I Los Angeles Clippers di Danilo Gallinari disputeranno i playoff. O, meglio, Danilo disputerà i playoff mentre sta giocando, statisticamente, la miglior stagione di sempre: 19.7punti di media col 46.7% al tiro e il 43.2% da tre punti, quinto assoluto nella Nba. O, ancora meglio, nelle ultime 10 partite Gallinari sta producendo 24.5 punti di media, segnale di un’ottima condizione fisica e psicologica. Molto bene. Gallo, nella sua travagliata carriera Nba, pur essendo ormai un veterano da 543partite, ne ha disputate solo 12 di playoff, l’ultima nel 2012 senza aver mai lasciato il segno. Dopo 7 anni, incrociando tutte le dita che abbiamo, con una squadra che sta prendendo coscienza dei propri mezzi, potrà finalmente togliersi grandi soddisfazioni anche nella post season.
Ma siccome siamo italiani e c’è un Mondiale che ci aspetta, ogni buona notizia americana può diventare cattiva: come dobbiamo leggere la grande stagione di Danilo? Come lo spettacolare anticipo della sua pluriannunciata (anche pochi giorni fa sul Corriere della Sera) presenza al Mondiale o, come è spesso avvenuto in passato, prepararci alla sua assenza considerato che i numeri di questa stagione hanno dimostrato che ha “fatto bene” (per la sua carriera) a marcare visita nelle qualificazioni? E siccome la prossima estate entrerà nell’ultimo anno da oltre 22 milioni di dollari con i Clippers, con conseguente scadenza del contratto, eviterà ancora la Nazionale? Certo, le sue parole non lasciano dubbi sulla sua presenza ma non sarebbe la prima volta. E la polemica innescata da Gallo col nuovo c.t Sacchetti la scorsa estate sarà davvero superata solo coi fatti, cioè se si solleverà dall’ambiente azzurro quella patina di ipocrisia che ne ha corroso l’anima nelle ultime stagioni.
Io sono un po’ preoccupato ma non per il solito dilemma su chi ci sarà o meno al Mondiale: purtroppo i destini azzurri degli ultimi anni con o senza i nostri big non sono cambiati in meglio.Il Mondiale sarà duro a prescindere. Tutti abbiamo salutato con soddisfazione i sorteggi che hanno messo nel girone dell’Italia, oltre alla Serbia, Filippine e Angola. Passando alla seconda fase, saremo comunque qualificati al Preolimpico 2020. Ma dobbiamo anche essere consapevoli che Angola, per la grande tradizione cestistica (hanno sempre giocato un basket di qualità, pur con limiti di altezza e di talento offensivo individuale) e Filippine (che hanno una nazione alle spalle e molti filippino–americani) sono più forti di molte squadre affrontate nelle qualificazioni, tipo l’Ungheria battuta di un pelo, pur con Datome e Melli, o che ci hanno perfino sconfitto, come l’Olanda. E’ evidente che abbiamo bisogno del contributo di tutti i migliori non solo per conquistare i quarti di finale ma per salvare la pelle anche con Angola e Filippine. Però dobbiamo essere consapevoli che questa Nazionale, soprattutto quando è stata al completo, come gruppo non ha mai funzionato bene ed ha sempre ottenuto risultati al di sotto di quelli potenzialmente raggiungibili. Ecco perché è decisiva la coesione della squadra più del talento di chi ne fa parte, anche se a fronte di clamorose rinunce. Gallinari nelle ultime due stagioni non s’è messo nella posizione di essere apprezzato dal nuovo c.t. Sacchetti e dai compagni azzurri.
Dobbiamo tutti anche capire che non è perché un giocatore segna 20 punti nella Nba o è un uomo chiave di un top team di Eurolega debba per forza essere il leader o la prima punta della Nazionale, specie se la sua presenza non è continua. Faccio un esempio: avete notato anche voi una cosa particolare nella strepitosa stagione di Gallinari a Los Angeles? Non vi è balzato all’occhio che Gallo segni più punti nel primo tempo che nel secondo? Ho fatto un calcolo considerando le partite dalla “vendita” di Tobias Harris, che era il miglior realizzatore dei Clippers, a Philadelphia. Dando cioè a Gallinari un ruolo ancora più importante in squadra. Danilo ha realizzato il 60% dei punti nel primo tempo contro il 15% dell’ultimo quarto. La cosa può essere letta in mille modi ma è certo che, per abitudine, mentalità, forse condizioni atletiche, l’azzurro è un partente, per un usare un termine del baseball, e non un closer. I lanciatori partenti sono quelli che, nella maggioranza dei casi, vincono o perdono le partite. Quindi il suo ruolo resta fondamentale ma non è logico aspettarsi qualcosa di diverso in Nazionale anche se è lui il “più forte”: dobbiamo esserne consapevoli noi e, anche, il giocatore. Se Belinelli è un meraviglioso cambiodegli Spurs, spesso in campo in momenti cruciali, non possiamo dare per scontato che in Nazionale faccia anche altro (è questo il motivo per cui tira molto meglio da tre nella Nba di quanto non abbia fatto nella sua storia azzurra, tra l’altro con l’arco più vicino al canestro?). Potrei andare avanti: abbiamo appena visto la bella sfida tra Cska e Fenerbahce dove Hackett, Datome e Melli sono stati protagonisti. Ma, sempre per fare un esempio, Nicolò che è un giocatore completo sui 28 metri e un gigante in difesa, “passa” la gran parte dei tiri che dovrebbe prendere, peccato mortale nel basket di Sacchetti. Potrebbesegnare 20 punti comodi tutte le partite, ma non è nella sua indole. Anche azzurra. Alla fine, può darsi, che la nostra punta al Mondiale possa essere un Amedeo Della Valle che in Eurolega non mette mai piede in campo o Alessandro Gentile che lotta per non retrocedere in Spagna. Sono cose che possono accadere in Nazionale e che vanno accettate, da tutti, anche dai protagonisti. Altrimenti, il gruppo per quanto forte sulla carta, scoppia.Intanto godiamoci le meraviglie di Gallo e Beli nella Nba e prepariamoci a vedere i nostri ragazzi protagonisti alle Final Four di Eurolega. Abbiamo delle eccellenze, dobbiamo esserne orgogliosi ma non basta per essere vincenti in azzurro. Dobbiamo escogitare qualcosa di diverso rispetto agli ultimi 10 anni. Anzi, deve farlo Meo.