Bloooog!
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Da Mourinho a Mourinho, dodici anni dopo la Champions League del Triplete all’ Inter (2010) c’è ancora lui in panchina in questa Conference League innnalzata dalla Roma.
Non credo sia solo una coincidenza, ci sono alcuni cui il gene della vittoria lo puoi trovare con le analisi del sangue. E indubbiamente il detestabile, insopportabile ma anche magnifico e straordinario José Mourinho è tra questi uomini speciali. Non a caso si fa chiamare Special One.
La sua forza è proprio in questa contrapposizione naturale che si porta dentro, i vincenti non sono mai persone ordinarie. I Friedkin hanno fatto un gran colpo nel portarlo alla Roma, e alla fine hanno avuto ragione. La finale di Tirana era la partita spartiacque: perdendola la stagione della Roma sarebbe stata bocciata, bollata come negativa, l’ingaggio di Mourinho ingiustificato. Nessuno avrebbe potuto farsi un merito di una finale di Conference League perduta.
Insomma Mourinho Superstar. Alla Roma l’allenatore portoghese (che le Coppe dell’Uefa le ha vinte ormai tutte) porta di fatto il primo grande successo internazionale della sua storia, la Coppa delle Fiere del 61 è dispersa negli archivi storici delle Coppe dimenticate, e nei cuori dei tifosi giallorossi resta sempre l’atroce ricordo della finale di Coppa Campioni perduta ai rigori all’Olimpico contro il Liverpool nell’84. Ora, a livello internazionale, non ci sono più soltanto quei riferimenti.
Adesso la storia ricomincia da questa Conference League, neonata competizione Uefa, la terza in ordine di importanza dopo Champions League ed Europa League. Non sarà la più importante delle Coppe ma ho già detto molte volte che nessun club italiano (nemmeno la Juve, il Milan, l’Inter etc) può permettersi di fare lo schizzinoso con i trofei internazionali. Ormai, a livello di club, siamo più famosi per gli schiaffi che prendiamo in giro per l’Europa che per quello che riusciamo a conquistare. E dunque complimenti e perfino un bel grazie alla Roma per il trofeo conquistato. Fa classifica e punteggio pure quello.
Trofeo, sottolineiamo, che la Roma si è conquistata con un percorso faticoso notevolissimo. Anche tortuoso e con partite talvolta imbarazzanti, tipo quelle col Bodø/Glimt. Ma che proprio per questo va rispettato. La vittoria sul Feyenoord è arrivata nella tredicesima partita del torneo.
Il gol che vale la Coppa lo ha messo dentro Nicolò Zaniolo, giocatore che trova in questo gesto il senso della sua complessa avventura giallorossa: ha cominciato da fenomeno, è passato attraverso infortuni dolorosissimi, ha faticato molto a ritrovare se stesso. Il gol di Zaniolo è il simbolo della rinascita sua e anche della Roma.
E la conquista della Conference League diventa così l’oggetto più importante e prezioso da quando la Roma vinse lo scudetto nel 2001. E comunque era dal 2008 (Coppa Italia, 14 anni fa) che la Roma non vinceva qualcosa, l’intera era Pallotta trascorsa tra chiacchiere e un sacco di soldi sprecati malamente senza concludere nulla.
A vedere la partita in tribuna nello stadio di Tirana c’era anche Francesco Totti. Segno che la vittoria, proprio per la sua rarità a questi livelli, ha sicuramente un che di storico, posto che alla storia si dia il giusto registro. A Roma i romanisti si sono riversati in centro e hanno fatto il bagno nelle fontane.
Per il titolo del Milan avevo scelto un brano storico dei Rolling Stones “Symphaty for the Devil”, per il successo giallorosso l’inno di Antonello Venditti: “Grazie Roma”. Dopo la festa di Milano si canta anche a Roma.
Articolo e foto ripresi da www.bloooog.it