“Ai Mondiali e agli Europei ti seguono gli appassionati, alle Olimpiadi ti segue chiunque”
Julio Velasco
Con la frase dell’allenatore della storica Italvolley, quella che negli anni ’90 vinse tutto a parte proprio le Olimpiadi, ritorniamo un attimo a quegli anni, dove non solo la pallavolo italiana ci faceva sognare. C’era anche la nazionale di pallanuoto, nel pieno del suo ciclo d’oro.
Barcellona, 9 agosto 1992. L’Italia della pallanuoto è pronta a scendere in vasca per la finale olimpica. Gli azzurri giocano per l’oro contro i temibili padroni di casa della Spagna. La sfida si preannuncia storica: l’Italia, già due volte olimpionica, contro i padroni di casa. Il sentore che si tratti di una partita diversa dalle altre è forte, la battaglia per il metallo più prezioso contro le favoritissime “Furie Rosse”.
LA PARTITA, CON LA P MAIUSCOLA
No, non può in alcun modo essere una sfida per soli appassionati. Non qui, non alle Olimpiadi. Mezza Italia si collega alle piscine Beralt Picornell, nel Parco Olimpico del Montjiuc. Molti non sanno quasi niente della pallanuoto, di questi atleti grandi e grossi guidati da un allenatore straniero. Si chiama Ratko Rudic e dietro a quei baffetti a prima vista rassicuranti appare da subito un generale da non deludere. Un generale che si trova di fronte a Re Juan Carlos di Spagna, giunto in terra catalana per festeggiare un ultimo grande oro, così da chiudere in bellezza l’Olimpiade di casa. Gli spalti della piscina che ospita la finale sono quasi completamente rossi. Quasi, perché in pochi punti qua e là fanno capolino sparute maglie azzurre e qualche tricolore. Sembrano quasi dei disturbatori che s’intrufolano alle feste per poi rovinarle…
Gli azzurri partono forte fino al 4-2 alla fine del secondo tempo, ma nei due parziali successivi gli spagnoli recuperano e i tempi regolamentari terminano sul 7 pari. Non sono poche le decisioni arbitrali sbagliate contro di noi: la coppia arbitrale formata dall’olandese Van Dorp e dal cubano Martinez si mostra molto casalinga. Questo atteggiamento partigiano coagula e amplifica il tifo azzurro, esaltando in senso positivo lo spirito italico che si caratterizza magari in troppi lamenti ma anche nella capacità di dare il meglio nell’emergenza. Non bastano due tempi supplementari, è necessario il terzo, quando Ferdinando Gandolfi segna il gol decisivo: Italia-Spagna 9-8. Siamo campioni olimpici davanti al Re di Spagna, che deluso applaude gli italiani, mentre gli sparuti avamposti azzurri sono in pieno delirio. Il tuffo in acqua vestito di coach Rudic dà inizio alla festa. Una vittoria magnifica, una medaglia d’oro al collo che conquista anche i profeti del calcio come unica religione, quelli che considerano tutti gli altri “sport minori”.
È l’Italia che l’anno dopo quell’Olimpiade avrebbe vinto la Coppa del Mondo in un’altra finale storica, 8-7 contro gli alfieri della scuola magiara, e due anni dopo (1994) i Mondiali. Un autentico Dream Team, da Francesco Attolico e Sandro Campagna, dai fratelli Pino e Francesco Porzio ad Amedeo Pomilio e Carlo Silipo.
DALL’AZTECA ALLA PISCINE BERALT PICORNELL
Avvicinarsi per la prima volta alla pallanuoto – anche solo in TV da spettatori – con Italia-Spagna 9-8 è come avvicinarsi al calcio guardando Italia – Germania 4-3 ai Mondiali messicani del 1970. Due grandi pagine di sport azzurro, due vittorie indimenticabili arrivate contro grandi avversari: Manuel Estiarte come Franz Beckenbauer, Francesco Gandolfi come Gianni Rivera a segnare il gol decisivo.
