“Adesso posso dirlo: da sempre ho un debole per le KTM, ne ho anche acquistate diverse da cross”. Dopo l’esperienza sulla Ducati, 4 anni nella scuderia satellite Pramac e 2 nell’ufficiale, Danilo Petrucci non nasconde la gioia per essere diventato un pilota della squadra Tech3 KTM Factory Racing (in coppia con Iker Lecuona). “Mi piacerebbe correre in divisa arancione per il resto della carriera” aggiunge il rider nato a Terni nel 1990, pronto per la gara d’esordio della MotoGP, domenica in Qatar.
Come procede l’adattamento alla RC16?
“Considera che sono ripartito da zero: sarà un lungo processo per ottenere dei risultati, ma i passi in avanti sono costanti e l’entusiasmo è grande. Non ho modificato soltanto lo stile di guida: grazie a Red Bull, da cui sto ricevendo un supporto eccezionale, ho cambiato allenamento e dieta, per esempio. Non vedo l’ora che si spengano i semafori anche per dimostrare i frutti del duro lavoro svolto in questi mesi”.
Durante i testi recenti avevi spiegato che non riuscivi a lasciare i freni al momento giusto: c’è qualcosa o qualcuno per cui molli volentieri i freni? A chi o cosa non diresti mai “no”?
“A pizza e gelato, che non posso mangiare spesso. Non resisto nemmeno a mia mamma: mi dà una forza unica e farei di tutto per lei”.
Per descrivere Dani Pedrosa, tester della KTM, hai ricordato la frase di Muhammad Ali: “Vola come una farfalla, pungi come un’ape”. Qual è il tuo motto?
“Non ne ho uno in particolare. Cerco di non dimenticare mai la fortuna di stare bene, essere sano. A volte siamo acciecati dagli obiettivi che ci prefiggiamo e perdiamo di vista ciò che abbiamo di più prezioso: la salute”.
A 30 anni di cosa vai più fiero, podi esclusi?
“Di avere buoni rapporti con tutti, a partire dalla famiglia: abbiamo un legame splendido. E della casa che sto costruendo a Terni. In attesa che sia pronta, sono tornato ad abitare dai miei genitori, dopo tanti anni per conto mio. Mi sono trasferito a causa del coronavirus: continuare a vivere tutto solo a Forlì sarebbe stata un’impresa”.
Per una gara non hai corso con il tuo idolo Capirossi. Se potessi gareggiare con un pilota del passato, sceglieresti lui?
“Sì. Mi sono perso Loris per qualche mese ed è stato proprio un peccato: lui si è ritirato all’ultimo round del 2011, io sono arrivato in MotoGP nel 2012. Ho ricordi splendidi di ‘Capirex’: mio padre lavorava per lui quando ero bambino e sono cresciuto con le sue foto in giro per casa.
Gareggerei anche con Libero Liberati, campione del mondo nella classe 500 nel 1957. Ternano come me, è un idolo della mia città – lo stadio di calcio locale porta il suo nome – e rappresenta il riscatto di Terni dopo la Seconda guerra mondiale. Sarebbe interessante mettermi alla prova con piloti e moto di un’altra epoca; anche le 500 dei primi anni Novanta mi affascinano molto”.
A proposito di Terni: a che punto è il parco giochi per le moto a cui pensi da tempo?
“Il progetto è partito. Non ho trovato lo spazio dove costruire la pista per bambini, ma la ricerca continua: in inverno sono andato vedere decine di luoghi papabili e ho preso contatti con l’amministrazione comunale. La pandemia è un ostacolo enorme: spero che la situazione migliori presto per procedere in modo più concreto”.
Che rapporti hai con il tuo ex compagno “Dovi”, che si è preso un anno sabbatico?
“Ci siamo sentiti l’ultima volta a gennaio; non ci siamo incontrati negli ultimi mesi perché Andrea è andato a girare in Sardegna e poi ci sono stati i test della MotoGP di mezzo. Quando inizieranno le tappe europee del campionato, credo proprio che organizzeremo un’uscita”.
A fine campionato quale posizione ti soddisferebbe?
“Più in alto possibile! L’importante è che, terminata l’ultima gara a novembre, sia soddisfatto del mio impegno. Non so per quanto farò questo mestiere e preferisco non prefiggermi posizioni. Cosa mi aspetta dopo la MotoGP? Magari qualche gara fuoristrada: a dicembre ho partecipato a un rally in Sardegna e sogno la Dakar”.