“Conosco Federica da quando aveva 15 anni ed era già la stessa di adesso, una persona estremamente determinata, con la stessa, impressionante, mentalità agonistica. E’ lei la donna dello sport italiano. Quello che, da atleta, mi ha davvero impressionante è stata la sua forza di volontà, la determinazione che ha espresso dopo la delusione dell’Olimpiade di Rio, per salire su questo primo podio ai Mondiali. E’ la stessa forza di volontà che aveva a 18 anni, quella che caratterizza i più grandi. Una forza che ha migliorato, se possibile, circondandosi di tecnici bravi, preparati e utili per la sua crescita: da Castagnetti a Luca, per arrivare oggi a Giunta che le dà quell’equilibrio assoluto. Raramente ha sbagliato scelte. E, comunque, dalle esperienze anche non felici, ha saputo trarre gli insegnamenti utili per migliorarsi ancora subito dopo, creando un nuovo, ottimo, gruppo di lavoro di sostegno. Come quello con Matteo Giunta, col quale ha trovato l’equilibrio perfetto fra stage, recuperi, gare, riposo, stability. Sfuggendo, soprattutto, dalla monotonia e diventando un’atleta sempre migliore. Lavorando sul fisico e quindi anche sulla nuotata che, all’inizio, non era fantastica.
Tutto questo le ha garantito una caratteristica fondamentale: la continuità ad alto livello, che ha sempre pagato. Ancora nelle sue gare, credo, perché, dopo che ha appena detto di voler arrivare all’Olimpiade di Tokyo, non penso che passerà alla velocità. Potrebbe farlo, ha i tempi, ma non credo che lo farà. Anche perché, a Budapest, ha confermato un’altra caratteristica molto importante: Federica fa paura alle avversarie. E se arrivi all’ultima vasca con lei a 40-50 centimetri… Avete visto tutti com’è finita!
Per me Federica è molto umana, ma è anche un’extraterrestre proprio nella capacità di rimanere competitiva ad altissimo livello, e quindi di esserci sempre, in questo lungo periodo di tempo, fra Mondiali ed Olimpiadi. Ed è un esempio per tutti, come campionessa che dà sempre il massimo per anni.
Star vicino a Federica, come a tutti i campioni come lei, non è facile. Anzi, è estremamente complicato. Io la conosco da quando ero campione olimpico, nel 2004, e lei era già la Divina. Ha sempre avuto un po’ i paraocchi, per seguire il suo programma, la sua idea, il suo obiettivo, insieme a poche, pochissime, persone, fra cui c’è anche Filippo Magnini. Solo così si può raggiungere il sogno, che è proprio una caratteristica di questi grandi campioni”.
- Massimiliano Rosolino, 39 anni, napoletano, campione olimpico a Sydney 2000 e mondiale a Fukuoka 2001 nei 200 misti. Fra il 1995 e il 2008 è stato quattordici volte campione europeo.