Las Vegas, T-Mobile Arena. (interno notte). Tutto è pronto per lo show. Si va in scena. Due attori protagonisti, qualche commediante di secondo piano, tanto chiasso attorno allo spettacolo e un fiume di soldi che scorre lungo la Strip. Bisogna seguire la via del dollaro per capire cosa rappresenti Mayweather vs McGregor, allestito in un teatro costato 375 milioni.
È un evento venduto al mondo intero. Se la pay per view farà il suo dovere e porterà a casa quattro milioni di acquirenti, a cose fatte Mayweather metterà in banca 210 milioni e McGregor 90.
Per ora mi fermo qui con i numeri. Potrebbero diventare noiosi, ma sono indispensabili per capire come sia stato possibile realizzare qualcosa che non c’è.
Non è boxe, comunque vada a finire.
Non è UFC, le regole con cui si combatte non lo contemplano.
Forse è sport, ma non chiedetemi quale. Perché mettere sul ring un pentacampione mondiale con un record di 49-0 e un debuttante, anche se campione nella sua arte, non avrebbe senso in alcuna disciplina.
Quando è stato annunciato, l’opinione comune era che Mayweather avrebbe distrutto McGregor così velocemente da scatenare una litania di maledizioni in tutti quelli che avevano comprato i biglietti pagandoli da 1.500 a 18.000 dollari. Dopo avere investito tempo e denaro si sarebbero guardati allo specchio chiedendosi: Perché l’ho fatto?
Adesso che siamo a poche ore dallo show, in tanti si chiedono: ma davvero McGregor non ha alcuna possibilità di vittoria?
Se lo chiedono soprattutto gli oltre settemila scommettitori che hanno puntato su di lui. Su Floyd si sono scatenati in meno di cinquecento, anche se per ovvie ragioni, leggasi quote, le cifre pagate ai bookmaker sono state decisamente più alte: in tre hanno messo sul piatto altrettanti milioni di dollari. Se lo chiedono i tifosi della MMA, gli ammiratori dell’irlandese. Ma se lo chiede anche qualche supporter della boxe e di Pretty Boy.
Il cambio di umore è stato lento e costante. Chi ha gestito l’operazione è un fuoriclasse. Ha lavorato per installarci un dubbio dietro l’altro, per convincerci che lo spiraglio per infilare la sorpresa non era poi così piccolo. E quando ha ritenuto che fosse giunto il tempo di piazzare la botta finale, l’ha fatto senza starci tanto a pensare su.
Mayweather non ha più soldi, deve 25 milioni al Fisco e non sa dove trovarli. Per questo ha accettato il match. Ha sperperato al gioco tutto quello che aveva guadagnato, solo per questo è tornato a combattere.
L’ha urlato Conor nell’ultima conferenza stampa. E da quel momento la cascata delle illazioni è scesa giù senza rispetto né pudore.
Hanno detto che nei contratti sono scritte anche le percentuali che spetteranno alla Mayweather Promotion per i prossimi match di McGregor.
Mi chiedo. Come ha fatto Floyd a buttare al vento 1,2 miliardi di dollari guadagnati in carriera? Perché dovrei credere a una simile follia?
Eppure applaudo i gestori occulti, credo siano sceneggiatori di serie televisive o esperti di psicologia di massa. Li applaudo perché sono convinto che Conor riuscirà a mettere a segno pochi pugni e Floyd vincerà senza fatica, ma ancora non sono riuscito a scriverlo. Mi hanno influenzato, lo ammetto. Tutte queste chiacchiere mi hanno tolto capacità di analisi critica. I dubbi rendono difficile la gestione serena dei propri pensieri.
Ma adesso che sono alla fine di questa storia sento il dovere di esprimermi come avrei fatto per qualsiasi altro match. Dimenticando la montagna di soldi, parliamo di seicento milioni di dollari, che lo show realizzerà.
Eccomi, sono pronto. Senza condizionamento alcuno.
Floyd Mayweather jr sarà l’attore protagonista a cui Kenny Bayless, che reciterà nel ruolo dell’arbitro, alzerà il braccio. Conor McGregor raccoglierà applausi per la sua breve apparizione sul palcoscenico.
Giù il sipario, fine della commedia.
Anche se le cose dovessero andare in maniera diversa, resterò sempre dell’idea che si sia trattato di due grandi prove d’attore.
FINE
Dario Torromeo (https://dartortorromeo.com/)