La rinascita di Milano, auspicata e avallata con grande soddisfazione da tanti aruspici del pallone forse non è così vicina come i cinesi speravano. Il Milan ha già perso due partite senza mai rischiare di vincerle tanto da indurre il dottor Fassone a una pubblica reprimenda che quasi tutti ora rovesciano sulla testa di Montella. L’Inter va un po’ meglio avendo perso punti soltanto a Bologna, dove Donadoni sta plasmando una buona squadra per il patron Saputo, re delle mozzarelle.
Luciano Spalletti, che i denigratori romani chiamano “il cassamortaro” per via dell’immancabile abito blu, è in realtà un uomo fortunato. I tifosi interisti lo amano senza pensare alle pompe funebri e lui per adesso ricambia con risultati soddisfacenti, comprese quelle vittorie sporche, così definite nel nuovo lessico pallonaro, contro Crotone e Genoa. Se pensate che anche quella con la Roma (tre pali e un rigore negato a Perotti) può essere tranquillamente catalogata tra quelle sporche, ricaverete una visione d’assieme non del tutto soddisfacente, al di là di una classifica confortante. Spalletti cerca il gioco e sente di poter chiedere alla nuova proprietà un paio di “rinforzini”. Come se non bastassero croati, argentini, brasiliani, serbi, francesi, portoghesi, spagnoli e chi più ne ha più ne metta, il buon Luciano ritiene doveroso integrare la sua Babele con altri elementi.
Ci sarà una ragione se si chiama Internazionale, ma ci sarà pure una ragione se “la Milano da bere” non riesce più a fare un brindisi come si deve.
Enrico Maida