Senza scomodare Gianbattista Vico ed i suoi “corsi e ricorsi storici”, nel nostro caso mi pare più giusto citare Karl Marx quando sentenziò che “La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia e la seconda come farsa”. A cosa mi riferisco? Alla politica italiana. E per rimanere al nostro grande orticello, la politica è riuscita a contaminare anche il mondo dello sport. Provando a metterci mano, con la giustificazione plausibile di voler occupare quegli spazi sociali nello sport che per oltre settanta anni aveva ignorato, ha creato nel mondo sportivo un caos istituzionale molto simile a quello politico di cui l’Italia detiene il marchio di fabbrica con i suoi 66, ora forse 67, governi in 75 anni.
La cosa più grave è che nelle riforme in corso non si vede traccia di serie e reali intenzioni ad occupare quegli spazi (scuola, impiantistica di base, formazione di quadri, tempo libero, ecc.) normalmente di competenza dello Stato. La sensazione è che si miri di più alle stanze dei bottoni per poi decidere sulla formazione della … squadra nazionale di calcio, ma non delle altre, perché richiederebbero una competenza che i nostri politici non hanno.
Nei decenni passati, andando all’estero, capitava spesso di rispondere alla domanda: “ma perché, nonostante la vostra instabilità politica, nello sport riuscite a far parte di una élite nelle idee, nella leadership internazionale e nei risultati”? La risposta era abbastanza semplice. Bastava citare i nostri Padri fondatori, a partire da Giulio Onesti, per spiegare come lo Sport Italiano grazie alla sua autonomia ed al suo autofinanziamento, poteva conseguire importanti e continue vittorie, facendo sventolare la nostra bandiera sui pennoni più alti e facendoci sentire orgogliosi di essere italiani al suono dell’inno di Mameli.
Ora la farsa è che lo sport agonistico continua a far squillare le note del nostro inno, ma i presupposti che giustificano i successi non ci sono più. Autonomia? No, un’organizzazione a tre teste. Finanziamento? Ad libitum dei vari Governi. Leadership in campo internazionale? No, messa in discussione da norme che vogliono appiattire e dequalificare la dirigenza sportiva, così come avviene regolarmente per quella politica, col risultato che al momento abbiamo solo due membri del CIO (Ferriani e Malagò) e due soli (lo stesso Ferriani e Fraccari) presidenti di Federazione Olimpica, quando nel passato siamo arrivai ad averne 5 per ogni categoria.
SportOlimpico più che i grandi giornali d’informazione, totalmente assenti in materia di politica sportiva, più attenti a pettegolezzi e banalità sportive, denuncia da tempo queste deviazioni che non sono da ascrivere solo agli ultimi due anni, ma che trovano la loro base in tentativi iniziati già venti anni fa (grazie al famoso WM: Visco, Veltroni, Melandri messo allora in campo dalla sinistra), anche per colpa di una dirigenza sportiva più attenta ai propri personali interessi che alla difesa del patrimonio istituzionale immeritatamente ereditato. Gravissimo non aver saputo reagire in maniera consona alla “liquefazione” del Totocalcio, a vantaggio del Calcio e di altri giochi e lotterie, ed all’aver “liquefatto” anche la nostra Organizzazione Periferica, cuscinetto fondamentale della nostra forza sul territorio.
In tutta questa baraonda politica e con l’imperversare del Covid, nelle prossime settimane l’Italia sarà impegnata in una serie di competizioni mondiali che misureranno la nostra forza in vista dei (possibili) Giochi Invernali di Pechino, previsti proprio fra un anno. Alcune anteprime sono state vissute in queste ultime settimane con squilli di tromba più che eccellenti e che hanno mascherato le notizie vergognose che arrivano dalla nostra politica.
I Giochi Invernali, anche per una questione geografica (solo un terzo della nostra popolazione vi accede mentre restiamo completamenti privi di impianti per il ghiaccio), non sono stati sempre il punto di forza del nostro movimento, con le dovute eccezioni e con esempi di eccellenza straordinari. Merita ricordare gli “score” nei Giochi Invernali degli ultimi 20 anni e sottolineare che l’Italia organizzerà per la terza volta i Giochi Invernali nel 2026, seconda in questo solo agli Stati Uniti.
GIOCHI MEDAGLIE PODIO CLASSIFICA
Calgary 1988 5 2 – 1 – 2 10.
