Biografia romanzata dei fratelli Michele, Marcello e Massimo Cuttitta
Babbo Carlo e mamma Nunzia di origini napoletane, si trasferiscono con i tre figli in Sudafrica verso E fine degli anni ’60. Il clima che si respira in questo estremo lembo di mondo è caratterizzato dal cosiddetto regime di apartheid, ma ben presto i Cuttitta conosceranno quello che in genere gli immigrati europei preferiscono non vedere, le township, i ghetti delle popolazioni locali. Il volo pindarico “oltre il giardino” ha rappresentato per i tre fratelli un insegnamento di vita, che li ha visti giorno dopo giorno per oltre diciotto anni sudafricani, studenti, atleti, rugbisti, campioni di rugby, ma soprattutto bambini, ragazzi e uomini che hanno percorso un cammino positivo nel rispetto delle regole di uno sport come il rugby, che costituisce di fatto una metafora della vita. Per andare avanti per guadagnare metri di campo sei costretto a passare la palla all’indietro, si ferma tutto se dopo il calcio ad un pallone, che rimbalza in maniera irregolare, l’avversario, non il nemico, urla mark e soprattutto esistono così tante regole che spesso gli stessi rugbisti non le conoscono tutte.
Marcello, Massimo, Michele, uno spaccato storico sportivo che racconta di come lo sport possa permettere a uomini di razze diverse, di culture diverse di diventare amici, fratelli di sangue, chissenefrega (volutamente un’unica parola) del colore della pelle, quello che conta è affrontarsi correttamente e trovarsi tutti insieme appassionatamente in quel “terzo tempo” in cui la dignità umana supera ogni barriera ideologica e razziale.
Apartheid, è una parola che trae le sue origini dalla lingua Afrikaans dei boeri olandesi, letteralmente significa “sviluppo separato”. Nel 1948 mentre a New York il mondo libero creava l’Onu, in Italia la neonata repubblica originava la Costituente che avrebbe generato la nostra copiatissima Costituzione, in Sudafrica il regime al potere introduceva questo cosiddetto sistema di sviluppo separato, che emarginava dalla vita politica, sociale, economica e culturale la maggioranza nera e tutte le popolazioni di colore. Pesanti discriminazioni e sistematiche violazioni dei diritti umani che portarono presto alla nascita di organizzazioni e movimenti di opposizione e lotta. Tra i più incisivi per consenso popolare si distinse l’ANC, African National Congress già esistente come partito politico dal 1912, con il nome South African Native National Congress, assunse la definitiva denominazione A.N.C. nel 1923, ispirato ai principi ghandiani della non violenza e della mobilitazione delle masse, auspicava una democrazia multirazziale a suffragio universale. Nel 1955 i suoi dirigenti promulgarono una Freedom Charter, Carta della Libertà e nel 1960 dopo l’assurda introduzione da parte del regime della Pass Law, un vero e proprio passaporto peri neri, l’A.N.C. venne dichiarato illegale dal governo di Pretoria. Il movimento ottenne un primo grande riconoscimento internazionale nel 1960 con l’attribuzione del premio Nobel per la 141 41 leader Albert John Lutuli. I militanti cominciarono ad agire in clandestinità e nel 1961 l’ala più oltranzista, guidata da Oliver Tambo, costituì un braccio armato chiamato Umkhonto zesizwe, letteralmente Lancia della Nazione.
Nel 1963 il suo nuovo leader Nelson Mandela, un quarantacinquenne carismatico, insieme a diversi collaboratori, venne processato e condannato all’ergastolo dopo un processo farsa. Dal carcere di massima sicurezza di Robben Island, un isolotto posto di fronte a Cape Town, Madiba, questo era il soprannome che gli avevano attribuito i suoi seguaci, riuscì a trasmettere un messaggio che toccò le coscienze di tanti uomini: “Se parli con un uomo in una lingua a lui comprensibile, arriverai alla sua testa. Se gli parli nella sua lingua, arriverai al suo cuore”. Sul finire del decennio i terroristi dell’A.N.C., così ormai erano apostrofati, compirono azioni di sabotaggio che purtroppo provocarono vittime tra soldati dell’esercito sudafricano e anche tra la popolazione civile. Questo 511 11 clima che si respirava quotidianamente in Sudafrica, ma nel cantiere di Teebus successe qualcosa di diverso e tutto grazie a mamma Nunzia che “anema e core mediterraneo” sfidava velatamente le ferree leggi dell’apartheid.
l fratelli Cuttitta Marcello, Massimo e Michele Cuttitta, tre nomi che hanno fatto la storia del rugby italiano e internazionale. Ala scattante e sgusciante Marcello, pilone erculeo e possente Massimo. Michele il primogenito, anch’egli rugbista, corridore velocissimo e soprattutto modello di riferimento per i due “fratellini”, una delle coppie di gemelli più vincenti della storia di questo sport. March (Marcello) e Mouse (Massimo) hanno vinto a livello nazionale tutto quello che si poteva vincere prima con la casacca dell’Amatori l’Aquila e successivamente con quella della Mediolanum, hanno disputato diverse edizioni della Coppa del Mondo ed hanno vissuto in prima persona lo spettacolare mondiale sudafricano del 1995, che vide protagonista fuori e “dentro” il campo uno degli uomini più rappresentativi della recente storia dell’umanità, Nelson Mandela. Marcello detiene tutt’ora il record di mete realizzate con la maglia azzurra, Massimo è stato capitano arcigno ed autorevole della nazionale. I Cuttitta fanno parte di quel compatto e straordinario gruppo di rugbisti che ha conquistato nel 1997 l’unico trofeo vinto dalla nazionale italiana, la Coppa Fira, (Campionato Europeo per Nazioni). Michele, dopo tre anni di rugby ad altissimo livello nella massima serie nazionale, ha compiuto una scelta di vita diversa dedicandosi alla professione di ingegnere. Quel momento “storico” per il rugby tricolore ha di fatto sancito l’entrata dell’Italian rugby nella tavola delle grandi potenze della palla ovale e consentito agli azzurri (tre anni dopo) di esordire nel leggendario Torneo, fino ad allora chiamato 5 Nazioni, che da quel momento divenne 6 nazioni.
Al termine della carriera sportiva i Cuttitta sono rimasti protagonisti attivi nel mondo del fango e sudore. Massimo detiene il record di longevità per un tecnico italiano su una panchina estera, di qualsiasi disciplina sportiva, ben nove anni consecutivi quale coach del pacchetto di mischia della nazionale scozzese ed in seguito su altre panchine di nazionali straniere e italiane. Marcello ha fatto parte dei Barbarians, esclusiva selezione degli all stars del rugby ed oggi è presidente del Classic XV, rappresentativa nazionale over 33. Uno dei pochissimi italiani ad essere inserito nel libro “A Century of Rugby Greats” di Keith Michele ha realizzato un’importante carriera professionale, ed attualmente è dirigente in ambito rugbistico e presidente della società sportiva Cuttitta Brother’s, riferimento di punta per il rugby del centro Italia.
Raffaele Geminiani
(tratto da https://www.la-cross.org/