco di impegnarmi al 100 per cento, restare concentrato, lavorare fino all’ultimo minuto di allenamento e di sorridere sempre”.
Sei una promessa della pallacanestro italiana: se fossi selezionato al draft Nba?
“Sarebbe un onore. Il mio sogno, però, è un altro: vincere l’Eurolega”.
*Credito: Pallacanestro Reggiana