Il Principato. Per strada macchine da sogno, sfilano tutte le più belle e le più costose del mondo, nel porto barche (ma possiamo anche chiamarle navi) che non vedi da altre parti. Insomma il lusso e l’esclusività concentrate al massimo. Ovviamente oltre al rally mondiale non poteva mancare il Gran Premio, che si disputa dal lontano 1929. Per la cronaca vinse una Bugatti Tipo 35, guidata dal francese William Charles Frederick Grover-Williams che correva sotto lo pseudonimo «Williams». In quella corsa sconfisse il mitico Rudolf Caracciola e la sua favolosa Mercedes.
Questo Williams è stato un personaggio da film. Per dirne una, proprio nell’anno del suo successo a Montecarlo, sposò Yvonne Aupick che era l’amante dell’artista Williams Orpen, del quale il pilota faceva l’autista. Ma, finita la relazione fra i due, lo stesso Orpen benedì l’unione fra la sua ex e lo chauffeur, regalando alla coppia una Roll Royce decappottabile e una casa… Ma non finisce qui: dopo una serie di successi la carriera automobilistica del primo vincitore del GP monegasco declinò. Durante la Seconda Guerra e l’occupazione nazista scappò in Inghilterra e venne arruolato nei servizi segreti. Inviato in patria per pianificare a attuare operazioni di sabotaggio, venne arrestato dalle SS il 2 agosto 1943. Spedito al campo di concentramento di Sachsenhausen, secondo notizie che trapelarono, venne trucidato. Esiste però anche un’altra storia forse fantasiosa, forse reale: Grover-Williams sarebbe sopravvissuto alla guerra, e, tornato dalla moglie, avrebbe vissuto ancora molti anni con il nome di Georges Tambal. Stando a questa ipotesi, il primo vincitore di Monaco sarebbe morto in realtà nel 1983 ad Agen, investito durante una passeggiata in bicicletta dalla Mercedes di un turista tedesco. Una storia da film.
Veniamo però all’attualità. Domenica si disputa la 75a edizione del GP e la gara si prospetta intrigante. Anche se tutti sappiamo che chi parte in testa, nella maggioranza dei casi, taglia per primo il traguardo. Tuttavia, quest’anno, la rivoluzione tecnologica operata sulle monoposto può far pensare o anche sognare che la corsa sia molto combattuta. La situazione vuole che nel circuito più corto del campionato (3.337 metri) e più stretto, con le sue stradine, i muretti, i guardrail, le vetture siano più larghe, viste anche le dimensioni delle gommone prodotte dalla Pirelli, di 20 centimetri maggiori rispetto al passato. In totale, sono 2 metri contro l’1,80 di prima. Sembra poco, ma se si affiancano due vetture fa quasi un bel mezzo metro, per cui superare diventerà ancora più difficile e, nello stesso tempo, potrà essere una sfida che qualche pilota potrebbe anche accettare e provare il tutto per tutto per guadagnare una posizione.
Le prime prove hanno dato un segnale molto positivo per la Ferrari che ha iniziato la stagione benissimo e sembra essere intenzionata a proseguire ancora meglio. Giovedì, Vettel ha segnato il miglior tempo, fermando il cronometro in 1’12’’720, record assoluto di sempre del tracciato. E’ vero che qualche cordolo è stato cambiato, che in molti tratti del circuito è stato rifatto l’asfalto. Ma resta una prestazione incredibile, a dimostrazione delle competitività della Ferrari e dell’evoluzione delle monoposto e delle loro complicatissime power unit che accoppiano al piccolo propulsore termico turbo (1.6 litri) due potenti motori elettrici, uno alimentato dalle frenate e il secondo dalla turbina. Tanto da arrivare e forse superare i 1.000 CV! Accelerazioni pazzesche dovute alla grande trazione e aerodinamiche super raffinate che hanno la loro valenza anche su una «pista» dove dovrebbero avere un peso minore.
Ma c’è anche un ulteriore motivo per rendere più attraente il Gran Premio. Alle spalle della Ferrari di Vettel, nelle prove, non si sono viste le solite Mercedes. Hamilton (ottavo) e Bottas (decimo) hanno detto di essere in difficoltà con le gomme posteriori che si surriscaldano. Sarà colpa del passo lungo delle loro W08 Ibrido, mentre le Ferrari sono a passo corto e quindi più agili? Fatto sta che per il momento, alla vigilia delle qualificazioni, troviamo, dietro al pilota tedesco, Ricciardo con la Red Bull, Raikkonen con l’altra Ferrari, poi i sorprendenti Kvyat e Sainz alla guida delle altrettanto inattese Toro Rosso, che hanno superato anche il solitamente velocissimo Verstappen.
Qualifica dunque determinante, ma bagarre assicurata. Senza dimenticare che tutti dovranno fermarsi almeno una volta ai box per cambiare le gomme e che c’è sempre la grande incognita del possibile intervento della safety car per collisioni o uscite di pista. Insomma, usiamo un luogo comune: Montecarlo è sempre una roulette.
Cristiano Chiavegato