Vecchie immagini, vecchi ricordi, vecchie idee accompagnano il tennis donne con Monica Seles e Jennifer Capriati, protagoniste in campo e purtroppo anche fuori di tante problematiche umane e sociali mai risolte, che ricordano l’ingresso nell’Hall of Fame e le mitiche fondatrici della WTA che raccontano di un mondo che fu. Intanto, però, per
fortuna nuove tenniste crescono, e ruggiscono e si battono nel nome di un gioco sempre più fisico e votato
all’attacco nella vetrina di Amburgo per esempio con due nuove leonesse, entrambe mancine e 19enni, la russa Diana
Shnaider e la tedesca Norma Haha Akugue.
PERSONALITA’
Diana è fiera di essere russa. L’ha detto e ridetto, senza reagire male alle domande in conferenza stampa e alle sottolineature delle colleghe ucraine che la vedono due volte come avversaria. Pressata da mille consigli – da allenatori, amici e anche parenti – di cambiare bandiera e diventare ufficialmente statunitense attraverso la facile via del college in North Carolina che frequenta dal 1993, la piccola biondina dalla grande grinta ha ribadito che non se la sente di cambiare rotta, dopo tanti anni di frequenza nelle nazionali del suo paese.
“Mi è stato insegnato di essere una patriota del mio paese e non posso cambiare”. Tanto che Martina Navratilova che, da ex profuga cecoslovacca certamente amica dei russi non è, quando guarda al futuro del tennis punta decisamente su di lei. “La ragazza è motivata, ricordatevi il suo nome”, ha twittato via New York Times dopo il colpaccio agli Australian Open
quand’ha superato le qualificazioni e poi anche Kucova in tabellone per arrenderei solo al terzo set all’allora 6 del mondo Sakkari. Sulla scia del 2022 con un piede nel circuito ITF e un altro nei tornei WTA da 125 mila dollari, col primo successo sulla terra di Montevideo. Poi ha avuto qualche difficoltà nell’impatto con mondo pro di serie A, ha perso tre tornei di fila d’acchito, ma a Cherleston ha steso Parks e Veronika Kudermetova, al Roland Garros ha eliminato Rebecca Marino cedendo al secondo turno solo per 6-4 al terzo ad Haddad Maia, a Budapest ha subito fatto fuori la numero 1 del
torneo, la campionessa uscente Bernarda Pera, e s’è presentata ad Amburgo superando l’altra Kudermetova, Polina.
SEGNALI DI GUERRA
Diana, 101 del mondo, è diversa. Dopo il colpaccio di Melbourne è tornata al college per concludere l’anno, la sera
faceva i compiti, nel weekend giocava I tornei dell’ateneo e preparava gli impegni del circuito pro. E al Roland
Garros ha rinverdito il record del 1983 di Beth Herr, l’ultima giocatrice che era passata direttamente dall’NCAA a uno
Slam. Diana doveva: “Con tutto quello che sta succedendo in Russia, non avevo una base finanziaria, ancora non ho un
coach e non avevo un posto dove allenarmi stabilmente”. Assicurarsi per il secondo anno di fila l’ACC Freshman per NC State è stato il suo salvadanaio. “Comunque, al college, ho migliorato molto: come giocare certi punti complicati sotto pressione dove non pensi e automaticamente vai dove devi, essere più aggressiva e fare meglio la volée, anche grazie ai doppi, mantenere le energie e giocare sotto pressione come nelle prova a squadre del college. Devo ancora lavorare tanto, e su tante cose, ma mi hanno dato tante informazioni che userò in futuro”.
Sempre sfoderando, come segnale di guerra, un foulard a pois blu e bianchi a trattenere i capelli: “Mamma e papà temevano che, giocando spesso all’aperto, bionda come sono e chiara di carnagione, mi prendessi un colpo di sole, ma i cappellini con visiera non mi facevano vedere bene la palla. Così un giorno mi hanno trovato un foulard in un supermercato e da allora lo uso sempre. Mi scelgo io il materiale e poi ho una signora che lo lavora in base alle
misure dell’aria testa”. Per un po’ l’ha abbandonato: “Qualcuno diceva che non stavo bene, e m’ha fatto venire il
dubbio. Ma poi ho pensato a quanto mi hanno insegnato i miei genitori: “Non devi cercare ispirazioni, devi trovare
il tuo stile personale, proprio come devi trovare il tuo gioco nel tennis. Puoi osservare e prendere qualcosa dagli
altri, ma poi l’idea la devi adattare alla tua personalità e farla diventare davvero tua”. E così è l’unica che gioca
col foulard alla Suzanne Lenglen.
SUPER POTENZA
L’altra 19enne mancina terribile col pugno del ko, Norma Noha Akugue, è più lontana di tennis e di classifica. Grazie al passaporto tedesco è entrata in tabellone ad Amburgo con una wild card, da appena 203 del mondo, ma se l’è meritata abbattendo a colpi di maglio – cioé del suo perentorio dritto – Laura Pigossi che ricorda i pugni di papà ex pugile, Ronald Obazelu, emigrato negli anni 90 dalla Nigeria in Germania con la moglie Miriam Akugue. Ad illuminarlo e decidere di indirizzare la figlia verso il tennis fu un un match in tv di Steffi Graf, un po’ come successe a papà Richard Williams con le sue ragazze.
Morale: la bimba ha impugnato la prima racchetta a 3 anni, a 11 è diventata la più giovane campionessa regionale di
sempre, a 13 campionessa nazionale under 16, a 17 s’è aggiudicata i Campionati nazionali tedeschi, emulando l’impresa
proprio della Graf nel 1984. Sostenuta finanziariamente dalla Federtenni tedesca, aiutata dai tecnici federali,
fra cui spicca l’ex pro Barbara Rittner, ex ct della nazionale di Fed Cup e poi capo del Porsche Junior Team, che crede tantissimo nella velocità di braccio e nei mezzi atletici della bimba terribile. Che è stata formata da Herbert Horst, già guida di Stich, Kerber e Goerges, sia per la tecnica che per l’attitudine. Assolutamente fantastica in Norma Noha: qualunque cosa succeda in campo, lei ha sempre la stessa espressione. Come direbbe la Navratilova: “Ricordatevi il suo nome”.
Pubblicato su Supertennis.tv