Citius, Altius, Fortius, più veloce, più in alto, più forte. Jannik Sinner riporta oggi l’Italia all’ottava finale di coppa Davis, 25 anni dopo quella persa a Milano, con l’obiettivo di bissare quella del ’76 in Cile. Per sfidare l’Australia, il Profeta dai capelli rossi va oltre ancora una volta. Oltre i record, oltre la rimonta dopo il ko di Musetti con Kecmanovic, e lo 0-1 contro la Serbia, oltre il secondo successo in 11 giorni contro il numero 1 dei numeri 1, oltre un primo set di una superiorità schiacciante contro il re di 24 Slam (neo campione per la settima volta al Masters e imbattuto da 22 match di Coppa), oltre 3 match point salvati, oltre un secondo ko inferto anche in doppio al Cannibale a distanza di poche ore, oltre ogni limite ai sogni del tennis italiano, oltre ogni convinzione dei 10 mila del palasport di Malaga.
REMAKE
Il crollo psico-fisico di Lorenzo Musetti che, dal 7-6 2-2 contro Kecmanovic, prende un’imbarcata e
cede 6-2 6-1, è una mazzata per le speranze italiche e suscita molti brusii sul perché sia stato accantonato Matteo Arnaldi. Che contro l’Olanda aveva perso ma era arrivato a 3 match point contro Van de Zandschulp. Undici giorni dopo la finale del Masters, il Profeta di capelli rossi scende in campo dovendo sopportare sempre più il peso delle responsabilità ma affronta il remake dell’1-1 di Torino con l’ultimo dei Fab Four, con la forza dei campioni ubriacandolo con un primo set perfetto: ritmo frenetico da fondo, palla pesante, servizio (91% di punti con la prima), risposte e anche palle corte. Confezionando il 6-2 in 37 minuti e lasciando a bocca aperta il tennis tutto. Anche se poi alla prima palla-break, dopo un’oretta capitola col doppio fallo. E dall’1-3, si disunisce, ha un violento calo al servizio, subisce a sua volta il 6-2, ed arranca continuamente, mentre Djokovic cede appena 3 punti in 5 game di battuta. Jannik è eroico nel salvare l’1-1 (palla-break), il 3-3 (ai vantaggi) e il 4-4 (altra palla break. E si supera sul 4-5 0-40, quando deve fronteggiare addirittura 3 match point.
IMPRESA
“Ho pensato che le palle erano ancora nuove e avrei potuto avere qualche punto facile dal servizio, in quei momenti ti concentri ancora di più”. Racconta freddo quello che capitan Volandri definisce: “Il nostro punto di forza grande giocare e soprattutto grande persona”. Neanche s’accorge del ghigno del Lupo-Nole che assapora la preda perché mai prima ha perso un match con questo vantaggio, gli dà una mano sbagliando un rovescio e poi s’inchina a due prime salvifiche. Che, scia valgono il 5-5. Quello che succede subito dopo fa parte del copione più beffardo del diavolo nel tennis: Nole, per 2 ore e 20’ impeccabile al servizio, tentenna, concede qualcosina, si fa sorprendere due volte a rete e si ritrova 5-6. Che Sinner trasforma nel trionfale ed indimenticabile 7-5 dopo 2 ore e mezza. Il primo “bravo, bravo” è proprio del suo idolo, Nole I di Serbia. “Mi prendo le mie responsabilità. Contro uno dei migliori al mondo succede tutto molto in fretta, sui tre match point io ho sbagliato lo slice, lui ha servito due volte ancora alla grande – non riuscivo a leggergli la battuta – e poi sparava sempre da fondo. Il dritto è uno dei più veloci, potenti e carichi di spin”.
MAGICO DOPPIO
Venti minuti dopo la prima impresa con cui porta a 2-4 il bilancio con Djokovic, rovinandogli la pagella di Davis, immacolata dal settembre 2011, Sinner torna in campo per il doppio accanto all’amico Lorenzo Sonego, ancora contro Novak, in tandem con Kecmanovic. Nel primo set, caldo com’è, il più precoce italiano del tennis è terrificante da fondo e decisivo anche a rete. Così strappa il 4-2 e confeziona il 6-3 con l’ace dopo 35 minuti. Col valido aiuto di Sonny resiste alla tempesta, sul 2-3 0-40, annullando Djokovic versione aizzatore del pubblico per accendersi una volta di più. “Pensavo che Jannik scendesse un po’, invece ha tenuto un livello molto alto anche in doppio, ha sbagliato a malapena una palla”, mastica amaro il re dei re. Perché Sinner gioca in Paradiso e, dopo 4 palle-break, decide il lunghissimo game. E, subito dopo, in una polveriera di tifo, sostiene con le sue “mazzate” – cit. Panatta & Bertolucci – le invenzioni a rete di Sonego e strappa il break del 4-3. Per poi mettere la parola fine, col servizio.
PERICOLO AUSTRALIA
Solo Nicola Pietrangeli aveva battuto un numero 1 del mondo in Davis, nel 1960, Neale Fraser. L’Australia di oggi, finalista uscente, è 8-4 nei testa a testa, con 3 su 3 nelle finali ma sull’erba, con capitan Lleyton Hewitt che ha clonato Alex De Minaur, amico e spesso compagno di doppio di Sinner (che però è 5-0 nei testa a testa). Anche il picchiatore Alexej Popyrin, il coriaceo Jordan Thompson e i doppisti Ebden e Purcell non fanno paura. Chissà se il secondo singolare lo giocherà Arnaldi o Sonego.
Vincenzo Martucci (Tratto dal messaggero del 26 novembre)
Foto della nostra inviata Marta Magni