Una bella storia d’amore. Amore per il tennis, per la squadra, per la competizione. Questo è quello che stanno vivendo e scrivendo i nostri splendidi azzurri impegnati a Malaga nella finale di coppa Davis, 25 anni dopo quella sfortunatissima di Milano contro la Svezia. Allora i Davis-men erano Andrea Gaudenzi – oggi Presidente dell’ATP – , Davide Sanguinetti e Diego Nargiso, capitanati dal nostro “braccio d’oro” Paolo Bertolucci. In questo luminoso 2023 per il tennis italiano, Sinner, Sonego, Arnaldi, Musetti e Bolelli, insieme a Capitan Volandri, stanno riscrivendo una pagina storica del tennis italiano, protagonisti all’ultimo atto contro l’Australia di Lleyton Hewitt, Alex de Minaur, Alexei Popyrin e Jordan Thompson; e sarà durissima, perché, lo sappiamo bene, i ragazzi Aussie si caricano a mille quando fanno squadra, trovando spesso risorse e motivazioni ancora più forti rispetto al loro potenziale.
Attenzione, però, perché Filippo Volandri & “Sons” hanno saputo costruire un team coeso, ricco di complicità, intesa e carica emotiva. E il pubblico di Malaga ha saputo rendere onore agli azzurri, supportandoli con tifo appassionato e incondizionato, in particolare contro Novak Djokovic; e questa volta, strano a dirsi, il campione serbo non è riuscito a nutrirsi del “fuoco nemico” sugli spalti ed ha vacillato, prima contro Sinner, subendo la prima sconfitta in Davis dopo 21 vittorie consecutive (aveva perso solo tre volte in passato con più di un matchpoint a favore) per poi crollare definitivamente in doppio (insieme ad un insufficiente Kecmanovic) con la magica coppia Sinner/Sonego.
Il nostro Direttore, Vincenzo Martucci, ha chiesto nella conferenza post match quali siano le sensazioni provate a giocare una partita così speciale, a vivere questi momenti, ad avere, l’uno un giocatore che finalizza e l’altro che picchia in quel modo e che apre il campo. Lorenzo ha ammesso che “sicuramente siamo stati bravi. Poi sull’1-1 non è mai facile, in particolare con Djokovic dall’altra parte, siamo stati bravi a gestire le emozioni e a dare tante energie. Ci completiamo abbastanza, lui da fondo, oggi lanciava dei missili ed era più facile per me fare gioco. Abbiamo servito bene, con giocatori che rispondono bene; siamo stati bravi a muovere il gioco“.
“Tutti noi siamo felici” continua Sinner, “c’è tanta voglia per la finale, c’è una combinazione di tante cose, non solo tra noi ma con tutto il team. Ci sentiamo onorati di essere in questa posizione, non sono in tanti a poter disputare la finale di Coppa Davis, siamo un gruppo giovane e avere questa possibilità è un privilegio, per me vuol dire tanto. L’Australia ha già giocato la finale l’anno scorso, per il nostro gruppo sarà la prima, vedremo come andrà“.
E poi ancora Sinner, sui matchpoint annullati a Djokovic: “Quando devi affrontare un matchpoint si è sempre un po’ più concentrati. Poi dipende anche dal punteggio, sul 5-1 è un conto, sul 5-4 un altro. Delle statistiche non mi importa tanto, sapevo che stavo servendo con palle abbastanza nuove”.
“Il pubblico è stato speciale oggi” ha detto Sonego, “ci sostiene già da tre anni, un tifo così a favore ci ha aiutato sicuramente”. E sulla sua disponibilità a giocare eventualmente singolo e doppio contro l’Australia, si dimostra prudente: “La squadra è molto completa, adesso bisogna pensarci un attimo e vedremo, lo valuterà il capitano”.
Ci siamo quasi. L’Australia darà una gran battaglia ma i nostri saranno pronti, guidati da un giocatore, Jannik Sinner che, a 22 anni, ha già stabilito i suoi primi record: primo tennista a sconfiggere Djokovic dopo aver annullato tre matchpoint; il primo a battere il serbo in singolo e doppio in coppa Davis e primo azzurro a superare tre volte il numero 1 del mondo. Una congiunzione astrale perfetta per lui in questo finale di stagione e noi tutti ci aspettiamo l’ultimo tocco di bacchetta magica…