Archiviate con tre onorevoli sconfitte le prime gare di Eurolega contro le favorite per la vittoria finale, Cska Mosca, Fenerbahce Istanbul e Real Madrid, l’Olimpia Milano comincia per davvero la sua campagna europea, forte di tante buone sensazioni e di una critica unanime che ha accolto addirittura con entusiasmo gare giocate alla pari con le big, anche se poi perse. Un cambio totale rispetto alla depressione della scorsa stagione, quando l’Armani sembrava non c’entrasse nulla col più prestigioso palcoscenico continentale, anche se in verità cominciò con due vittorie, col Maccabi e a Istanbul col Darrusafaka prima di smarrirsi. La squadra costruita da Simone Pianigiani sembra già avere equilibri e leadership più definite rispetto a quella di Repesa.
Quello che secondo me è sfuggito di queste prime partite è una tendenza umana, ma lontana dalla mentalità europea, che soprattutto le favorite devono mettere in atto per sopravvivere a una stagione così lunga e complicata, soprattutto se come il Real o il Fener sono alle prese con gravi assenze. Si potrebbe dire che anche l’Eurolega si sta avvicinando alla Nba: in molti casi, non si gioca alla morte come quando le coppe si decidevano in una manciata di partite. Le prestazioni soprattutto di Cska e Real contro Milano, hanno presentato squadre che hanno giochicchiato in difesa a lungo, accettato di perdere brillantezza con molte rotazioni per poi scegliere il momento della partita in cui fare le giocate per deciderla, anche se spesso senza il necessario killer instinct. E’ quello per cui noi europei per anni abbiamo accusato la stagione regolare della Nba, cioè di presentare partite “finte” per tre quarti, un luogo comune che comunque ha ancora molti sostenitori.
Per valutare le prospettive di Milano adesso che finalmente il calendario presenta sfide abbordabili, bisogna provare a giudicare come si è comportata nei momenti chiave delle partite disputate. E, secondo me, qualche campanello d’allarme è suonato. Quando a Mosca, dopo tre quarti d’attacco favolosi, Milano s’è trovata sotto di 1 punto con quasi 6’ da giocare, il Cska ha piazzato il 10-2 decisivo con una striscia di 4 canestri consecutivi e una rubata di Clyburn. L’Armani ha risposto con soli due tiri (1/2) e una velenosa palla persa di M’Bahie. Contro il Fenerbahce, alla magia prodigiosa di Vlado Micov che ha portato una gara controllata dai turchi al supplementare, ha fatto seguito un overtime (casalingo) in cui Micov e Jordan hanno sbagliato tre tiri consecutivi mentre Nunnaly e Wanamaker, con l’aiuto a rimbalzo di Melli, non sbagliavano più nulla. E a Madrid, sopravvissuta ad un parziale negativo di 20-0, tornata a -3 con 2’26” da giocare con Goudelock, Milano ha lasciato al Real un 3/4, con due triple di Caseur e Taylor, rispondendo con uno 0/3, più persa di Bertans. Gara finita. Totale: nei momenti chiave delle tre partite, Milano ha segnato un solo canestro, gli avversari 9 su 10 (secondo il play-by-play dell’Eurolega). E’ evidente che le big si riconoscono per la loro efficienza nei momenti decisivi e l’Olimpia è ancora un passo indietro. Ma è lì che si gioca la stagione europea, non nella capacità di giocare per 30’ punto a punto contro avversarie fortissime ma in fasi della gara dove le squadre non si fanno troppo male.
Che l’Armani abbia tutto per fare bene anche in Europa, non c’è alcun dubbio. Certo sembra passato un millennio da quando Simone Pianigiani con Siena competeva alla pari con tutti mettendo sempre in campo una squadra stupefacente per la capacità di dare il 100% ogni sera. Probabilmente oggi non è più possibile. Come un bel guaio tecnico e gestionale potrebbe diventare il fatto ormai evidente che Milano ha due squadre, una per la coppa e una con gli italiani che, poi, anche in campionato faticano a trovare efficienza, motivazioni e sincronismi dopo aver fatto 40’ di panchina, o tribuna, in Europa. E’ un’altra sfida piuttosto inedita alla quale Milano, unica società italiana competitiva ai massimi livelli continentali, dovrà sottoporsi per arrivare al meglio, e non spaccata, quando anche la nostra stagione arriverà al dunque. Sarà interessante vedere come l’Olimpia saprà interpretare anche i tempi che cambiano.
Luca Chiabotti