DOCTOR JEKYLL E MR HYDE
“Il rugby serve a tenere 30 energumeni lontano dal centro il sabato pomeriggio”
Oscar Wilde
Come sarebbe? Che c’entra il rugby? I rugbisti possono essere leali e sportivi, come vanno ripetendo molto (troppo) spesso i protagonisti, ma non sono affatto eleganti e nobili come chi danza verso la porta avversaria. Nella pallanuoto, infatti, sopra il pelo dell’acqua non un fallo, niente colpi bassi, solo magnifici movimenti e passaggi palla in mano. Verissimo, sopra il pelo dell’acqua la pallanuoto è proprio così, con l’eleganza stilistica da esteta e l’agonismo feroce da rugbista. Sopra il pelo dell’acqua, perché sotto…dopo qualche replay subacqueo, si capisce subito che i gentiluomini hanno una doppia personalità, un lato oscuro che di nobile non ha proprio niente. Trattenute, colpi bassissimi, calci assassini che si danno e si prendono. Nessuno è innocente, vale la logica di Mr Hyde: frapporre a un delinquente un delinquente e mezzo.
UN PO’ DI STORIA
Certo, spesso ci guardano dall’alto in basso, ma in termini sportivi agli inglesi dobbiamo tanto. Hanno infatti inventato quasi tutti gli sport oggi più diffusi: il calcio, il rugby, il tennis e anche la pallanuoto, sul finire dell’Ottocento, in Inghilterra e Scozia. Non sapremo mai chi siano stati i primi: una delle prime forme di questo sport, una sorta di rugby in acqua, si gioca nella scozzese Aberdeen, anche se il primo campionato si disputa in Inghilterra nel 1888. A codificare le regole della pallanuoto è però un istruttore di nuoto scozzese, William Wilson. Il waterpolo, come viene chiamato oggi dai paesi di lingua inglese, fa il suo debutto ai Giochi nel 1900, all’Olimpiade di Parigi – la seconda dell’era moderna – e si diffonde rapidamente in tutta Europa. A segnare indelebilmente la storia olimpica della pallanuoto sono stati due giocatori: lo spagnolo Manuel Estiarte (protagonista della finale di Barcellona ’92 contro l’Italia), che prende parte a sei edizioni di fila centrando l’oro ad Atlanta ’96 e l’ungherese Dezso Gyarmati, unico capace di salire sul podio per cinque Olimpiadi consecutive (di cui tre vincenti: Tokyo ’64, Melbourne ’56 e Helsinki ’52).
I TRIONFI DELL’ITALIA, DA RUDIC A CAMPAGNA
La nazionale maschile di pallanuoto, chiamata Settebello per la prima volta da Nicolò Carosio, è fra le più titolate del mondo: 3 Olimpiadi, 4 Mondiali, 3 Europei, 1 Coppa del Mondo e 1 World League. Il periodo di massimo splendore per gli azzurri è quello della nazionale di Ratko Rudic degli anni ‘90, che vince tutto quello che c’è da vincere. I primi anni 2000 segnano un periodo meno felice, poi nel 2008 arriva per la seconda volta sulla panchina azzurra, come allenatore, uno degli eroi di Barcellona ’92, l’ex centroboa Alessandro Campagna. L’Italia conquista il bronzo europeo del 2014 e due anni dopo quello olimpico di Rio 2016, ma soprattutto la Coppa del Mondo di Corea 2019. Seguono altri ottimi piazzamenti con relative medaglie, oltre al primo successo in World League nel 2022. Quest’anno gli azzurri conquistano il bronzo europeo e l’argento mondiale di Doha, sconfitti solo ai rigori dalla Croazia. Questi ultimi risultati fanno ben sperare per Parigi, dove l’Italia sarà tra le protagoniste ma non tra le favorite, che sono invece Serbia (campione in carica, oro sia a Tokyo che a Rio), Spagna e Ungheria.
IL CALCIOFILO…IDROFILO
Bentornata pallanuoto, ora finalmente ti conoscono quasi tutti, anche i tifosi più selvaggi, quelli che in piscina nella torrida estate italiana propongono:
“Giochiamo a calcio?”
“Come a calcio? Vuoi palleggiare sulle acque?”
“No, intendo quello in piscina dove ci passa la palla e si deve segnare nella porta avversaria, un po’ come il calcio, sì insomma… la pallanuoto“.
Esatto, la pallanuoto, uno sport minore…
*Foto ripresa da paginedisport.net