Albertville 1992 14 4 – 6 – 4 6.
Lillehammer 1994 20 7 – 5 -4 4.
Nagano 1998 10 2 – 6 – 2 10.
Salt Lake City 2002 13 4 – 4 – 5 7.
Torino 2006 11 5 – 0 -6 9.
Vancouver 2010 5 1 – 1 – 3 16.
Sochi 2014 8 0 – 2 -6 22.
PyeongChang 2018 10 3 – 2 – 5 12.
Nella storia degli Invernali abbiamo vinto 124 medaglie (40 ori, 36 argenti e 48 bronzi), cosa che ci pone all’11° posto come Paese. E qui merita ricordare l’exploit raggiunto dalla Norvegia (5,5 milioni di abitanti) che agli ultimi Giochi di Pyeongchang ha vinto 39 medaglie ed ha permesso a due grandi atleti come Marit Bjorgen (8 ori e 14 medaglie in totale) e Ole Einar Bjorndalen (8 ori e 13 medaglie in totale) di essere grazie alla loro carriera gli “atleti bandiera” del loro paese agli Invernali. Ma non vanno dimenticate prestazioni di altre nazioni come Olanda e Corea del Sud che hanno vinto a Pyeongchang rispettivamente 20 e 17 medaglie in solo due discipline, quelle del ghiaccio su pista lunga e corta. Va ricordato come gli stessi Giochi Invernali abbiano subito negli ultimi 20 anni una trasformazione inimmaginabile passando dalle 46 gare di Calgary 1988 alle 102 del 2018 per arrivare alle 109 previste a Pechino.
Come detto l’Italia, soprattutto in questi ultimi 20 anni ha offerto, alla pari di altri paesi, campioni che passeranno alla storia delle singole discipline sportive. Senza dimenticare le gesta dei grandi del passato –, atleti come Zeno Colò, Eugenio Monti e Franco Nones –, è bene rammentare (avendo tra l’altro vissuto le loro performances in prima persona), le gesta di Alberto Tomba, Deborah Compagnoni, Manuela Di Centa, Stefania Belmondo, degli staffettisti della 4×10 km. per le specialità sulla neve ed Enrico Fabris e Arianna Fontana per quelle sul ghiaccio. Dopo la Belmondo, la Fontana, insieme alla Di Centa, è l’atleta italiana che ha vinto più medaglie ai Giochi (7), mentre Fabris, sempre dopo la Di Centa (5 medaglie nel 1994), è l’atleta italiano che ha vinto più medaglie in una sola edizione dei Giochi (due ori ed un bronzo nel 2006). E come detto, il ghiaccio non è certo la disciplina più facile da praticare in Italia.
Ora nonostante la bufera politica e politico-sportiva che imperversa sull’Italia, da febbraio si svolgeranno tutti i Campionati del Mondo per le discipline previste a Pechino ‘22. Come detto, l’Italia ha offerto nelle varie Coppe del Mondo già disputate fantastiche vittorie nello Sci alpino, dove le azzurre guidate da Sofia Goggia (foto coni.it) e Marta Bassino, insieme alle altre, hanno già fornito prestazioni eccezionali. O quelle conseguite nello Sci di fondo da Federico Pellegrino e quelle offerte da Dorothea Wierer e Lukas Hofer nel Biathlon, una delle discipline più attraenti del panorama invernale.
Per questo motivo, e non solo, non possiamo che auspicare che tutti gli appassionati di sport si sintonizzino nel prossimo mese sulla RAI e soprattutto su Eurosport che resta leader nei diritti televisivi degli sport invernali. I Mondiali di Sci sono in Italia a Cortina dall’8 al 21 febbraio, quelli di Biathlon a Pokljuka (Slovenia) dal 10 al 21 febbraio e quelli di Sci Nordico ad Oberstdorf (Germania) dal 24 febbraio al 7 marzo.
Ovviamente non si devono trascurare i Mondiali delle altre discipline invernali. In alcune delle quali l’Italia con Michela Mojoli (Snowboard), Kevin Fischnaller (Slittino) e la stessa Fontana (Short Track) ha le sue punte di diamante.
Ripeto: sintonizzatevi perché il bianco della neve e lo splendore del ghiaccio serviranno a disintossicarvi dalle vicende politiche nostrane.
Luciano Barra (Tratto da www.sportolimpico.it)