L’Europa assiste attonita all’invasione russa dell’Ucraina, come se il tempo fosse tornato indietro di 30 anni, alla guerra civile sui Balcani che ha segnato l’ultimo vero conflitto armato europeo prima che il fondamentalismo arabo ci consegnasse un’altra dimensione delle guerre fra i popoli. Si ritorna all’invasione via terra di uno stato che vuole comandare su un altro. In queste condizioni, lo sport reagisce con iniziative a volte insignificanti, a volte ammirevoli. Vediamo le prime reazioni del mondo del calcio.
IL CAMPIONATO ITALIANO PARTE CON 5 MINUTI DI RITARDO
Tra le reazioni insignificanti (per non dire ridicole) c’è la Lega Calcio che farà scattare le partite di questa giornata di campionato con 5 minuti di ritardo sull’orario previsto. 5 minuti per far capire a Vladimir Putin che no, il calcio italiano non ci sta a far finta di niente, a girarsi dall’altra parte… per 5 minuti di fila, poi tutto ok, riparte immediatamente la giostra del gol, anche perché i tifosi sono impazienti di vedere Vlahovic e Dzeko e sapere se possono contare su Lautaro al Fantacalcio… Intendiamoci, non chiediamo misure drastiche, come lo stop al campionato, ma nemmeno misure simboliche risibili e completamente inutili.
LO SCHALKE 04, INDEBITATO, RINUNCIA AI MILIONI DI GAZPROM
In altri paesi le risposte sono di ben altro livello. Lo Schalke 04 ha appena annunciato di aver tolto dalla maglia lo sponsor Gazprom, l’ente di fornitura del gas russo già tra gli sponsor di primo piano della Champions League. Inoltre, la squadra tedesca ha escluso dal consiglio di amministrazione Matthias Warning, rappresentante di Gazprom e uomo di fiducia di Putin. Chi ci legge sa quanto costi oggi il gas: rinunciare alla Ferrari del metro cubo energetico significa abbandonare l’idea di appianare i debiti che attanagliano la squadra tedesca, oggi impegnata in seconda divisione, che riceve ogni anno 10 milioni dal gigante russo del gas e in seconda battuta rinviare le intenzioni di migliorare la rosa dei giocatori, di investire in infrastrutture come lo stadio, nel conseguente indotto tra merchandising (magliette di possibili nuove stelle) e valorizzazione dell’impianto di gioco a 360°, con ristoranti e locali che vi gravitano e contribuiscono al giro d’affari. Lo Schalke 04 rinuncia a tutto questo perché oggi avere sulle maglie quel nome significa di fatto avallare la potenza russa e le sue mire espansionistiche anche in termini economici. Lo Schalke 04 dà una grande lezione alla UEFA, che non riesce a fare lo stesso con la Champions’s League e la stessa sponsorizzazione di Gazprom
LA POLONIA RINUNCIA AI MONDIALI: NIENTE SPAREGGIO CON LA RUSSIA
In questo periodo, gli spareggi per il mondiale in Qatar di novembre sono alle porte. Noi italiani siamo in fibrillazione per due sfida che se non vinte ci negherebbero il secondo mondiale di fila dopo Russia 2018. Ebbene, la federazione polacca ha annunciato che la Polonia non scenderà in campo il 24 marzo a Mosca contro la Russia, di fatto rinunciando ai Mondiali, decisione che pare essere stata presa di comune accordo tra vertici federali e giocatori. Tra essi il portiere della Juve Wojciech Szczęsny, forse il più coinvolto essendo sua moglie ucraina, di sicuro quello con la posizione più decisa e con una forte richiesta finale alla FIFA: “Mia moglie è nata in Ucraina, nelle vene di mio figlio scorre sangue ucraino, parte della nostra famiglia si trova ancora in Ucraina, molti dei miei collaboratori sono ucraini e sono tutti persone eccezionali. Vedere la sofferenza sui loro volti e la paura per il loro paese mi fa capire che non posso rimanere fermo e far finta di nulla. Nel momento in cui Putin ha deciso di invadere l’Ucraina ha dichiarato guerra a tutti i valori che l’Europa rappresenta: libertà, indipendenza, ma soprattutto pace. Il 26 marzo era in programma la gara di playoff per il Mondiale in Qatar e anche se il mio cuore si spezza a scrivere questo, la mia coscienza non mi permette di giocare. Rappresentare il proprio paese è il più grande onore nella carriera di un calciatore, ma è pur sempre una scelta. Mi rifiuto di giocare contro giocatori che scelgono di rappresentare i valori e i principi della Russia. Mi rifiuto di stare in piedi sul campo, indossando i colori del mio paese e ascoltando l’inno nazionale russo. Mi rifiuto di prender parte a un evento sportivo che legittima le azioni del governo russo. So che il mio impatto può essere solamente simbolico, ma chiedo a FIFA e UEFA di intraprendere un’azione e ritenere la federazione russa responsabile delle sue azioni“. In pratica, Szczęsny chiede alla FIFA di escludere la Russia dai Mondiali.
La stella del Bayern Monaco Robert Lewandosky plaude allo strappo federale, tenendo a spiegare la posizione nei confronti dei giocatori della nazionale russa: “E’ la decisione giusta. Non riesco a immaginare di giocare una partita con la nazionale russa in una situazione in cui l’aggressione armata in Ucraina continua. I calciatori e i tifosi russi non sono responsabili di questo, ma non possiamo fingere che non stia succedendo nulla“. Gli fa eco Kamil Glik, ex di Torino e Monaco e ora al Benevento: “E’ una decisione non facile, ma ci sono cose più importanti del calcio nella vita. I nostri pensieri sono con la nazione ucraina e con il nostro amico e compagno di nazionale, Tomasz Kedziora, che si trova ancora a Kiev con la sua famiglia“.
Parole arrivate dopo le stilettate inequivocabili del presidente federale polacco Cezary Kulesza, su Twitter: “Basta chiacchiere, è ora di agire. Questa è l’unica decisione corretta“. Kulesza è impegnato con le federazioni della Svezia e della Repubblica Ceca per prendere una posizione comune da portare alla FIFA (Russia, Svezia, Repubblica Ceca e Polonia compongono uno dei gironi di squadre dal quale uscirà la qualificata alla fase finale in Qatar). Nei giorni scorsi Svezia e Repubblica Ceca e la stessa Polonia avevano preso una posizione più blanda affermando che non avrebbero giocato partite di spareggio in territorio russo, ma le frasi del presidente polacco vanno in una direzione molto più netta: non giocheremo con la Russia da nessuna parte.
SAN PIETROBURGO PERDE LA FINALE DI CHAMPIONS LEAGUE
Tra le misure doverose, registriamo quella dell’UEFA che ha tolto a San Pietroburgo la finale della massima competizione europea per club, riassegnandola a Parigi. Decisione doverosa ed inevitabile.
Queste le prime reazioni del mondo del calcio, ma lo sport, mai veramente a sè stante rispetto alla politica, offrirà altre reazioni che speriamo si rivelino efficaci non certo per spostare le decisioni dei governanti ma per segnare punti fermi in termini di valori come il rispetto dell’autodeterminazione dei popoli e della pace. Non sempre infatti, gli interessi economici arrivano prima di quelli di valori e diritti. Shalke et Polonia docent.
Ruggero Canevazzi (foto tratta da money.it)