Lunedì gli US Open partono con un grande favorito. Novak Djokovic. due grandi assenti, Roger Federer e Rafa Nadal, che hanno chiuso anzi-tempo la stagione. Tanti pretendenti, tutti giovani e forti. Sono migliori o peggiori dei precedenti rivali dei “Big 3”? A 35 armi, Richard Gasquet li definisce comunque più fortunati della sua generazione perduta: «Oggi vorrei davvero essere più giovane, come Matteo Berrettini che non de-ve incontrare quei tre grandissimi campioni per tutta la carriera». 11 francese dal rovescio a una mano d’oro ha vinto 15 tornei Atp, è arrivato al numero 7 del mondo, ha guadagnato 19 milioni di premi ma si è dovuto accontentare di tre semifinali Slam, bullizzato, come altri, dalla Gold Generation. Già l’idea che Federer. Nadal e Djokovic negli ultimi 18 anni abbiano vinto 20 Slam a te-sta, per un totale di 60, sembra assurda. Da Wimbledon 2003 a Wimbledon 2021 il trio delle meraviglie ha firmato 60 Majors su 72 (83%), giocando 66 finali. Complessiva-mente, si è aggiudicato 12 US Open e 16 fra Australian Open. Roland Garros e Wimbledon.
UN’ERA IRRIPETIBILE Come contrastare questi mostri di bravura e di continuità? Difficile davvero, anche perché si sono migliorati continuamente, vedi i progressi di Federer con la varietà del servizio e il rovescio, quelli di Rafa che ha letteralmente trasformato rovescio e servizio, e di Djokovic che, da grandissimo giocatore da fondocampo, all’ultima finale di Wimbledon per dribblare il mici-diale dritto di Matteo Berrettini si è presentato 48 volte a rete, realizzando 34 punti, con una percentuale del 71%. Perciò mentre scorreva la griglia di partenza dei Masters 1000 pre-Us Open di Toronto e Cincinnati e, per la prima volta, dopo vent’anni, non scorgeva quei nomi tanto ingombranti, il povero Gasquet si rammaricava del tempo perduto. I “Fab 3” hanno marcato visita dopo una vera e propria epopea di addirittura 100 successi su 170 Masters 1000 disputati, facendo felici i giovani leoni, gli ex Next Gen delle ATP Finals under 21 di Milano. Ci voleva dopo le batoste negli Slam, soprattutto da parte di Djokovic.
VIA LIBERA Il primo a rallegrarsi di queste assenze è stato Danill Medvedev, il numero 2 del mondo che nel 2019 ha subito la legge di Nadal nella finale degli US Open e quest’anno ha sperimentato la resilienza di super-Nole in quella degli Australian Open. Aspettando New York, il 25enne russo ha spostato il mirino sui Masters 1000, ha conquistato Toronto e avrebbe fatto il bis anche a Cincinnati se non si fosse scontrato con una telecamera che era dove non sarebbe dovuta essere. Sorride anche Stefanos Tsitsipas, il numero 3 della classifica cui Novak il terribile ha rovinato gli ultimi due Roland Garros. «Federe, Nadal e Djokovic ci mancheranno- ammette -. Portano tanta gente ai tornei e sono il motivo per cui la gente ci guarda. Hanno giocato un grande ruolo per por-tare il tennis dov’è. E’ chiaro che per gli avversari quando non ci sono lo-ro è un’altra storia». Non ancora, almeno per lui, a causa dei frequenti e sconcertanti black-out del 23enne greco di ceppo russo che si ripetono come nelle semifinali di Cinccinati dove s’inabissa sul 4140-30 e servizio contro Zverev. Mentre Sascha, che ha gli stessi limiti, gongola: all’Olimpiade ha rimontato da un sete un break sotto contro Djokovic e ora a Cincinnati ha fatto un al. miracolo. Vuoi vedere che a 24anni il tedesco, anche lui di radici russe (i due genitori), sta imparando la le-zione dopo la clamorosa batosta degli ultimi US Open? Allora, contro l’amico Dominic Thiem, è crollato quand’era avanti due seta zero. Si è ripetuto: agli Australian Open di febbraio, ha fatto match pari contro il solito Djokovic ma ha perso i punti importanti; al Roland Garros e a Wimbledon ha perso, ha riaperto e poi ha perso definitivamente due partite al quinto contro Tsitsipas ed Aliassime. Zverev e Medvedev si giocano a New York il ruolo di anzi-Djokovic nella sua corsa allo storico Grande Slam, insieme a Tsitsipas e, perché no?, a Matteo Berrettini. Ma in palio c’è an-che la possibilità di allungare la lista delle carriere rovinate dai magnifici tre. Chiedere ad Andy Murray, che ha alzato talmente il livello da entra-re nel super-club ma ha pagato un prezzo altissimo.
QUANTE VITTIME 36enne Stan Wawrinka, “Stani-mal, che ha strappato di forza 3 Majors dalle grinfie dei fenomeni, non vuole gettare la spugna ma passa da un’operazione all’altra per risistemare piedi e braccia A 37 anni, David Ferrer s’è arreso all’usura di un tennis faticosissimo rincorrendo – letteralmente – i tre diavoli: ha in-cassato 27 titoli ATP, ma appena una finale Slam – al Roland Garros, stoppato dall’amico Rafa Nadal -, e quattro semifinali. Andy Roddick ha gettato la spugna a 30 anni, di-strutto dalle tre finali di Wimbledon perse contro quel satanasso di Fede-rer. compensano l’unico trionfo agli US Open?. Il 27enne Dominic Thiem adesso è in bacino di carenaggio con souvenir il polso destro spezzato, i 17 titoli sul circuito, fra cui spiccano gli Us Open 2020, dopo le tre finali Slam perse (due con Nadal e una con Djokovic). Marin Cilic dal gran servizio può sorridere per. ti-tolo e due finali Slam (due volte ko con.Federer), ma quanto avrebbe potuto vincere senza i “Big 3”? Per non parlare del più sfortunato di tutti, Juan Martin del Potro, che si è frantumato . troppi infortuni dopo gli Us Open 2009 che strappò a Federer. Almeno i loro emuli, da Sascha Zverev a Denis Shapovalov a Felix Auger-Aliassime, magari agli italiani Sinner e Muretti, possono sperare che i “Big 3” stanno davvero perdendo i pezzi. Anche Djokovic talmente sull’orlo di una crisi di nervi che, dopo il fallimento olimpico, e scappato in vacanza.
Tratto dal messaggero del 25 agosto 2021