“Il piede nel tennis” è rimasto sul mio comodino a lungo. Non perché non lo leggessi, ma perché me lo sono guardato e riguardato, sfogliato e risfogliato, più volte pensando che proprio il piede è fondamentale nell’esecuzione dei colpi e che invece tutti, dal pubblico all’attore, se la prendono sempre con la racchetta quando sbagliano. Malmenandola, addirittura frantumandola.
Conosco da tanto Rodolfo Lisi, autore della pubblicazione insieme a Carmelo Giuffrida e Luca Avagnina e rimango sempre sorpreso dalla sua approfondita trattazione dei temi che analizza davvero nel profondo, senza lasciare spazi vuoti e domande inevase. Tanto che alla fine rende totalmente soddisfatto il lettore.
La storia si ripete anche con questa pubblicazione seria e solida già dal formato, dalla copertina, dalla foto che rappresenta il sottotitolo Biomeccanica, cinesiologia e Infortuni, dalla veste curata da Timeo nelle sue 199 pagine.
E’ un testo tecnico, sì, ma è anche godibile per appassionati e curiosi, è per addetti ai lavori, sì, ma è anche facile e utile per il giocatore della domenica, per chi vuole andare oltre le nozioni comuni, le frasi, le immagini, i risultati di gara. Questo libro risponde a tante domande e ci fa anche capire che enorme lavoro ci sia dietro la formazione di una atleta, partendo però dalle basi stesse del nostro vivere quotidiano. L’equilibrio che otteniamo magari in modo inesatto e costoso, i movimenti comuni che facciamo tutti i giorni senza sapere come e perché, la scelta delle calzature, le differenze e le motivazioni di posture e richieste specifiche che imponiamo al nostro corpo sono temi affascinanti che ci collegano in modo importante al nostro io e ci fanno ragionare in profondità. Ecco, almeno per tanto mi riguarda, Lisi ha raggiunto l’obiettivo che si è preciso nel scrivere questo libro: mi ha fatto pensare, scorrendo quelle pagine, alla meraviglia del corpo umano e alla straordinaria fortuna che abbiamo di utilizzarlo nel modo giusto. Meglio ancora per fare sport.