Per chi ha raddoppiato gli “anta” la vecchia Coppa Europa – oggi Team Championship –, rappresenta veramente un mon amour. Per me più che mai: avevo poco più di 24 anni quando la FIDAL mi chiese di redigere il programma della prima semifinale svoltasi a Roma allo Stadio Olimpico nel 1965. Semifinale di cui fui anche lo speaker. E poi l’altra storica semifinale di Sarajevo del 1971 dove guadagnammo la nostra prima finale e, dal punto di vista organizzativo, la Finale di Torino con oltre 80.000 spettatori in due giorni
nel primo weekend di agosto, quando avveniva l’esodo dei lavoratori della FIAT.
Ha fatto bene il DT Antonio La Torre, splendido condottiero della squadra azzurra, nel sintetizzare la nostra vittoria costruita grazie a grandi dirigenti come Bruno Zauli, che la Coppa Europa la inventò, a Primo Nebiolo e ad alcuni DT che lo hanno preceduto, come Elio Locatelli ed Enzo Rossi. Questa vittoria è il coronamento di un lungo percorso di maturazione ed anche di sofferenza.
L’Italia ha onorato questa edizione del Team Championship in maniera superba: lo stanno a dimostrare le 7 vittorie ed un totale di 15 piazzamenti nei primi tre posti. Tutte performances che hanno compensato alcuni cronici buchi, vedi i due 14 posti nelle due gare di Giavellotto. A dimostrazione dell’eccezionale spirito di squadra e maturità dei nostri atleti va evidenziato il rocambolesco 12° posto nella 4×100 femminile dove la “capitana” Anna Bongiorni si è superata per freddezza ed abnegazione ed invece di portare 0 punti ne ha racimolati 5.
Va anche detto, con grande rammarico, come alcune squadre – in primis Gran Bretagna e Francia, ma non solo –, abbiano snobbato questa manifestazione. Credo che in quasi tutte le gare queste due nazioni non abbiano schierato il miglior atleta della stagione, in qualche gara anche i migliori due. Ma proprio per non sminuire la nostra vittoria va detto che l’Italia avrebbe comunque vinto. E chi ha onorato la manifestazione al meglio, oltre all’Italia, anche la Spagna per la prima volta quarta, è stato premiato. Ha fatto tenerezza vedere
un talentuoso decatleta norvegese fare 4 gare per coprire i buchi della propria squadra o la poderosa pesista belga correre i 100 ostacoli vedendosi costretta ad abbattere tutte le barriere. Mi sono tornati alla memoria vecchi CdS Regionali dei miei tempi.
Giustamente alcuni commentatori hanno sottolineato la totale assenza di pubblico. Cosa strana perché in precedenti occasioni, proprio in quello stadio, comunque molto grande, c’era stato il pienone. Ma la spiegazione è semplice: gli appassionati d’atletica polacchi sono esperti ed hanno snobbato la manifestazione dove almeno una cinquantina dei migliori atleti europei del momento erano assenti.
Quello che invece colpisce è la totale pochezza della Federazione Europea. Era suo dovere controllare la promozione dell’evento con gli organizzatori e monitorare per tempo la vendita dei biglietti. Invece ci si è solo consolati che grazie all’inserimento in quelli che chiamo i “Mickey Mouse Games” tutte le spese sono state accollante agli organizzatori, compresi viaggio ed alloggi delle squadre di tutte e tre le finali. Un risparmio per la EA di circa un milione di euro! Il Comitato Organizzatore ieri ha emesso un comunicato dando la colpa alla EA perché al momento della premiazione – invece della canzone “Sarà perché ti amo”, dei Ricchi e Poveri –, hanno fatto partire uno dei cori da stadio dedicati dagli anti juventini alla Juve: “Stringimi forte e stammi più vicino, e chi non salta è un gobbo juventino”. Ora la domanda è: ma Stefano Mei è contro la Juve perché lo Spezia è andato in B?
Ultimo punto, la finale a 16. È comprensibile il fatto di aver allargato la Finale a 16 per giustificare il contratto televisivo con l’Eurovisione. Ma il tutto poteva essere facilmente soddisfatto facendo svolgere contemporaneamente la finale A e B nella stessa giornata. In circa il 60% delle gare si sono comunque svolti
due turni! Aggiungendo che per le squadre in bilico fra la promozione e la retrocessione una finale ad 8 sarebbe stata più emozionante ed avrebbe giustificato anche per loro la presenza dei migliori atleti.
L’Italia con la sua prestazione e con le sue vittorie ha esaltato la manifestazione ricordando il famoso motto di Napoleone: “meglio generali fortunati che bravi”
Luciano Barra (testo tratto da www.sportolimpico.it e foto da eurosport.it)